LO SPORT COME VEICOLO EDUCATIVO E SOCIALE TRA GLI ADOLESCENTI

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Il racconto nasce da confronti avuti con i professionisti che gestiscono lo sportello “Ascoltarsi” nelle scuole del Lazio, partner del progetto “L’Atelier Koinè”, selezionato da Impresa Sociale CON I BAMBINI con soggetto attuatore, La Lanterna di Diogene di Mentana (RM).

Il contributo ci narra l’importanza di praticare sport, quale disciplina che aiuta gli adolescenti e i giovani a integrarsi, comunicare e socializzare con i propri coetanei e ad adottare uno stile di vita sano.

I benefici fisici del movimento motorio che conosciamo sono vari, in particolare è stato riscontrato che a seconda di come viene vissuta l’attività motoria durante l’età evolutiva, in particolare la fascia di età che va dai 6 anni a 14 anni, sarà influenzato il benessere e l’equilibrio psicofisico dall’adulto. Se infatti, da un lato, lo sport acquisisce un importante ruolo nella prevenzione delle malattie, della riduzione dell’obesità e favorisce la coordinazione e l’agilità nell’essere umano (OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità), dall’altra assume un’importanza evolutiva fondamentale in quanto facilita le dinamiche sociali, le relative funzioni psicologiche associate a questa sfera e la fruizione di norme e valori che risultano preziosi nei vari contesti di vita.

Lo sport, infatti, consente il contatto con altre persone e la possibilità di sperimentare e stabilire la collaborazione, la comunicazione l’interdipendenza e la subordinazione a tempi e spazi, è opportunità di continuo confronto e possibilità di sviluppo della consapevolezza di sé e di interpretare le esperienze altrui; proprio attraverso le occasioni di scambio sociale previste dai contesti sportivi viene favorito lo sviluppo di un’organizzazione cognitiva più avanzata e funzionale,  il famoso “salto qualitativo” di cui parla la teoria dello sviluppo di Vygotskiy.

Tali premesse acquisiscono un valore ancor più importante in una fase di profonda trasformazione come quella dell’adolescenza, in cui lo sport e l’esercizio fisico si propongono come potenti alleati per una crescita sana.  Questa consapevolezza emerge con maggiore chiarezza e urgenza nella particolare fase storica in cui la pandemia ha portato alla riduzione – o alla totale assenza – di rapporti sociali, rafforzando uno stile di vita sedentario e una quotidianità contraddistinta da un eccessivo uso di internet e dei social network aggravando lo stato critico in cui versano le nuove generazioni. In questo periodo, nel quale le abitudini quotidiane faticano ancora a riprendere ritmi e forme regolari, la consuetudine di trascorrere molte ore davanti a schermi e dispositivi vari a discapito della socializzazione “live” sembra essere un elemento permanente ai quali sono associati dati preoccupanti sui pericoli per la salute dei ragazzi. Sono molteplici le conseguenze derivanti dall’ondata pandemica dalla quale siamo stati travolti, tra tutti anche l’interruzione o significativa diminuzione dell’esercizio fisico, con inevitabili conseguenze sulla salute e l’equilibrio del sistema biopsicosociale della persona.

Quali sono, dunque, i fattori che determinano la motivazione alla pratica sportiva nei giovani? Quali la favoriscono e quali la indeboliscono? Questi interrogativi ci portano a riflettere sulla correlazione tra attività sportiva in età giovanile e la dimensione motivazionale. È possibile parlare di tre macro-bisogni:

  • Divertimento: più presente nella pratica amatoriale rispetto a quella agonistica. Il gioco in sé racchiude la spontaneità, la creatività, la competizione e l’energia, tutte caratteristiche insite al bambino.
  • Acquisizione di competenze specifiche: ricerca dell’acquisizione di conoscenze tecniche e tattiche, saper controllare e padroneggiare un comportamento, avere la percezione del potere, del saper fare, incrementare le proprie abilità per uno sviluppo personale più completo.
  • Affiliazione: la ricerca e il desiderio di acquisire e consolidare relazioni. Incide di conseguenza sull’accrescimento del livello di autostima, sviluppa senso di appartenenza al gruppo.

Proprio quest’ultimo, il bisogno di affiliazione, di stabilire connessioni con l’altro, ci porta a riflettere su come le relazioni e la cura delle stesse siano considerate una vera e propria ricchezza, soprattutto in una fase così delicata e particolare come quella dell’adolescenza, e su come lo sport si riveli un potente mezzo per la realizzazione di questa rete. Cavalieri (2007) definisce la relazione come la nuova ricchezza dell’umanità, lì dove lo sviluppo di uno stile di vita sano e la costruzione di relazioni all’insegna del sano agonismo, di regole condivise, valori di lealtà e correttezza, consegnano alla persona una ricchezza invisibile ma insostituibile.

In tal senso lo sport è da intendersi come possibilità e spazio di intervento che miri a ricucire la trama relazionale reale favorendo l’acquisizione di una maggiore consapevolezza dell’adolescente rispetto ai propri pensieri, vissuti e dei comportamenti messi in atto.

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