“Non sapevo gestire le emozioni, ora ho imparato”. Clelia, Antonio, Giuseppe e il laboratorio che educa alla scoperta di sè
di metaintelligenze
di Stefano Edward, referente comunicazione per la cabina di regia Giocare per diritto di Palermo
Si concludono i laboratori del progetto Giocare per diritto nell’Istituto Comprensivo Statale “Mattarella-Bonagia” di Palermo. Un percorso che ha visto il coinvolgimento degli alunni e delle alunne delle classi primarie e secondarie di primo grado e la partecipazione dei genitori ai seminari formativi psicologico-giuridici.
Soddisfatta la dirigente scolastica, prof.ssa Francesca Barberi per i feedback ottenuti e l’impatto positivo che ha avuto il progetto nel creare un ponte tra i genitori, la scuola e il territorio. “L’efficacia e la ricaduta di questo progetto all’interno delle classi e con gli alunni che sono stati coinvolti è stato enorme anche per la particolare collaborazione che c’è stata tra le docenti e le operatrici del progetto e che continua ad esserci quest’anno anche con le famiglie attraverso questi seminari di taglio psicologico e giuridico che le operatrici del progetto stanno realizzando con le famiglie. – ha sottolineato Barberi. Questo è un aspetto del progetto che dovrebbe esser potenziato ancora di più oltre il completamento del progetto, perché questo territorio ne ha particolarmente bisogno”.
Le esperienze degli alunni
Clelia, Antonino e Giuseppe sono alcuni degli alunni che hanno partecipato alle attività laboratoriali sulle emozioni, traendone giovamento e comprendendone l’importanza della gestione di esse.
“Io non sapevo gestire le emozioni prima di questo progetto – ammette Giuseppe – per esempio quando ero arrabbiato non volevo sentire a nessuno, dovevo avere ragione io, quando ero triste scoppiavo a piangere e ci voleva tanto per farmi diventare nuovamente felice. Adesso, dopo questo progetto, ho imparato a gestirle, per esempio quando litigo con mia mamma, gli dico che vado nella mia camera per cinque minuti e di riparlarne dopo, quando sono triste certe volte mi trattengo e certe volte piango, ma torno subito felice.” precisa Giuseppe.
L’importanza del lavoro di gruppo che ha contribuito a rafforzare le relazioni umane con i compagni e la felicità dei propri genitori nel vedere la propria figlia coinvolta in formazioni di grande rilievo. Così Clelia ci racconta le sue percezioni: “I lavori di gruppo sono qualcosa che mi sono rimasti impressi – afferma con entusiasmo Clelia – in particolare, il cartellone nel quale dovevamo mettere, in un apposito barattolo, i fagiolini correlati a quella precisa emozione che si provava quel giorno specifico. Ne ho parlato con i miei genitori e sono molto contenti di questa esperienza che ho fatto all’interno del progetto, augurandomi esperienze simili in futuro”.
Antonio ha rivalutato le emozioni positive e loro modalità di gestione: “Le emozioni positive come la felicità, la gioia, prima le vedevo classiche emozioni, invece dopo il progetto, ho capito che sono molto importanti e come esprimerle, se sei in pubblico ti viene da saltare e urlare poi lo fai in un posto dove non c’è nessuno, invece se magari in un posto in cui conosci, puoi saltare, urlare, ogni persona ha un modo suo per esprimere la sua emozione!” .
I risultati delle attività laboratoriali hanno lasciato un segno positivo indelebile nella vita quotidiana del target di alunni coinvolti. Lo si evince dalle parole, piene di speranza, di Giuseppe che auspica un proseguo nel suo avvenire scolastico con attività simili: “Mi sento triste perché il progetto è finito. Vorrei che questo progetto possa ricapitare un’altra volta nell’immediato futuro, per esempio nelle medie, al liceo. E’ un qualcosa che vorrei continuare a rifare”.
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