Laboratorio sulla genitorialità fragile, il terzo incontro con gli operatori della rete territoriale

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Sono trenta operatori della comunità educante di contesti professionali e territoriali diversi, quelli che hanno preso parte, la scorsa settimana, al terzo laboratorio sulla genitorialità fragile per riflettere insieme, questa volta, su se stessi. La riflessione si è concentrata sull’essere operatrici fragili cioè operatrici che, all’interno delle proprie storie personali, vivono anch’esse delle vulnerabilità che inevitabilmente portano nella relazione con le famiglie di cui si occupano. La propria esperienza di figli e figlie di genitori fragili o, in ogni caso, i modelli genitoriali incorporati e diversi da quelli con cui le operatrici vengono a contatto, non devono essere sottovalutati, anzi, devono essere riconosciuti e governati nella relazione di aiuto.
È stato un incontro molto emozionante perché, divisi in piccoli gruppi, ciascuno ha analizzato le risorse a cui può attingere, magari, proprio dalle esperienze di figlio di una genitorialità fragile, e quelle che invece sono le zavorre che possono essere da ostacolo nella relazione con le famiglie di cui ci si occupa.

Sebbene sia stato l’ultimo incontro, il gruppo si è dato l’obiettivo di organizzare degli incontri di supervisione sui casi per valutare la bontà dell’approccio basato sulla valorizzazione delle risorse delle famiglie in difficoltà e di loro stessi.
‘È stato davvero molto bello l’incontro di oggi – dice Anna, un assistente sociale di un ente no profit – perché ci ha costretto a riflettere su noi stesse, sulla nostra storia, e sulle nostre parti ancora deboli. Noi operatori non siano supereroi e invincibili, abbiamo anche noi delle ferite. Riconoscere tutto questo, ci migliora e di conseguenza migliora la relazione di aiuto’.

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