Patti Educativi Territoriali

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Si è svolto questa mattina, in modalità online, il meeting sui “Patti educativi Territoriali” promosso all’interno del progetto “L’Atelier Koinè”. L’evento ha visto la partecipazione di Andrea Morniroli, in qualità di esperto di welfare sociale e di tutte le realtà aderenti al progetto, dalle istituzioni politiche locali, ai dirigenti scolastici, oltre a realtà del Terzo settore provenienti da tutte e tre le regioni aderenti al progetto, l’Atelier Koinè è un progetto multiregionale selezionato da impresa sociale “Con i bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

“Si tratta di un evento che abbiamo atteso da tempo” – dichiara Caterina Simei, presidente della Cooperativa “La Lanterna di Diogene” che è ente capofila di progetto – “ci aspettiamo che con la realizzazione dei Patti Educativi Territoriali riusciremo a collaborare insieme ai ragazzi per renderli organizzatori consapevoli del loro futuro. La scommessa è rendere questo periodo post pandemico un tempo di “Kairos”, ovvero un periodo propizio dove creare una nuova forma di comunità”.

L’evento estremamente partecipato da tutti gli attori coinvolti, pone le basi per la costruzione di una modalità educativa che si fondi su una visione di collettività.

L’apertura dell’incontro ha visto come protagonista Christian Marino, presidente della consulta studentesca giovanile che usa nel suo discorso questa frase “non fidatevi degli adulti che dicono che il cambiamento spetta ai giovani”, richiamando subito ad una visione di collettività educativa che deve vedere tutti protagonisti, i giovani apprendono la propria visione  dagli adulti e non è possibile demandare a loro una responsabilità che deve essere di comunità, altrimenti, sottolinea Christian “ come giovani crederemo che crescere e diventare adulti significa questo”.

Grazie all’intervento di Morniroli, si entra nel vivo della riflessione, grazie alla sua esperienza fondata sull’agire, fornisce la cornice in cui deve inserirsi la costruzione dei Patti educativi territoriali e sottolinea come non è possibile fornire un modello valido per tutti i territori, ma che ognuno nella complessità della propria realtà deve cucire il proprio percorso basato su alleanze di senso e di prospettive e che devono vedere nell’ascolto e nella valutazione i primi strumenti.

Morniroli ci invita a comprendere come un buon piano educativo deve basarsi sulla consapevolezza che ognuno deve essere disposto a lasciare spazio al cambiamento “bisogna lasciare il consolidato, iniziare a navigare in mare aperto, si rischia di affondare, ma solo così si fanno nuove scoperte”.

Arricchente durante l’incontro l’intervento di tutti i partecipanti che riportano la propria esperienza fornendo una visione concreta, calata nella propria realtà territoriali.

L’idea uscita dal confronto è quella di riuscire a condividere esperienze e competenze delle varie realtà che convivono nei vari territori, senza sentire la presenza degli altri invadenti, in maniera da costruire insieme una struttura educativa che sia “su misura” per ogni differente realtà territoriale.

È apparso evidente che questa capacità di coinvolgersi sia una condizione necessaria per superare insieme gli ostacoli, riuscire a dare risposte credibili ai ragazzi. All’interno di questa realtà, ci deve essere una vera e propria “convocazione” dei ragazzi, rendendoli responsabili dei progetti decisionali.

L’incontro ci porta ad una visione di comunità educativa condivisa, che partendo dalle basi e dalle riflessioni di oggi, ora è pronta a costruire con azioni concrete e condivise.

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