Progetto P.R.I.M.A., verso la conclusione di un lavoro di sostegno precoce alle famiglie vulnerabili
di lorsamaggiore
In vista della giornata seminariale promossa dal Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso, abbiamo intervistato la dottoressa Sabrina De Flaviis, responsabile del progetto P.R.I.M.A. (Prevenzione dei Rischi per l’Infanzia e la Maternità Assistita), promosso dall’Associazione Focolare Maria Regina Onlus e selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo contrasto alla povertà educativa minorile, che si avvia verso la conclusione e può già tracciare un bilancio attendibile sulla metodologia utilizzata, l’home visiting, all’interno della strategia di presa in carico di famiglie negligenti e o con problemi di disabilità infantile.
Il contesto progettuale e ambientale
“Il contesto in cui è partito l’home visiting è quello di un servizio allerta e sorveglianza organizzato all’interno dei reparti di ostetricia e ginecologia di due ospedali abruzzesi, nello specifico quello di Teramo e di Pescara, attraverso l’ausilio di due psicologi messi a disposizione dei reparti proprio dal progetto con l’obiettivo di individuare, in collaborazione con il personale sanitario e il coinvolgimento dei servizi sociali territoriali, i nuclei familiari potenzialmente vulnerabili.
Per il nosocomio di Teramo, di dimensioni medio-piccole, l’operatore ha lavorato all’interno dei punti nascita mentre per quello di Pescara all’interno del reparto di terapia intensiva dove i genitori stazionano per molto più tempo.
L’accoglienza del progetto da parte dei sanitari è stata diversa a seconda del contesto: in quello di terapia intensiva ha rappresentato quasi una “manna dal cielo” mentre in quello dei punti nascita molto meno, essendo anche un reparto caratterizzato da un passaggio piuttosto rapido del genitore e del suo bambino.
Agli operatori di entrambi i reparti è stata erogata una formazione specifica sull’home visiting e presentata l’equipe del progetto.
Dal servizio allerta e sorveglianza si è passato ad un Centro di Coordinamento che ha lavorato per obiettivi sulla base delle schede compilate nella prima fase, ma quando l’educatore ha fatto ingresso in casa, dunque è mutato il contesto, abbiamo riscontrato che la scheda non era sufficiente e andava integrata da una sua osservazione “ex ante””.
I servizi aggiuntivi all’home visiting
“Molto utili, anche per cementare l’aggancio con la famiglia, i servizi collaterali a quello educativo come le visite domiciliari del neonatologo, la somministrazione da parte di un medico delle tecniche di disostruzione delle vie respiratorie, la consulenza della puericultrice per l’allattamento al seno”.
La valutazione dell’intervento
“Nell’arco temporale del progetto, dall’inizio dell’intervento educativo alla sua conclusione, è stato possibile misurare il cambiamento innescato all’interno del nucleo familiare e nell’ambito della relazione genitoriale non solo attraverso l’osservazione dell’educatore, ma anche mediante le interviste che lo stesso Centro di Coordinamento ha provveduto a somministrare alle famiglie target. Nel complesso i risultati dell’intervento sono stati positivi, nel senso che hanno migliorato la qualità della relazione genitoriale e agganciato la famiglia alla rete dei servizi”.
Le criticità nel rapporto con i servizi territoriali e con le famiglie
“Come dicevo prima, rispetto ai servizi la criticità si è verificata presso il punto nascita dove gli operatori sanitari non si sono troppo attivati nell’individuare e poi segnalare le famiglie potenzialmente a rischio.
Rispetto, invece, all’utenza abbiamo avuto un riscontro molto positivo in termini di risultati raggiunti, rispetto a quelli attesi, con le famiglie problematiche, quelle cioè ad elevato rischio di vulnerabilità, mentre i nuclei familiari a bassissima problematicità, seppur aderenti all’offerta educativa, sono stati molto più “refrattari” all’intervento.
I punti di forza
“Gli elementi discriminanti per la buona riuscita dei progetti di home visiting sono stati la spontaneità del contesto e l’alleanza non giudicante dell’educatore: le mamme hanno trovato un punto di riferimento che stesse al loro fianco e non “dall’altra parte della scrivania”. In un clima, non istituzionale, di accoglienza empatica e fiducia si sono lasciate guidare”.
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