Rimodulazione azioni – Essere comunità educante contro la povertà educativa minorile durante l’emergenza Covid-19

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La situazione inedita e disorientante provocata dalla pandemia di Coronavirus ha determinato la necessità di un ripensamento di cosa è comunità educante in un momento in cui il distanziamento sociale è l’unica misura possibile per contenere il contagio.

Le scuole sono state messe al centro di un delicato sistema per poter garantire ai ragazzi e alle ragazze la continuità di una “normalità di vita”, oltre che la possibilità di proseguire il percorso formativo, sebbene con i limiti e le fatiche di una didattica a distanza. Questa situazione ha reso ancora più evidenti le disparità esistenti tra territori, nelle comunità e all’interno delle stesse classi, tra chi ha la possibilità di accedere agli strumenti per la didattica a distanza e chi non solo non ha questa opportunità, ma anzi si dovrà confrontare con un futuro probabilmente più incerto e difficile.

UNICEF Italia ha deciso di non fermare le attività del progetto Lost in education ma di trasformarle: per essere occasione di risposta immediata alle difficoltà – di isolamento, distanziamento sociale, disorientamento – che i minorenni stanno vivendo, ma anche opportunità di una progettazione futura, che faccia sentire i ragazzi e le ragazze protagonisti della ricostruzione della propria comunità “post emergenza”.

Tre sono le aree che saranno attivate proprio per l’emergenza:

1. Creare spazi sicuri per i ragazzi e le ragazze, dove possano esprimere liberamente le proprie emozioni e pensieri rispetto alla situazione di isolamento e distanziamento che stanno vivendo, nelle modalità permesse dalla didattica a distanza e nel pieno rispetto del diritto alla disconnessione dei ragazzi e delle ragazze;

2. Sostenere i genitori e le famiglie, oramai sotto scacco per i mutati tempi del lavoro, gli spazi ristretti della quotidianità, le aspettative dei figli, le preoccupazioni per il futuro, anche economico, con attività di ascolto e supporto genitoriale online;

3. Rafforzare il capitale sociale attivato con il progetto e dare ai ragazzi e alle ragazze il ruolo di essere i “costruttori” del post emergenza (dal ruolo di pontieri a costruttori), affinché possano sentirsi utili per la propria comunità (di pari, scolastica, educante, globale) e per proiettarli oltre l’emergenza, in un lavoro di co-progettazione per il post Covid-19, insieme agli stakeholder coinvolti in questo anno e mezzo di progetto. In particolare, si lavorerà sulla raccolta dei racconti, tramite video/voci/testi, preparati dai ragazzi e dalle ragazze (circa 1500 di contatti diretti).

Si intende in questo modo continuare a lavorare come comunità educante, rafforzando il protagonismo dei ragazzi e delle ragazze e mantenendo vive le relazioni con gli attori finora coinvolti, nella prospettiva che ciò che manuteniamo e attiviamo anche in questo momento difficile potrà essere un presidio per la fase di post emergenza.

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