Formare l’assistente sociale 0-6 per sostenere la creazione di una comunità cooperativa per la prima infanzia

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Il 10 aprile ha preso avvio la seconda fase del percorso di formazione dedicato alla figura dell’assistente sociale 0-6. Questa sperimentazione si inserisce all’interno del progetto “Il Buon Inizio – Crescere in una comunità educante che si prende cura”, selezionato dall’Impresa sociale Con i Bambini attraverso il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che vede impegnata la FNAS in partenariato con il capofila Save the Children, con il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna e con numerosi attori, enti locali, Istituti comprensivi e ETS, in rappresentanza dei tre ambiti territoriali che beneficiano degli interventi, la Locride, Moncalieri e Tivoli.

Mentre le prime 20 ore, suddivise in cinque moduli online (ancora fruibili nella piattaforma della Fondazione), hanno fornito informazioni e conoscenze sul quadro normativo generale e sui diversi aspetti metodologici e strutturali che costituiscono la base comune di una collaborazione tra servizi sociali ed educativi nella fascia 0-6, queste ulteriori trenta ore hanno lo scopo di accompagnare le diverse fasi di costruzione del set nel quale vengono definiti sia il kit strumentale che quello metodologico e viene completato il profilo professionale dell’assistente sociale che, nell’ATS diventa il referente dei servizi sociali dedicati alla prima infanzia e ai relativi nuclei familiari, assumendo altresì la capacità di favorire i collegamenti, da un parte con le Istituzioni educative e sanitarie e, dall’altra, con il Terzo Settore. Di conseguenza, il percorso prevede una declinazione della presa in cura sociale e del piano personalizzato che favorisce il dialogo con gli educatori e con gli operatori sanitari in funzione di un accompagnamento integrato degli interventi, entrando successivamente nel merito di una programmazione dei servizi e delle attività legate alla progettazione, in grado di condividere le scelte strategiche e gli obiettivi da raggiungere.

La rilevanza strategica della sperimentazione avviata con il “Buon Inizio” non riguarda solo FNAS e il ruolo dell’assistente sociale nel processo di costruzione di una comunità educante nella fascia 0-6, ma vincola tutte le parti coinvolte a definire il proprio spazio di competenza all’interno di una relazione permanente con gli altri attori, con i quali condividere regole, metodologie, pratiche operative, risorse, apprendimenti e capacitazioni. Il percorso di definizione di questa “comunità cooperativa” per la prima infanzia propone, nella fase di accompagnamento integrata, alcune suggestioni sulle quali elaborare il modello di riferimento:

  • non ci si può limitare alla costruzione di comunità educanti strutturate per settori specifici (quella degli educatori, pedagogisti e delle altre figure collegate, da una parte, degli assistenti sociali o dei diversi operatori sanitari, dall’altra), per poi ricercare gli strumenti o i tempi per favorire le comunicazioni e lo scambio di competenze;
  • è auspicabile che le norme che definiscono i sistemi integrati regionali di educazione e istruzione prevedano non solo in premessa, ma nel concreto dell’articolato, gli spazi della collaborazione con il sistema sociale e sociosanitario e con i coordinamenti per l’inclusione e la lotta alla povertà degli ATS. E la stessa cosa dovrà essere prevista nei piani sociali regionali con i coordinamenti pedagogici territoriali e con gli altri organismi individuati dal sistema regionale per l’educazione e l’istruzione;
  • nella valorizzazione delle buone pratiche, il Programma di Intervento per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione, in arte P.I.P.P.I., rappresenta un punto di riferimento per l’educativa familiare e l’intero ambito degli interventi con bambine e bambini in situazioni di vulnerabilità. Inoltre, in quanto livello essenziale dei servizi sociali che si occupano di tutela dei minori e sostegno alla genitorialità, introduce il tema della collaborazione tra Piano Sociale e Piano triennale dell’Offerta Formativa che, proprio in considerazione di un sistema specifico per lo 0-6, può anticipare alla prima infanzia l’attivazione di un modello che nasce con la consapevolezza di dover essere cooperativo;
  • un’esperienza sulla quale si può lavorare è quella dei Centri per la Famiglia: sono spazi di integrazione diffusi su tutto il territorio che godono di finanziamenti costanti e articolati; promuovono reti tra servizi sociali, consultori, pediatri e scuole per l’infanzia; sostengono servizi sulle competenze genitoriali, lo sviluppo di comunità e relazioni inter-familiari e intergenerazionali; prevedono una gestione integrata con responsabilità condivise tra assistenti sociali, educatori e altre figure sociosanitarie;
  • partecipare alla costruzione di comunità cooperanti nei settori del sociale, della salute, dell’educazione e della formazione richiede agli operatori competenze specifiche in ambiti d’intervento che necessitano di continui approfondimenti e aggiornamenti. In questo scenario, il profilo professionale dell’assistente sociale referente territoriale per l’area 0-6, comprende la duplice funzione di rappresentare un settore strategico all’interno del servizio sociale professionale e di garantire il dialogo con gli altri dipartimenti istituzionali e con il Terzo Settore. In particolare, con il Privato sociale la comunità cooperativa sociosanitaria ed educante può facilitare la declinazione di quell’amministrazione condivisa attraverso la quale si rende possibile la pratica della co-programmazione, in attuazione degli artt. 55 e 56 del decreto legislativo 117 del 2017.

Articolo a cura di Renato Briante  Fondazione Nazionale degli Assistenti Sociali, ente partner del progetto Il Buon Inizio – crescere in una comunità che si prende cura 

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