Il gioco d’azzardo, paradosso della felicità. Se ne sappiamo di più possiamo evitare di entrare in un vortice senza uscita

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Il progetto Libera il Futuro affronta spesso diversi temi oltre a quelli legati alla dispersione scolastica e alla creazione di una comunità educante. Temi che in realtà rientrano nella formazione completa di un individuo e per questo riteniamo sia fondamentale affrontare. Oggi parliamo del fenomeno della ludopatia o gioco d’azzardo.


Cos’è il gioco d’azzardo?

La dipendenza da gioco d’azzardo o ludopatia, è un disturbo patologico che riguarda principalmente il controllo degli impulsi. I soggetti affetti da questo disturbo infatti non possono fare a meno di assecondarlo nonostante siano ben consapevoli del male che fanno a loro stessi ed ai loro cari.

Il giocatore d’azzardo infatti non riesce a pensare a nulla che non sia strettamente legato al mondo delle scommesse e, incurante di qualunque altro fattore, che sia interno, il proprio stato d’animo o la propria condizione di vita, o esterno, legato ad affetti familiari o comunque vicini a sé, continua a scommettere anche quando le probabilità di ottenerne dei benefici sono ridotte al minimo. In parole povere il giocatore d’azzardo non può fare a meno di scommettere.

Quali sono i segnali di allerta della ludopatia o gioco d’azzardo?

È possibile seguire delle linee guida che consentono l’individuazione di segnali d’allerta, di seguito ne riportiamo alcuni:

  • Si sente l’esigenza di nascondere agli altri il proprio volume di gioco per paura magari di un giudizio poco piacevole o perché li si vuole sorprendere con vincite importanti.
  • Se si hanno difficoltà nel controllare il proprio volume di gioco, ovvero se non si è in grado di gestire le proprie giocate smettendo quando si vuole ed arrivando a giocare fino all’ultimo centesimo nel tentativo di riguadagnare gli importi perduti.
  • Segnale d’allarme imminente indice di una dipendenza ormai evidente, si ha quando si tenta poi di recuperare gli importi scommessi non solo con i propri soldi ma anche con soldi che in effetti non si hanno, magari con carte di credito o con debiti veri e propri, o che magari erano destinati ad altre cose, decisamente più importanti, come ad esempio pagare bollette o per comprare cose ai propri figli. L’idea di cui bisogna sempre diffidare è che per riguadagnare i soldi persi sia necessario giocare ancora e magari importi ancora più alti, e di fatto, è proprio questa condizione che spinge il giocatore verso il
  • Familiari ed amici sono preoccupati per te. Trovare aiuto nella famiglia e negli amici è un ottimo punto per iniziare a guarire da questo male, ascoltandoli ed evitando di rinchiudersi in guscio di indifferenza, ma soprattutto analizzando con occhio oggettivo gli effetti che il gioco comporta sulla propria vita, inoltre in determinati casi è una giusta soluzione rivolgersi a medici specialisti.

Il paradosso della felicità

A livello scientifico, l’assunto in base al quale la felicità delle persone non dipende dalla variazione delle loro ricchezze, è stata attestata, nel 1974, dall’economista statunitense Richard Easterlin, attraverso l’enunciazione di una tesi, nota come Paradosso della felicità.

Con il proprio studio, Easterlin, ha mostrato come, con l’aumentare del reddito, e quindi del benessere economico, la felicità umana cresce fino ad un certo punto; poi, comincia a diminuire, seguendo una curva ad U rovesciata.

Se si esprime la felicità, come una funzione del reddito individuale e dei beni relazionali, è ragio- nevole supporre che un aumento della ricchezza contribuisca direttamente a un incremento della felicità, soprattutto per le persone meno abbienti.

Bisogna, però, anche considerare che, dopo aver superato una certa soglia (difficile da percepire…), un analogo andamento può diventare controproducente poiché l’impegno per aumentare il reddito (assoluto o relativo) può riflettersi negativamente sulla qualità delle relazioni umane; indirettamente, quindi, potrebbe smorzare, o addirittura ribaltare l’effetto totale, diminuendo il livello di felicità.

In conclusione possiamo affermare con certezza che… il Gioco NON VALE la candela!
Contrastare con maggior consapevolezza la ludopatia potrebbe essere un valido inizio ma soprattutto un aiuto concreto, attraverso anche l’informazione, per molte persone che “ci sono dentro”.

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