La storia di Maria: “Le operatrici mi hanno fatto vedere la violenza che io cercavo di giustificare”
di lorsamaggiore
Maria ha 45 anni, un matrimonio alle spalle finito male e due figli gemelli appena diciottenni, quando incontra Gianni, 48 anni, suo amico di scuola, anche lui separato, con due figli maggiorenni ed un passato da tossicodipendente.
Maria e Gianni si sono persi di vista dopo la scuola, ognuno ha fatto il proprio percorso di vita. Si rincontrano grazie ai social, si raccontano le loro storie e iniziano a frequentarsi. Gianni si mostra attento a Maria, la valorizza, la supporta, soprattutto, le dà una mano con il fratello disabile. Così, decidono di andare a vivere insieme anche se uno dei due figli di Maria non riesce ad instaurare un buon rapporto con il nuovo compagno della madre.
Dalla loro unione nasce una bambina che, quando la famiglia viene agganciata al progetto, ha quasi tre anni. Vivono nella casa di Maria, un’abitazione popolare di proprietà della madre di Maria ormai morta, dove si è trasferita per prendersi cura del fratello diversamente abile in condizioni di gravità. Maria, pur avendo due sorelle maggiori, figlie di primo letto della madre, si sente ed è stata pienamente investita del compito di cura del fratello.
Il suo un contesto familiare è difficile: il padre usava violenza nei confronti della madre e verso di lei, e alla sua morte non ha altra scelta, visto le assenze delle sorelle, che farsi carico completamente del fratello.
L’intervento di Legami Nutrienti
Quando inizia l’home visiting, su proposta del servizio sociale che già conosceva Maria per la condizione di disabilità del fratello, la situazione familiare è molto tesa: le liti sono frequenti e violente e dopo sei mesi dall’inizio dell’intervento, Maria si separa da Gianni.
Il rapporto tra Maria e Gianni ha iniziato ad incrinarsi quando lei si accorge che in casa mancano soldi: chiede conto al compagno degli ammanchi e lui reagisce con violenza, anche davanti ai figli. In realtà, Maria racconterà di aver subito maltrattamenti già dalla gravidanza e di aver cercato di denunciare Gianni che seguendola al commissariato, con le sue abilità istrioniche, svia le forze dell’ordine.
“Le difficoltà iniziali – racconta Marianna, l’operatrice di home visiting – sono state molto incentrate sulla presenza ingombrante e manipolativa di Gianni, che spostava continuamente le difficoltà familiari sulle problematiche di Maria e sui suoi traumi passati”.
Il clima in casa peggiora sempre di più e Maria decide di separarsi.
A seguito di questo evento, l’equipe valuta insieme con Maria che l’intervento iniziale di home visiting possa trasformarsi in un percorso di accompagnamento ai legami per sostenerla nel cammino verso l’autonomia, visto che ha delle buone capacità di cura che le operatici intendono valorizzare. Inizia, così, un percorso di sostegno piscologico che Maria vive con molta partecipazione e da cui riesce a prendere elementi positivi tanto che manifesta il desiderio di continuarlo nonostante stia per terminare.
“Il passaggio fondamentale è stato la separazione – continua Marianna – perché le interferenze di Gianni rendevano impossibile qualsiasi intervento in casa”.
Inoltre, il sospetto che lui sia ritornato a fare uso di sostanze stupefacenti è quasi una certezza, ma per fortuna, prima della separazione, l’operatrice di home visiting seppur con una grande fatica e resistenza, riesce ad agganciare Gianni all’Associazione Terra Libera di Quarto, ente partner di progetto.
I cambiamenti e i traguardi ancora da raggiungere
“L’intervento pensato e condiviso con Maria – spiega Marianna – le ha consentito di mettere a punto molti cambiamenti. Anzitutto, il modo con cui approcciare ai figli e poi quello di guardare alla violenza perché, venendo da una situazione familiare molto violenta, per lei i maltrattamenti di Gianni erano cose di poco conto. Invece, è riuscita a comprendere che non c’è una violenza più leggera o più pesante, ma che esite la violenza e basta”.
“L’obiettivo ancora da raggiungere è quello dell’autonomia non perché Maria non lo abbia raggiunto, ma perché la sua situazione familiare l’ha resa patologicamente responsabile e le ha indotto tanti sensi di colpa ogni volta che ha provato a fare qualcosa per sé stessa”.
Le parole di Maria
“Legami Nutrienti mi ha aiutato a capire le problematiche con i miei figli più grandi con cui avevo dei rapporti molto tesi e complicati, e ad aprire un dialogo con loro. Non solo, le operatrici mi hanno fatto vedere la violenza, mi hanno aiutata a capire che quello che faceva Gianni era violenza mentre io cercavo sempre di giustificarla”.
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