Educare attraverso il Teatro Sociale

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«Da dove e verso dove è orientato lo spazio educativo? Da dove e verso dove scorre il tempo del viaggio e dell’attraversamento? […] “Nel tempo in cui staremo insieme ti porterò da qui fin qui”: questa dovrebbe essere la comunicazione fondamentale che un educando/a dovrebbe sentirsi rivolgere all’inizio di un percorso formativo. […] Esattamente come l’attore, l’educatore ha bisogno di un lavoro sul suo corpo: prima di tutto necessita di una consapevolezza a proposito della centralità del suo e del corpo altrui sulla scena educativa» [R. Mantegazza, 2006]

 

Questo il senso complessivo dell’incontro formativo tenutosi il 15 dicembre tenuto da Officina SocialMeccanica e rivolto alla comunità educante del progetto “Mentori per la resilienza”, dal titolo “La formazione dei docenti/1: la metodologia del Teatro Sociale per gestire i processi comunicazionali in classe”.

L’INCONTRO

Nucleo fondamentale dell’incontro è stato illustrare un percorso possibile di formazione per i docenti in cui, attraverso il Teatro Sociale e la sperimentazione con il corpo, poter riflettere sugli strumenti con cui intercettare le esigenze di una comunicazione accettante centrata sulla persona, costruita sull’ascolto dei bisogni e mirata alla creazione e/o al miglioramento di relazioni d’ascolto tra docenti e tra docenti e allievi.

L’idea e la specifica forma di percorsi di formazione attraverso il Teatro Sociale nascono dal convergere di differenti fattori legati al momento storico, al contesto su cui insiste la scuola, alle peculiarità presenti all’interno dell’Istituto, al fine di trovare risposte operative che, cogliendo i più significati che stanno dietro ad un’aggressività esibita o ad un ritiro dall’esperienza verso una indifferenziata apatia dei ragazzi e delle ragazze, siano in grado sia di riflettere sui processi comunicazionali sia di ri/definire i termini della relazione in senso propositivo, utilizzando strategie ponderate per riconoscere le proprie esigenze e tradurle in linguaggi intellegibili e condivisibili, partendo dal presupposto fondamentale che gli/le insegnanti debbano avere contezza della loro unità psico-fisica e di quanto sia fondamentale essere consapevoli del proprio linguaggio non verbale e paraverbale all’interno della relazione educativa.

 

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