“Il progetto Navigazioni: verso l’autonomia”

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Il salto nel vuoto è ciò che i minori presi in carico dai servizi sociali spesso si trovano a fare  una volta compiuta la maggiore età.

Da minore ti trovi circondato da una impalcatura solida, che ti sorregge e ti guida nella vita quotidiana, ti stimola a raggiungere gli obiettivi prefissati, permettendoti di rielaborare i vissuti traumatici e gli agiti devianti che spesso ne conseguono, evitando così le ricadute e le recidive, cercando di garantire il più possibile una vita futura sana, adeguate e serena.

Tale impalcatura è composta da molteplici elementi: servizi sociali, Serd, educatori, psicoterapeuti, neuropsichiatri, tribunale e curatori, che si interfacciano e collaborano tra loro, sorreggendo i ragazzi a 360 gradi.

Una volta raggiunta però la maggior età, estinto il reato, conclusa la MAP, questa impalcatura in parte svanisce. Questo permette sicuramente ai ragazzi di camminare con le proprie gambe e percorrere la loro strada da adulti; tuttavia la maggior età non garantisce affatto poi nel concreto la capacità di riuscire realmente ad essere autonomi senza un sostegno. I ragazzi infatti si trovano catapultati in una realtà adulta che spesso fanno fatica a decifrare e a gestire, sono chiamati ad affrontare la quotidianità in autonomia, in autonomia devono riuscire ad interfacciarsi con altre realtà a loro in parte sconosciute come ad esempio l’accesso al csm, la ricerca di un lavoro, il raggiungimento di un autonomia abitativa ecc.

Navigazioni va ad inserirsi proprio in questo passaggio, rappresenta un’imbracatura di sicurezza  utile a rallentare e attutire il salto nel vuoto, permettendo però ai neo maggiorenni una buona autonomia di movimento. Questo perché è un progetto che consente di lavorare con e per i ragazzi fino al compimento dei 21 anni, permettendo di mantenere e coinvolgere una parte degli attori che hanno preso in carico i ragazzi da minorenni come i servizi sociali e gli educatori, garantendo così una continuità e fluidità di lavoro ma soprattutto garantendo ai ragazzi una  figura di riferimento stabile e sana che non solo li sostiene nella loro percorso di autonomia e nella loro crescita psicofisica ma fornisce anche  un contenitore emotivo e affettivo; contenitore che troppo spesso nella vita dei ragazzi e assente è che contribuisce a creare e fomentare sensazioni di malessere e  agiti devianti.

I giovani adulti con cui lavoriamo riportano spesso che è proprio la mancanza di figure di riferimento con cui confidarsi, confrontarsi, scambiare semplici chiacchiere e tempo di qualità è ciò che rende più difficile e pauroso il loro salto verso una vita autonoma, adulta e responsabile.

Nel progetto navigazioni è soprattutto la figura dell’educatore a diventare essenziale e parte attiva  in questa delicata fase di passaggio dalla minore età ad una vita da giovane adulto. L’educatore si trova quindi non solo ad essere il professionista che accompagna i ragazzi ma deve mutare secondo le loro esigenze, riscoprendosi confidente, sostenitore, artista, musicista, istruttore di scuola guida, stimolatore di pensieri e scopritore di attitudini e di capacità. Sono numerose infatti le vesti che si è chiamati ad indossare e le attività che si è tenuti a svolgere e ad inventare, per poter essere quel contenitore che ai ragazzi tanto  manca ma che con forza reclamano.

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