Cosa ho appreso: riscoprire il gusto e il piacere di stare insieme.
di kepler
Cosa ho appreso durante questo periodo di lontananza forzata dalla scuola, dagli insegnanti, dai ragazzi e dai loro genitori? Rispondono a questo interrogativo gli educatori dell’equipe del progetto Kepler 5-14, promosso da La Esse e selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini.
Per quanto sia difficile stabilire a soli due mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria, quali siano stati gli effetti della chiusura delle scuole e dell’avvio della didattica a distanza, e quali saranno i cambiamenti indotti nel modo di fare e vivere la scuola del futuro, è possibile comunque cominciare a rendersi conto delle differenze nelle modalità di apprendimento tra ieri, in cui le lezioni si svolgevano fisicamente a scuola, e oggi in cui le lezioni si svolgono attraverso una connessione internet, tra l’aula fisica e l’aula virtuale.
Nonostante abbiano dovuto sperimentare bruscamente il cambiamento di strumenti, canali e modalità di studio, spesso senza le competenze basilari di informatica ma con una innata capacità di muoversi nel web, i ragazzi hanno accolto con apparente serenità il trasferimento delle lezioni dalla classe alla rete. Le tecnologie oggi in circolazione e la diffusa disponibilità da parte delle famiglie di dispositivi informatici più o meno adatti allo scopo, offrono la possibilità agli studenti di accedere ad una didattica nuova e di un discreto successo nell’acquisizione delle conoscenze disciplinari. Un successo forse migliore di quanto avveniva in classe e sicuramente migliore di quanto ci si potesse aspettare.
Anche se non è ancora possibile valutarne a pieno gli effetti, la didattica a distanza genera probabilmente un contesto più facilitante per l’apprendimento rispetto alla didattica svolta in aula.
L’assenza di disturbo e di distrazione, l’accessibilità di contenuti ipertestuali, lo studio individuale guidato da indicazioni precise, la possibilità di controllo pedissequo dello svolgimento delle consegne da parte degli insegnanti, e il supporto delle famiglie a casa nello svolgimento dei compiti, sembrano permettere agli studenti di raggiungere più efficacemente gli obiettivi di apprendimento definiti da programma.
Se consideriamo l’apprendimento come qualcosa di diverso dalla pura acquisizione delle conoscenze disciplinari, o almeno qualcosa che non si riduca solo ad essa, possiamo comprendere come la distanza e la virtualità rappresentino invece un ostacolo difficilmente superabile. L’apprendimento di tutta una serie di competenze fondamentali nella formazione dell’identità, nella crescita della persona e della sua autonomia risulterebbe molto più difficile, o quantomeno esposto a rischi di distorsione finora poco conosciuti. Si tratta di tutte quelle competenze che rientrano più nella sfera del saper essere e del saper stare al mondo e in relazione con gli altri che solo in un secondo momento si rivelano propedeutiche alla “vita online”, alla formazione a distanza e alla partecipazione alle classi virtuali.
Solamente con la compresenza nello stesso luogo e nelle stesse situazioni che si verificano in classe e a scuola, i ragazzi possono esperire attraverso i sensi e le emozioni che questi generano, i valori della fisicità e della corporeità, dell’affettività, della morale, dell’etica e dell’estetica. Solamente condividendo in modo diretto e immediato con i propri compagni l’esperienza delle situazioni in cui si trovano e delle emozioni che vivono in queste situazioni, i ragazzi sono in grado di dare a queste un senso e un significato. Solamente esperendo situazioni reali, i ragazzi possono comprendere cosa li faccia star bene e cosa male, cosa sia vero e cosa non lo sia, cosa sia bene e cosa sia male, cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, cosa bello e cosa brutto. Solamente passando per il confronto, spesso per lo scontro, tra compagni e tra compagni e insegnanti, fatto di sguardi, gesti, urla, parole sussurrate e parole non dette, carezze, pugni, successi e insuccessi, possono provare quelle emozioni che li porteranno a definire chi sono, che cosa vogliono e come realizzarlo, imparando anche ad accettare e ad accogliere gli altri e i loro bisogni.
Sotto questo punto di vista, questo periodo di quarantena e di chiusura delle scuole rischia di rappresentare un pericoloso salto nel processo di crescita dei ragazzi. Un salto che non tutti sapranno superare. Ed è per questo che, quando le scuole riapriranno, oltre a valutare la preparazione scolastica dallo studio individuale, sarà importante anche testare la tenuta del contesto classe e, dove necessario, lavorare per ricostruirlo, lasciando spazio alla condivisione, al confronto e a quelle forme di socializzazione spontanea che permetteranno ai ragazzi di riscoprire il gusto e il piacere di stare insieme e di sentirsi di nuovo parte della comunità chiamata scuola.
Pietro Potenza, educatre, La Esse
Equipe del progetto Kepler 5-14, nuovi sistemi educativi per generazioni competenti
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