Il lavoro di rete territoriale della Fondazione ‘Città Nuova’
di lorsamaggiore
Uno dei punti di forza di LeNu è il lavoro di rete tra gli enti partner del progetto, istituzionali e non, e la facilitazione sul territorio di reti informali a supporto delle famiglie.
Una strategia che raggiunge più obiettivi: la presa in carico globale ed ecologica delle famiglie di LeNu in e la promozione dell’autonomia con l’obiettivo ultimo di prevenire il maltrattamento infantile e la povertà educativa.
Abbiamo approfondito il tema con Antonietta Di Costanzo, una delle home visitors del nostro ente partner Fondazione ‘Città Nuova’ del nostro progetto.
Anzitutto partiamo da Fondazione “Città Nuova”, di cosa si occupa?
Fondazione ‘Città Nuova’ in Legami Nutrienti si occupa del dispositivo di prossimità di Home Visiting (HV), rivolto a nuclei familiari con donne in gravidanza o con bambini 0 -3 anni, intervento che consente di sostenere la genitorialità vulnerabile a domicilio, promuovendo i legami di attaccamento, modalità di accudimento, l’accesso ai servizi e l’inclusione sociale.
Quali sono le principali difficoltà delle famiglie di cui vi occupate?
Le difficoltà che riscontriamo in queste famiglie, oltre a quelle per così dire ‘comuni’, sono varie: violenza domestica, genitorialità precoce, detenzione dei genitori detenuto e/o loro coinvolgimento in attività illegali, diversità culturale dovuta alla condizione di migrazione. A tutto ciò non di rado si si aggiunge una situazione di coabitazione con la famiglia d’origine. Una serie di fattori che amplificano la vulnerabilità dei genitori ai quali un sostegno precoce può essere di grande aiuto nell’esercizio delle loro funzioni di accudimento e protezione dei figli.
In cosa consiste il lavoro di rete che state portando avanti sul territorio?
Il lavoro di rete permette la costruzione di sinergie per il perseguimento del benessere e il superamento delle situazioni di disagio delle famiglie che seguiamo, in un’ottica multidisciplinare. Realizzando un collegamento delle nostre famiglie alla rete dei servizi socio-sanitari, cerchiamo di ricomporre i loro diversi bisogni superando l’ottica della frammentazione di cui spesso sono vittime. Ma un altro obiettivo per noi molto importante è anche la facilitazione dello sviluppo di relazioni informali, la cosiddetta rete secondaria – penso ad esempio gli spazi relazionali – che aiutino le nostre famiglie a sostenersi a vicenda evitando la dipendenza dai servizi.
Da quando è iniziato il progetto ad oggi, che cambiamenti siete riusciti a registrare nelle famiglie grazie proprio al lavoro di rete messo in atto?
Sono vari i cambiamenti registrati, la maggior parte volti a favorire un empowerment sociale ed economico, ma anche a raggiungere l’indipendenza. Per fare un esempio concreto penso al sostegno economico da parte della Caritas ad una giovane mamma e al suo bambino per il fitto di casa che le ha consentito di fuoriuscire da una situazione di coabitazione con la sua problematica famiglia di origine. Oppure penso al percorso intrapreso da un’altra famiglia presso l’associazione ‘Terra Libera’ di Quarto per un percorso di recupero dalla dipendenza da alcool. Grazie al lavoro di rete si è potuto affrontare, e in alcuni casi, superare situazioni di disagio.
[Foto copertina: Gerd Altmann by pixabay.com]
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