TUTTO IN UN CAFFE’
di coopagora
L’appuntamento è alle 9,30 in Via delle Marinelle, dietro alla più famosa Via Pré, in una delle zone del centro storico genovese attraversata da una complessità di mondi, lingue e culture legata al mix di popolazione residente (dal Nord Africa all’Africa sub-sahariana, passando per il Sud America), dove sono sempre in corso interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana.
In quella via c’è il Centro Aggregativo “La Staffetta”, gestito dalla Cooperativa il Melograno, che ci ospita per un bell’incontro sul progetto “La scuola ritrovata”: noi di Agorà coop, capofila della rete territoriale, stiamo attendendo gli educatori delle organizzazioni coinvolte per discutere dell’andamento dei lavori in classe che si stanno facendo da tempo con primarie e secondarie contro le povertà educative. Sono presenti anche i referenti della Fondazione per la Scuola, che gestisce tutto il programma “Riconnettere per includere” e comprende il supporto tecnico e formativo di questo progetto.
Il salone è ampio e per terra ci sono ancora i coriandoli dei festeggiamenti del giorno prima. Siamo un bel gruppo, c’è una bella atmosfera: disposti in cerchio per poterci guardare in faccia, ci presentiamo e condividiamo ciò che questo lavoro rappresenta per ognuno di noi, con l’ausilio di carte illustrate: “la casa” che accoglie, “la connessione” tra i ragazzi e la didattica, “la sinergia” tra educatori ed insegnanti, “una porta” che si apre. Tante suggestioni, molto entusiasmo.
Segue l’attività di “Word Cafè”, molto utile a raccogliere informazioni e scambiare energie. In ogni tavolo una facilitatrice e tre gruppi ruotano attorno alle tre tematiche proposte: i bisogni delle ragazze e ragazzi, la complessità dell’interprofessionalità tra educatori e insegnanti, il futuro ossia cosa rimarrà di questo progetto.
Un word caffè senza caffè non esiste e quindi ne sorseggiamo un po’, accompagnato dall’elemento principe della cucina genovese, la focaccia. E’ inutile dire che anche questo contribuisce alla buona riuscita dell’incontro, perché aumenta la piacevolezza della condivisione.
I cartelloni, nel frattempo, si sono riempiti di spunti, osservazioni e proposte: emergerà il bisogno dei ragazzi di “essere visti”, di una scuola “più attenta alle diversità” e la necessità di lasciare “una sedia per l’educatore”, che fa un mestiere diverso e complementare con quello dell’insegnante.
Alle 13 ci si saluta con il piacere di avere potuto condividere le esperienze che si stanno portando avanti, rafforzandoci nel nostro lavoro vicendevolmente e sentendoci meno soli nella sperimentazione. Il tutto è condito dalla sensazione generale di essere parte di un progetto che può veramente incidere nel rendere l’esperienza scolastica più accogliente e sensibile ai diversi bisogni.
Grazie del caffè!
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