Fonti Quartiere Educante: il progetto ha preso il via, ci attende un lungo cammino insieme

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Il progetto Fonti Quartiere Educante

Ha preso il via nei mesi scorsi il progetto Fonti Quartiere Educante: l’obiettivo è consolidare il prezioso cammino intrapreso dalla comunità educativa a livello territoriale.

Il progetto Fonti Quartiere Educante ha preso il via nei mesi scorsi, con una prima fase di attivazione: si tratta di un percorso che passa attraverso la rigenerazione di nuovi spazi e la stabilizzazione dei processi educativi, sociali e culturali già posti in essere in questi anni all’interno del Centro Fonti San Lorenzo e del quartiere e l’ambiente circostante.

Come si sviluppa Fonti Quartiere Educante: dall’attivazione al Patto Educativo di Comunità

Come si sviluppa Fonti Quartiere Educante
Come si sviluppa Fonti Quartiere Educante

Fonti Quartiere Educante intende mettere insieme le competenze specifiche di partner del territorio coinvolti, organizzazioni del terzo settore ed istituzioni pubbliche, con una progettualità che si sviluppa nel corso di due anni e mezzo. Le fasi progettuali sono cinque:

  • attivazione;
  • co-progettazione;
  • realizzazione culturale;
  • restituzione pubblica;
  • messa in rete.

In questo lungo periodo, dunque, questo progetto – passando attraverso il Patto Educativo di Comunità, del quale parleremo successivamente – trasformerà il quartiere di Fonti San Lorenzo in un centro di sperimentazione educativa, facendone un’esperienza inedita anche a livello nazionale. Al contempo, verranno poste le basi affinché la comunità possa continuare in questo percorso, anche una volta terminato il progetto, adattandosi di volta in volta alle esigenze del contesto.

I partner che affiancano il Centro Fonti San Lorenzo in questo percorso sono:

  • l’Istituto Comprensivo Beniamino Gigli, con cui già in passato – attraverso il progetto Intrecci Educativi – si è dato vita al Sotterfugio, luogo rigenerato come Hub Scolastico e situato all’interno della scuola secondaria inferiore Patrizi, ma autogestito dai ragazzi col supporto degli educatori;
  • Whats Art, associazione di promozione sociale del territorio con cui realizzare laboratori ed eventi nel quartiere;
  • Comune di Recanati, con cui verrà ridefinito l’ecosistema del quartiere;
  • Scarabò, attraverso il Festival di messa in rete “Educazione è comunità”;
  • Omphalos, partner in due azioni, tese alla formazione all’inclusione nel Quartiere Educante e alla creazione di una figura innovativa per il mondo educativo, ovvero l’iper-educatore all’inclusione;
  • infine, l’Università degli Studi di Macerata, referente dell’attività di autovalutazione e presente innanzitutto con attività di supervisione e affiancamento.

Il fine ultimo è un’esperienza educativa comunitaria aperta, circolare, che si basa sulla condivisione e sul mutualismo di conoscenze, spazi e intelligenze. Questa sancirà la nascita del cosiddetto Patto Educativo di Comunità.

La sottoscrizione del Patto Educativo di Comunità

Chi sottoscrive il Patto Educativo di Comunità, passaggio ultimo del percorso di attivazione della comunità che verrà portato avanti nel corso del progetto, si impegna come singolo cittadino, istituzione, ma anche ad esempio come piccolo negozio di quartiere, a diventare parte integrante del Quartiere Educante, stabilendo un quadro formale per le azioni e gli impegni reciproci da intraprendere.

Ma nel concreto come funziona? Ogni attività ha un livello di accesso a bassa soglia, che permette dunque a chiunque desideri partecipare di unirsi liberamente. Coloro che partecipano, possono aderire volontariamente a una specifica rete di riferimento, in base alle proprie esigenze, ma sottoscrivendo e accettando le condizioni condivise dal Quartiere Educante. Si tratta di accordi di durata variabile: possono essere sottoscritti per un anno, così come per un tempo indefinito.

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