Il lavoro educativo con l’ausilio del cavallo
di Artemisia
Una citazione di Helen Thomson recita “Nel montare un cavallo, noi prendiamo in prestito la libertà”.
Vi sono molte evidenze in letteratura a sostegno del fatto che i cavalli permettono, in maniera naturale e spontanea, l’accesso verso un nuovo mondo, fatto non di parole ma di gesti e dove – attraverso il linguaggio del corpo – il cavallo e l’uomo si incontrano e si comprendono (Cairo, 2016).
E così abbiamo voluto unire questa consapevolezza alla nostra competenza e esperienza educativa.
Grazie al Progetto DREAM e alla sinergia con l’APS Cavalli e Carrozze di Prato, abbiamo organizzato e realizzato tre distinti percorsi di attività educativa con l’ausilio dei cavalli rivolti a minori di età tra 6 e 14 anni, raggruppati in sessioni e per classi omogenee di età. Ciascuno di loro, nella propria storia anamnestica, è stato esposto e ha vissuto esperienze sfavorevoli infantili.
L’attività è stata condotta, in cooperazione, da un istruttore di equitazione esperto e da un nostro educatore professionale.
Il maneggio ha esercitato una grande forza attrattiva, rappresentando un contesto informale e ludico-ricreativo che, di per sé, ha reso il lavoro educativo più accessibile sia fisicamente che emotivamente per gli utenti.
L’apprendimento esperienziale con l’ausilio dei cavalli rientra nella categoria di interventi che, secondo la classificazione internazionale, sono denominati Animal-Assisted Interventions (AAI) per cui gli animali hanno un ruolo di supporto nel lavoro educativo, rieducativo e riabilitativo.
Il cavallo rappresenta genuinamente un mediatore relazionale, funge da catalizzatore, motivatore e stimolatore. Permette di stabilire un contatto non solo fisico ma anche e soprattutto empatico, consentendo un intervento sul piano psico-motorio, affettivo-relazionale e cognitivo, con benefici e positive ricadute in termini comunicativi/relazionali, normativi, di regolazione emotiva, di processi maturativi di responsabilizzazione e del prendersi cura di altri, di autoefficacia e autocontrollo.
Da un punto di vista cognitivo favorisce lo sviluppo della concentrazione, della memoria, della capacità di attenzione e lateralizzazione.
A livello di competenze emotive e sociali, il lavoro con i cavalli aumenta l’autostima, l’assertività e la fiducia nelle proprie capacità, aiuta a riconoscere e gestire le proprie emozioni, come ad esempio la paura, favorisce il senso di accettazione incondizionata e una maggiore autostima (Rutgers, 2022). Così come contribuisce in maniera sostanziale allo sviluppo di un’immagine positiva di sé e allo sviluppo dell’empatia (Wesenberg, 2020).
La cura del cavallo aiuta a sviluppare il senso di responsabilità e di rispetto, favorisce l’accettazione e il rispetto delle regole e la creazione di un rapporto di fiducia con un altro diverso da sé (Frascanelli, 2001).
L’intervento si fonda con l’obiettivo primario di creare e mantenere una relazione bambino-cavallo positiva e inizia – secondo un flusso graduale – con le attività di avvicinamento al cavallo, come il contatto fisico modulato, per poi passare alle attività di management, come la scuderizzazione, la strigliatura, l’alimentazione, la sellatura. Si passa poi alla conduzione a mano e guida a terra con le redini lunghe e successivamente alla monta. Proprio la possibilità di sedersi sul cavallo permette al/la bambino/a di sperimentare l’esperienza di lasciarsi trasportare – con un movimento ritmico, regolare e tridimensionale – e di affidarsi con fiducia, ricevendone un senso di rilassamento fisico e mentale.
Nel nostro caso, l’intento fondante della nostra attività era quello di far sperimentare al/la bambino/a che ha subìto esperienze mal-trattanti, interiorizzando specifici modelli operativi post-traumatici, una nuova situazione in cui esso stesso metteva in atto pratiche ben-trattanti attraverso la cura e l’accudimento del cavallo che, intrinsecamente, ha rappresentato un facilitatore dell’accesso del/la bambino/a a un’esperienza emozionale correttiva.
In una nostra piccola intervista, abbiamo chiesto alle bambine e ai bambini che hanno preso parte all’attività di condividere un pensiero, un’emozione, una sensazione che sintetizzasse la loro esperienza e così, due di loro, ci hanno risposto:
- A me dei cavalli mi piace cavalcarli, spazzolarli, portare da mangiare, un po’ di tutto … diciamo. Per me ogni giorno è più bello quando cavalco i cavalli e mi piace fare gli esercizi. Cavalcarli te l’ho già detto. Mi piace tutto quello dei cavalli. Anche fargli acconciature, le trecce … bello. È bello cavalcare i cavalli (B.L., 7 anni);
- Mi piace andare a vedere e cavalcare i cavalli tutti i martedì. Poi ho cavalcato Bella e Zeus, tante volte (R.Y., 6 anni).
Per tornare alla citazione iniziale, ci piace pensare d’aver preso in prestito un po’ di libertà grazie a questa attività. Per i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze che abbiamo in carico. E noi operatori con loro.
Paolo Di Mattia, Alice Cooperativa Sociale
Responsabile per la realizzazione del Progetto DREAM nell’area pratese
Riferimenti bibliografici:
- Cairo, M. (2020). Green care e interventi assistiti con gli animali. Ambiti ed esperienze. EDUCatt Università Cattolica.
- Cerino, S. (2022). Relazione uomo-animale negli interventi assistiti con il cavallo in psichiatria. Metodologie per la valutazione dell’idoneità e del benessere animale negli Interventi Assistiti con gli Animali. ISS.
- Gennari M. (1988). Pedagogia degli ambienti educativi. Armando.
- Montagner H. (2001). Il bambino, l’animale e la scuola, Perdisa.
- Mortari, L. (2008). Apprendere dall’esperienza. Carocci.
- Frascanelli, M., Citterio, D. (2001). Trattato di Riabilitazione Equestre. Il Minotauro.
- Rutgers, P. (2022). Wow, my teacher is a horse. The strenghtening of executive functions through experiential learning. Friesen Press Editions.
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