L’ultimo libro di Roberta Luberti nelle parole di Teresa Bruno

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Il vento busaron. Una storia vera (Pendragon, 2024) è l’ultimo dono che Roberta Luberti fa a tutte noi, dopo quasi trent’anni di pubblicazioni scientifiche che hanno contribuito a rompere il silenzio e la superficialità con cui la violenza verso le donne, i bambini, le bambine e gli adolescenti veniva trattata nel nostro paese.

L’ho letto con gratitudine avendo condiviso un lungo pezzo di strada con Roberta nel lavoro per contrastare la violenza verso le donne, i bambini e gli adolescenti. Nei primi anni novanta, dare voce e credibilità alle e ai sopravvissuti alla violenza, era ancora un atto rivoluzionario e poche erano le realtà che, nel nostro paese, portavano alla luce la complessità del danno da loro subito.

Abbiamo condiviso con lei in Artemisia una accanita ricerca di conoscenza e di strumenti per capire come, rispettosamente, aiutare le sopravvissute e i sopravvissuti a ritrovare le proprie ali e la forza di volare.   Una strada di lunghi confronti e condivisione di pensieri, una strada di lotta per dare voce a chi era stata tolta da chi aveva tradito la loro fiducia.

Una storia vera, è questo il cuore del libro dove, con coraggio, Roberta ripercorre la sua vita con una capacità di raccontare che riconosco insieme alla sua ironia. La sua scrittura ha una vena poetica che riesce a comunicarci la sua esperienza di riconnessione di parti di sé, attraverso un percorso per ritrovare un senso e una coerenza perduti nelle esperienze dolorose vissute nell’infanzia, nell’indifferenza colpevole degli adulti.

In questo ultimo libro di Roberta riconosciamo la sua autenticità, a volte scomoda, nel raccontare la complessità del vissuto traumatico, lo sguardo bambino, il difficile connettersi con i ricordi dando loro una coerenza. Ma soprattutto   la capacità di sapersi nutrire di ciò che di buono incontri nella vita: gli amici, la scoperta di altri mondi, il piacere della conoscenza. Sento al cuore del suo scritto la ricerca continua di trasformare il dolore, di vedere le piccole cose buone e ritrovare un senso, un significato nella propria storia. Sento il suo coraggio, la sua intransigenza e il suo amore per la verità.

Non posso fare altro che riportare le parole che ci fanno entrare in quel meraviglioso processo di riappropriazione di sé che il libro descrive.

“Sono un medico psicoterapeuta e ho avuto un’infanzia e un’adolescenza devastate, perché la famiglia in cui sono nata era un disastro. Ho sofferto di una vasta gamma di sintomi post traumatici, ho corso molti rischi e in diversi momenti me la sono cavata per il rotto della cuffia, per merito di quei fattori, circostanze, persone, eventi, risorse personali residue, che attenuano gli esiti negativi e possono quindi cambiare le possibili traiettorie di vita….Questi fattori protettivi……hanno fatto sì che non si esaurisse in me del tutto lo spirito di sopravvivenza e non si essiccasse il ricordo della gioia, che avevo provato in molti momenti, e non perdessi memoria di come un tempo erano bellissime tante cose intorno, cose che con l’accadere degli eventi traumatici si sono via via appannate e sono diventate quindi di un colore uniformemente grigio, se non nero”.

Chi vive esperienze traumatiche, soprattutto in età evolutiva, spesso pensa di essere danneggiato irrimediabilmente e vive un senso di vergogna che dovrebbe provare invece l’aggressore. Roberta ci fa entrare in contatto con la possibilità di ogni sopravvissuto/a di riprendersi il potere e il controllo sulla propria vita e di riattivare le risorse devitalizzate dalle azioni malvage e dalle omissioni di altri esseri umani.

Scrive alla fine del libro: “C’è sempre la possibilità di avere bisogno di aiuto. Imparare è bellissimo e ci dà strumenti e risorse per poter guardare il mondo in modo sufficientemente lucido preservando la capacità di amore e benevolenza verso ciò che è bello, nonostante gli orrori che noi umani riusciamo a fare e per i quali non dobbiamo smettere di indignarci. L’indignazione è una delle risorse umane che ci possono far agire affinché certe cose non succedano più, pur sapendo benissimo che risuccederanno…. .Ma comportarci come se questo cambiamento fosse possibile, fa la differenza, e se non la fa a livello di decisi miglioramenti globali, la fa per le singole persone sofferenti, attraverso la volontà e la capacità di vederle, di ascoltarle e supportarle.

 

Il libro 

Il vento busaron. Una storia vera di Roberta Luberti è pubblicato dalla casa editrice Pedragon e può essere acquistato a partire dall’11 ottobre in tutte le librerie, sul sito dell’editore  o sui principali shop online.

 

Roberta Luberti

Socia fondatrice di Artemisia, medica e psicoterapeuta, è stata per molti anni Responsabile e anima del Settore Minori dell’Associazione e Presidente del Cismai.

Chiunque lavori, lavorerà o abbia lavorato negli ultimi trent’anni nel mondo della tutela, le deve molto. Pioniera, insieme ad altri/e, nel portare all’attenzione nel nostro paese il tema dell’abuso e del maltrattamento all’infanzia, ha contribuito a farlo diventare un fatto di interesse pubblico togliendolo dalla pericolosa dimensione di “segreto di famiglia”, sottolineando il ruolo e il valore della collettività nella protezione dei bambini e delle bambine e l’importanza della collaborazione tra istituzioni e realtà del privato sociale specializzate nel contrasto alla violenza.

Fondamentali anche i suoi contributi scientifici, soprattutto sullo studio e sul trattamento degli effetti a lungo termine dell’abuso sessuale subito in età minore e sulla violenza assistita, altra frontiera della quale Roberta Luberti è stata tra i primi in Italia a comprendere la portata, e la necessità di attenzione e di approfondimento.

Il suo lavoro tenace e appassionato ha raggiunto moltissimi tra operatrici ed operatori della rete, che con lei si sono formati, informati, aggiornati.

 

Teresa Bruno

Psicologa psicoterapeuta, libera professionista, collabora dal 1995 con il Centro Antiviolenza Artemisia di cui è stata anche presidente, condividendo un tratto di strada con Roberta Luberti.

È autrice di Bambini nella tempesta. Gli orfani di femminicidio (Edizioni Paoline, 2022) e di numerosi articoli e saggi temi della violenza nelle relazioni interpersonali, sul trattamento degli esiti traumatici nelle vittime, sull’impatto negli operatori del lavoro con persone traumatizzate, sulle attività dei centri antiviolenza.

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