Gli skipper del progetto Navigazioni

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Se penso al progetto, mi vengono subito in mente gli operatori che hanno deciso di intraprendere questo viaggio con me e con il Cteam. 

Elena Lumello, Demis Pascal , Samuele Rosso, Silvia Zaccaria e Gabriele Costantino hanno affrontato , e stanno tutt’ora affrontando, questo viaggio. 

Sono loro che vedono quotidianamente i ragazzi di Navigazioni, che supportano costantemente le famiglie, che esplorano il territorio per reperire risorse e per diffondere una nuova cultura, che aiutano a mantenere un costante interscambio tra i soggetti appartenenti alle reti dei singoli.

Quando il progetto è stato avviato avevamo in mente un target di beneficiari e tutte le attività che potevamo attivare.

Poi abbiamo conosciuto i ragazzi e ci siamo accorti che seppur fino ad oggi si erano presentati al mondo come dei “ragazzi di strada” cercando di assomigliare ai loro rapper preferiti e di spaventare gli altri, in realtà erano dei “dispersi”, spaventati dal mondo, che faticavano anche solo a salire su di una barca.

È stato proprio in questo momento che gli operatori hanno dovuto realmente personalizzare gli interventi, partendo dalla necessità dei nostri ragazzi di riuscire anche solo a “stare in piedi” e ad essere un po’ meno spaventati dal mondo circostante.

Gli operatori sono diventati così delle ancore, un punto fermo, che a volte sono stati accanto ai ragazzi anche se si presentavano in condizioni alterate, spesso dopo aver assunto delle sostanze che li aiutavano ad assopire le loro preoccupazioni.

Il grande lavoro che hanno, e stanno facendo, i nostri skipper è proprio quello di ridare un’immagine più realistica alla rete dei Servizi, al Tribunale… dei singoli beneficiari. In alcuni casi la preoccupazione per la loro sopravvivenza è stata tale da aver rimodulato le messe alla prova che dovevano adempiere, ad esempio trasformandole in inserimenti comunitari. Nonostante questo, gli operatori non hanno mai abbandonato i loro ragazzi, li hanno accompagnati in nuovi percorsi, senza mai trasmettere o provare un senso di fallimento. Grazie a questa esperienza credo che gli operatori siano professionalmente cresciuti molto, riuscendo a cogliere e a rimandare al “mondo” anche i successi più impercettibili di ogni singolo ragazzo e soprattutto ridando a loro l’immagine di un adulto che può anche essere affidabile e in grado di ascoltarli.

Le agende degli operatori sono state dense di appuntamenti mancati, di regressioni nei percorsi, di tirocini non terminati e nonostante questo non hanno abbandonato la nave, nave sulla quale, ad oggi, sono saliti, scesi, passati a visitare circa 30 ragazzi. Alcuni sono ancora a bordo, altri sono scesi anzi tempo ma la nave sta continuando a navigare con i suoi skipper. 

Micaela Miani

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