Un futuro tutto da leggere?

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Foto di Valerio Maggio per Save the Children

Incentivare la lettura attraverso corsi di formazione per operatori e rafforzando i presidi territoriali dove poter accedere ai libri: sarà questo l’impegno del Forum del Libro per i prossimi mesi nell’ambito del progetto Futuro Prossimo.

In questi primi mesi di partecipazione al progetto Futuro Prossimo noi del Forum del libro possiamo dire di aver imparato molte cose e di aver avuto alcune conferme.

Per prima cosa ci stiamo misurando su un terreno concreto in cui le nostre idee sulla promozione della lettura si confrontano con le esigenze di tre comunità simili, ma anche diverse. E questa è la prima cosa da sottolineare: non esiste una periferia, esistono tante periferie e il disagio dei bambini e ragazzi è molto condizionato dalle condizioni materiali in cui vivono e studiano, dalla conformazione stessa del territorio, dalle distanze e dalle presenze all’interno del panorama in cui si muovono. Da qui l’importanza e la necessità di segnare il territorio con tracce e presenze concrete e riconoscibili.

Una delle azioni più concrete, che ci è stata richiesta in modo esplicito, è quella di contribuire a garantire l’accesso alla conoscenza e all’informazione, che noi traduciamo nella necessità di costruire (o di rafforzare) dei presìdi per la lettura, costituiti da biblioteche, o meglio da “posti per leggere”, sia all’interno della scuola che nello spazio urbano.

Del resto, parafrasando la definizione di povertà educativa elaborata da Save the Children, è importante leggere per comprendere, ovvero per acquisire le competenze necessarie per vivere nel mondo di oggi, per condurre una vita autonoma ed attiva, per vivere assieme, per aumentare la capacità di relazione interpersonale e sociale.

E su queste basi il dialogo con il mondo della scuola è stato immediato, come precise sono state le richieste di avere delle indicazioni (e di ragionare insieme) su come costruire un patrimonio bibliografico realmente utile e vicino agli interessi dei ragazzi. In quest’ambito stiamo cercando di attingere al patrimonio di esperienze del nostro gruppo, che ricordiamo è composto da editori, librai, bibliotecari e insegnanti, nel campo della formazione e dell’educazione alla lettura, con proposte concrete, quale ad esempio la B.I.L.L., la Biblioteca della Legalità, il progetto di IBBY che raccoglie il lavoro di alcuni anni nella diffusione della cultura della legalità e giustizia tra i giovani.

Più in generale abbiamo verificato come, all’interno delle molte dimensioni della povertà educativa, la scarsa diffusione della lettura giochi un ruolo fondamentale nell’accentuare il disagio dei ragazzi. Gli interventi di formazione degli operatori che stiamo progettando nei territori, con un approfondimento sulla condizione degli adolescenti, vanno tutti nella direzione di invertire una tendenza, quella della scarsa propensione alla lettura, che purtroppo nel nostro paese è diffusa a tutti i livelli. E il problema non può che essere affrontato con piani d’azione territoriali che, partendo dai bisogni dei ragazzi, cerchi delle risposte integrate e veda la fattiva collaborazione di tutte le realtà aderenti ad una rete partecipata e ampia.

Una conferma importante, infatti, fin da questa prima fase, è stata quella di una metodologia d’intervento cui siamo legati e che abbiamo ritrovato pienamente corrispondente alle esigenze dei territori. Quella della costruzione di reti di collaborazione tra tutte le realtà che intendano operare per la promozione della lettura. In tal modo l’esperienza dei Patti per la lettura che si stanno sperimentando in vari comuni del nostro paese, e che il Forum del libro sta praticando in alcune città italiane, possono diventare una parte importante dei progetti della comunità educante.

Fino a qui quello che stiamo cercando di offrire al progetto.  Ma vorrei sottolineare anche quello che stiamo ricevendo dal progetto: innanzitutto la conferma che la questione della scarsa diffusione della lettura nel nostro paese non si possa affrontare con appelli generici o iniziative sporadiche e valide per ogni occasione, ma vada contrastata cogliendone le radici sociali e culturali e sapendo leggere la condizione specifica dei singoli territori. Con la consapevolezza che le periferie sono tante e sempre diverse e che non sempre coincidono con le aree urbane cui viene dato questo nome.

Articolo a cura di Maurizio Caminito, presidente del Forum del Libro

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