ECOLOGIA INTEGRALE PER I DIRITTI DELL’INFANZIA-L’ESPERIENZA DI BRESCIA IN QUESTO PRIMO ANNO

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Ecologia integrale per i Diritti dell’Infanzia è un progetto dedicato alla lotta alla povertà educativa. L’obiettivo è azzerare la povertà neonatale, nei territori di riferimento, agendo sui vari aspetti che influiscono durante i primi 1.000 giorni della vita di un bambino, considerati dal primo giorno di gravidanza al secondo anno di età. Il progetto concentra la propria azione su Messina e Brescia, due territori molto diversi tra loro per caratteristiche socioeconomiche.

Ad un anno dall’avvio, in questo articolo ci concentreremo e parleremo delle peculiarità del progetto nel territorio bresciano e della sua capacità di coinvolgere la comunità.

La complessità delle politiche di supporto alle politiche per l’infanzia e la famiglia risiede nella loro multidimensionalità e nel coinvolgimento di soggetti diversi tra loro, interni e esterni all’amministrazione pubblica. Andando infatti oltre il modello fondamentale di erogazione pubblica e universalistica, Ecologia integrale per i diritti dell’infanzia mira a coinvolgere nel suo processo gli attori locali del ben-essere, i terminali naturali delle relazioni sociali di un territorio, la comunità nel suo complesso.

L’esperienza di Brescia, condotta in partenariato tra Cauto Cooperativa Sociale, Fondazione di Comunità Bresciana e il Comune di Brescia, è un ottimo esempio dell’adattabilità dei concetti chiave del progetto – azione personalizzata, capitale personale di capacitazione, presa in carico della comunità – al contesto di riferimento.

Le “home visiting” e i “tempi delle famiglie” sono due capisaldi del progetto Ecologia integrale per i Diritti dell’Infanzia che a Brescia si sono inseriti, in modo virtuoso e senza inutili duplicazioni, negli interventi, rivolti ai nuovi nati, portati avanti dalla Pubblica Amministrazione.

Il coinvolgimento della comunità, sia di secondo livello, composto dagli stakeholder organizzati che sviluppano politiche per i bambini e le loro famiglie, che di primo livello, che consiste nelle persone che vivono sul territorio, è un aspetto fondamentale.

Per quanto riguarda le organizzazioni e gli enti che lavorano attivamente nel settore, si è potuto verificare l’efficacia e l’efficienza del passaggio da una visione monodimensionale dell’intervento ad una pratica di azione trasversale. Ciò si sostanzia non solo in termini di coordinamento delle azioni tra le varie strutture organizzative, ma anche e soprattutto nella crescente consapevolezza dell’operatore di essere parte di un processo più ampio, che comporta la messa in discussione del proprio ruolo e della propria figura e, di conseguenza, una sua migliore comprensione.

Ma è nel coinvolgimento attivo della comunità, intesa come insieme di cittadini, dove il processo innescato da Ecologia Integrale per i Diritti dell’Infanzia a Brescia mostra le proprie potenzialità in diversi ambiti.

In primo luogo, nel supporto che la comunità dà nell’identificazione delle condizioni di disagio o di rischio, soprattutto laddove queste sfuggano agli inquadramenti forniti da griglie di lettura statiche. La percezione di una situazione a rischio è avvenuta attraverso indicatori informali e non codificati, ma resi chiari per le comunità dall’esperienza sul territorio, che hanno permesso di identificare e trattare preventivamente marginalità non ancora diventate estreme. Questo però non deve far pensare ad un ruolo di mero controllore o succedaneo delle istituzioni pubbliche bensì bisogna piuttosto apprezzare il recupero della rete di protezione, che è funzione primaria della comunità. Grazie alla raccolta di segnalazioni durante incontri mirati o tramite la conoscenza delle opportunità di aiuto, le persone a rischio sono indirizzate verso un percorso di supporto che prevede l’affiancamento di operatori specializzati.

Sarebbe però riduttivo limitare la funzione della comunità alla, se pur importante, segnalazione. Ecologia integrale per i Diritti dell’Infanzia a Brescia coinvolge la comunità in senso positivo, in termini di comunità che accoglie, prima ancora di proteggere: ad ogni nuova nascita viene consegnato il benvenuto sotto forma di un gadget prodotto all’interno della comunità stessa. Si tratta di simboliche copertine, prodotte da VIVA VITTORIA, associazione della città, e Ricuciamo la solidarietà, associazione della zona est di Brescia. Ad oggi sono 250 le copertine realizzate dallo sforzo congiunto di queste due realtà. Oltre alla simbologia rappresentata dal regalo stesso (scelto dalla comunità), l’atto di donare, in particolare a persone che normalmente non ricevono nulla, esprime concretamente il senso di appartenenza ad un sistema di relazioni solidali e non predatorie.

L’introduzione del “capitale personale di capacitazione”, gestito principalmente dalla Fondazione della Comunità Bresciana, mostra l’utilità di intervenire sull’implementazione delle funzionalità sociali che permettono al singolo, o alla famiglia, di recuperare la propria funzione genitoriale, in modo generativo per la comunità. Come ha mostrato l’esperienza, l’uso di risorse per la riduzione dei divari, in luogo dell’erogazione in contributo diretto alla singola situazione, permette a persone in situazione di progressiva disgregazione sociale di recuperare rapidamente un proprio ruolo e la (ri)conoscenza di esso. Un’equipe coinvolta nei progetti operativi identifica, con l’aiuto delle comunità, le situazioni specifiche che possono necessitare di interventi a sostegno, le seleziona sulla base del rischio ed avvia un processo di accompagnamento che inizia sempre con la sottoscrizione di un patto personale. Tramite quest’ultimo, il soggetto dell’azione si impegna, in primo luogo, a recuperare la capacità genitoriale, ristrutturare il proprio valore personale ed utilizzarlo per ricostruire i percorsi di rete sociale. Le risorse finanziarie sono quindi utilizzate come un veicolo di superamento dei divari funzionali, siano essi rappresentati da deficienze delle persone (ad esempio scarse competenze lavorative, ossia, in positivo, il bisogno di tirocinio) o del sistema (mancanza di possibilità di affidare i bambini al di fuori dei tempi istituzionali, ossia, in positivo, il bisogno di un servizio di baby-sitting).

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