Narrare la disabilità

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 La narrazione della disabilità

Gli esiti di un’indagine sulla scuola trentina danno il via al laboratorio di INCLUSI

La narrazione è una leva fondamentale per l’inclusione: raccontare e ascoltare le storie di ognuno permette di costruire percorsi individualizzati che valorizzino i talenti di ognuno e ne sostengano i limiti (anche la loro accettazione). La scuola però ha smesso di investire nella narrazione – della disabilità e non solo – da quando è entrata diventando egemone, la cultura delle competenze. Una logica per cui un bambino che non risponde agli standard è un bambino da “riparare”, cui occorre fornire gli strumenti per raggiungere i livelli prefissati ed uguali per tutti.

Con queste parole la professoressa Paola Venuti, prorettrice per la didattica dell’Università di Trento, ha illustrato la ricerca sulla “narrazione della disabilità a scuola” realizzata da Consolida per conto di Iprase presentata all’inizio di novembre ad un centinaio di docenti, dirigenti scolastici ed educatori.

L’indagine (qui la versione integrale) darà in là al laboratorio sul tema organizzato da Consolida nell’ambito del progetto “Inclusi, dalla scuola alla vita, andata e ritorno” finanziato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo nazionale per il contrasto alle povertà educative.

Il laboratorio multidisciplinare, coordinato dalla professoressa Venuti insieme al professor Michele Marangi dell’Università Cattolica di Milano, cui parteciperanno professionisti del mondo della scuola e dei servizi educativi, ha l’obiettivo di definire le linee metodologiche per una narrazione della disabilità che sappia rendere la scuola un contesto inclusivo per tutti.  Le linee guida. che saranno presentate nella prossima primavera, daranno il via ad una serie di sperimentazioni di coinvolgeranno studenti delle scuole di ogni ordine e grado in Trentino, ma anche in altre regioni italiane.

 

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