Il monitoraggio e la valutazione delle attività di LeNu: riflettere su se stessi per migliorare
di lorsamaggiore
Da alcuni mesi sono partite le attività di monitoraggio di LeNu condotte dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli studi di Napoli Federico II diretto dal professore Andrea Mazzucchi – responsabile della supervisione del Monitoraggio e Valutazione, professore Marco Musella – nostro partner di progetto. Le attività sono svolte in sinergia con l’Ente capofila al quale spetta il compito di effettuare le rilevazioni utili a portare avanti lo stesso monitoraggio, utile non solo a correggere il tiro delle azioni in corso d’opera, ma anche a tracciare una visione d’insieme dell’intervento.
Abbiamo intervistato il professor Marco Musella per fare il punto di quanto emerso finora.
Nella fase iniziale il gruppo di lavoro ha utilizzato un set di indicatori. In cosa consistono e a cosa sono utili?
“I risultati che il progetto Legami Nutrienti intende raggiungere sono: rafforzamento delle competenze di base dei minori e dei genitori coinvolti nel progetto, rafforzamento delle life skills, integrazione e ampliamento delle reti tra gli attori educativi, rafforzamento delle competenze e capacità genitoriali, riduzione della povertà educativa, attivazione, laddove possibile, di spazi e servizi integrativi dentro e fuori la scuola, potenziamento delle condizioni di accesso ai servizi di cura ed educazione dei bambini. Per poter raggiungere questi risultati è necessario analizzare gli indicatori collegati a ciascun risultato; analisi quali-quantitativa che permette al Dipartimento di favorire la conoscenza del numero di destinatari in condizione di svantaggio che grazie al progetto possono uscire da questa condizione di svantaggio”.
Quali strumenti, invece, sono stati adottati per misurare lo stato di avanzamento delle attività progettuali?
“Per poter misurare lo stato di avanzamento del progetto sono stati adottati i seguenti strumenti: in una prima fase sono stati somministrati dei questionari a tutti i beneficiari, che contenevano una scheda conoscitiva, una scheda di osservazione sia dello sviluppo del bambino nel tempo che del rapporto genitori/figli, ed una scheda conclusiva (al termine del percorso di ciascun beneficiario). Inoltre è stata predisposta una scheda conclusiva rivolta all’operatore, che può tenere conto del punto di vista professionale del percorso svolto dal beneficiario. Alcuni indicatori rimasti fuori da queste somministrazioni sono stati invece analizzati attraverso strumenti come il “Child Beahavior Checklist” (CBCL) che contiene domande su aspetti vari quali – comportamento aggressivo, ansioso/depresso, problemi di attenzione, comportamento che infrange le regole, problemi somatici, di pensiero – ed il “Parenting Stress Index-Short Form” (PSI-SF) con domande sullo stress genitoriale ed il rafforzamento delle competenze genitoriali”.
Cosa è uscito fuori da una prima valutazione nella fase intermedia del progetto?
“Dall’analisi dei primi questionari (quelli basati su moduli google) il Dipartimento ha potuto analizzare la tipologia di donne partecipanti al progetto, la nazionalità e la composizione dei nuclei familiari, lo stato civile delle stesse e il grado di istruzioni. Tutti questi dati, incrociati con le condizioni lavorative delle stesse donne, hanno permesso di delineare il profilo tipo delle beneficiarie degli interventi presenti all’interno del progetto Legami Nutrienti.
Sono stati poi analizzati i dati riguardanti i bambini e le bambine presenti all’interno dei nuclei familiari coinvolti. Si è tenuto conto dei fattori di rischio e di disagio presenti all’interno delle famiglie, la necessità di presa in carico dei servizi sociali territoriali. Inoltre il Dipartimento ha analizzato i “fattori protettivi” riguardanti lo stato di salute del bambino e la possibilità, da parte delle donne, di chiedere e ricevere aiuto all’occorrenza.
Dall’analisi dei dati è emerso un grande affaticamento genitoriale, per lo più emotivo-relazionale e psicologico, ma in piccola parte anche fisico (circa l’86% delle donne) e la necessità di far parte di una rete del terzo settore che, grazie al progetto, coinvolge varie associazioni, educative territoriali, Caritas ed altri enti.
Infine, le schede di osservazione relative ai bambini hanno permesso all’ente gestore di tracciare un quadro abbastanza chiaro, anche se ancora sommario e parziale, poiché il progetto è ancora in corso, riguardo le capacità delle donne di prendersi cura dei bisogni primari del figlio, dei bisogni legati alla salute del bambino, e riguardo la capacità di stabilire abitudini regolari durante la giornata; mentre è emersa con forza la difficoltà di gestire le entrate economiche, spesso insufficienti, da parte delle donne.
Per ciò che concerne invece gli strumenti del CBCL e del PSI-SF, al momento è stata fatta una prima rilevazione, che necessita, per poter trarre delle conclusioni, di una seconda somministrazione che permetta il confronto tra due momenti differenti della vita delle beneficiarie del progetto”.
Come i risultati parziali sono stati trasferiti agli operatori e all’ente gestore e quali cambiamenti sono stati apportati?
“Nel luglio scorso si è tenuto un primo momento di restituzione dei risultati parziali dell’analisi degli strumenti, alla presenza del capofila L’Orsa Maggiore, nella persona della dott.ssa Marianna Giordano, e delle operatrici ed educatrici coinvolte nel progetto. Si è posta l’attenzione su tutto ciò che emerso dai questionari, con un occhio attento a ciò che bisognava modificare all’interno della rilevazione e ciò che andava aggiunto. Il report di Monitoraggio tecnico, che contiene anche una sezione riguardante il monitoraggio quali-quantitativo svolto, è stato poi caricato all’interno della piattaforma Chairos per essere a disposizione dell’ente gestore”.
Come procederà il lavoro di valutazione e monitoraggio?
“Il monitoraggio e valutazione del progetto Legami Nutrienti procederà sulla scia di quanto fatto finora, ma con, in aggiunta, una somministrazione di questionari rivolti ai bambini, da poter effettuare in maniera randomizzata all’interno delle scuole coinvolte nel progetto. Inoltre, di comune intesa con il capofila e le educatrici, si terrà maggiormente conto anche dei registri tenuti dagli operatori, che danno traccia del punto di vista professionale oltre che dei sentimenti dei nuclei familiari coinvolti nel progetto stesso”.
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