SCUOLE CHIUSE E CUORI APERTI
di Exodus
Il laboratorio sulle emozioni degli adolescenti dell’IPSC Polo-Bonghi di Bastia Umbra, raccontato da Maria, educatrice del Polo Exodus di Assisi del Progetto Donmilani2: Ragazzi Fuoriserie, selezionato da Con i Bambini
“Fai ciò che puoi con quello che hai, nel posto in cui sei”: una frase che mi è stata ricordata da un collega durante la prima chiusura totale. L’ho fatta mia e me la ripeto ogni volta che, un po’ sconfortata, mi ritrovo da sola davanti ad un pc a parlare di relazioni e di emozioni con loro… i ragazzi dell’istituto superiore di Bastia Umbra.
Da qui nasce un laboratorio sulle emozioni dal titolo “Ma io… come mi sento?”
“Come mi sento?” in un periodo storico in cui viene misurata continuamente la temperatura corporea ma non quella delle nostre emozioni, in cui siamo attenti e prudenti alla nostra salute fisica e a quella di chi ci circonda. La mascherina e il distanziamento sono le armi più importanti per proteggerci, ormai lo sappiamo bene.
Ma che cosa abbiamo per preservare la salute psicologica, i bisogni educativi ed emotivi dei nostri ragazzi? Noi ci stiamo provando con la “parola”, proviamo a rappresentare i vissuti emotivi per capirli meglio e per sentirci meno soli.
Lo scopo di questo laboratorio è semplicemente quello di dare voce ai nostri ragazzi che, purtroppo fino ad ora, hanno letteralmente subìto cambiamenti su cambiamenti, in un clima di incessante incertezza e probabilmente anche di rassegnazione: “Come va ragazzi con la didattica a distanza?”, “Va…” la loro risposta più frequente. Abbiamo così cercato creare un “contenitore” in grado di raccogliere i pensieri e le paure che ci accomunano e anche quelle che ci rendono così diversi l’uno dall’altro.
Insieme stiamo cercando di conoscere le emozioni per gestirle meglio, per stare meglio con gli altri e con noi stessi. Cerchiamo di ascoltare l’altro sospendendo il giudizio, in contrapposizione al mondo fuori che si sta perdendo tra mille critiche e divisioni di opinioni.
Riscopriamo il potere di un’opera d’arte sulle nostre sensazioni affettive e ci emozioniamo insieme ascoltando la musica pop e quella classica, per poi raccontarci le immagini e i ricordi che ci sono venuti in mente.
Scopriamo che finalmente siamo tutti intelligenti in diverso modo perché tutti ma proprio tutti abbiamo un talento, piccolo o grande (Massimo G.): il vero problema è non sapere di possederlo. Scopriamo che tutte le emozioni sono indispensabili, anche la signora Tristezza che ultimamente sembra fare da padrona nelle nostre vite ci sta facendo riflettere su quanto sia bella la normalità e che tante cose non sono così scontate.
È nel dare che si riceve. È una delle prime cose che ho imparato lavorando con gli adolescenti. Ultimamente è nel supportare loro che ricevo la forza per dare valore a questo tempo che sembra così sterile. Non è giusto vivere in attesa che arrivino tempi migliori. Me lo ha fatto notare Anna, che in un’immagine astratta, disordinata, asimmetrica e piena oggetti irriconoscibili ci ha visto, a differenza di tutti gli altri, tanti diversi cassetti di felicità perché comunque la felicità ha tante forme; mentre nel Bal au moulin del la Galette di Renoir, Giulia individua in mezzo a tanti sorrisi un viso triste, forse l’unico in mezzo a tanti volti felici in un clima di festa.
La felicità (e la tristezza) risiedono nelle piccole cose, bisogna farci solo più caso.
Maria Sorrentino, Educatrice Polo Donmilani2 Assisi
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