DON MILANI, E LA PROPOSTA DI UNA SCUOLA CHE CAMBIA LA SCUOLA

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La scuola italiana oggi ha tanto bisogno dell’insegnamento di don Milani. Quasi mai viene messa in discussione la scuola, “sono i ragazzi che vanno cambiati” spesso si pensa. Sono rare le domande sul meccanismo, ma è proprio lì, che oggi si deve intervenire.

 

Per la seconda prova di maturità 2019 – nei licei con indirizzo in scienze umane – tra le proposte c’è anche Don Milani con il brano “Lettera a una professoressa”. Franco Taverna, Coordinatore Nazionale di Fondazione Exodus e Responsabile del ProgettoDonmilani2: Ragazzi Fuoriserie”, selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il Contrasto della povertà educativa minorile, fa un commento sulla figura del Priore di Barbiana e quanto sia stato importante e innovativo il suo approccio nella pedagogia.

«La scuola italiana», dice Franco Taverna, «oggi ha tanto bisogno dell’insegnamento di don Milani. Gli Istituti scolastici, infatti, considerano le varie manifestazioni di disagio scolastico come un inciampo sul corretto funzionamento del programma e perciò, anche noi di Exodus, veniamo chiamati per farci carico dell’ingranaggio guasto, per aggiustarlo e poterlo così rimettere nel meccanismo. Quasi mai viene messa in discussione la scuola, “sono i ragazzi che vanno cambiati” spesso si pensa. Sono rare le domande sul meccanismo, ma è proprio lì, come insegna il Priore di Barbiana e come anche noi crediamo che si deve oggi intervenire. Tra gli elementi fondamentali dell’approccio di don Lorenzo Milani mi piace ricordare oggi quelli che sono diventati i cardini di un grande progetto condotto dalla Fondazione Exodus in una decina di territori della nostra penisola, un progetto che, guarda caso, si chiama proprio “Donmilani2: Ragazzi Fuoriserie”.

Il primo certamente è la passione educativa che vediamo come il vero cuore dell’approccio del priore di Barbiana con i suoi ragazzi. Ciò che ha reso efficace il suo insegnamento, ciò che in definitiva ha reso possibile il riscatto di quei ragazzi attraverso la padronanza della lingua e la consapevolezza del mondo intorno a loro, è stata la qualità del suo rapporto con loro. Don Lorenzo non aveva solo adottato un metodo educativo, era diventato qualcuno per i ragazzi, e i ragazzi erano per lui vera e propria ragione di vita. Passione ricca di tutte le sfumature possibili delle passioni autentiche, che non si manifesta solo nell’atto di trasmettere il sapere ma specialmente nei momenti cardinali della vita. Scrisse un giorno a Francuccio: “bisogna mangiare insieme alle persone che amiamo e così bisogna coltivarsi insieme alle persone che amiamo”. Uno dei suoi allievi, quasi un figlio adottivo di Don Milani, Michele Gesualdi: “Il fascino e la riuscita della scuola di Barbiana non era tanto e solo dovuta ai metodi di don Lorenzo e alle sue idee, ma soprattutto al fatto di essere guidata da un uomo, tanto uomo e tanto libero, quanto forse nessuno di noi fino ad oggi sia stato».

«Un altro elemento di grande importanza», continua il segretario di Exodus, «è il valore della creatività e, più in generale della esperienza, dell’imparare facendo. Nella scuola di Barbiana c’era sempre una corrispondenza tra la teoria e la pratica, ed alla seconda era assegnato un posto di rilievo: don Lorenzo allestì in due stanze della Canonica una fucina e una officina nelle quali i ragazzi costruivano tutti gli attrezzi per la casa e per la scuola. Per studiare l’astronomia, materia importante per Don Lorenzo, costruirono insieme un astrolabio. È vero poi che a Barbiana non si giocava a calcio (!) ma veniva usata un’ora al giorno per pratiche sportive, lo sci d’inverno e il nuoto d’estate, “materie scolastiche particolarmente appassionanti”. Anche il disegno dal vivo e la composizione di mosaici furono attività promosse dalla scuola del Priore».

«Tra i tanti aspetti rilevanti della proposta di Don Milani considero anche un ultimo fondamentale elemento che riguarda il tema della valutazione del percorso scolastico. Tutti conoscono il detto di Don Milani: “Non è giusto far parti uguali fra disuguali”. E qui bisognerebbe rileggere attentamente “Lettera ad una professoressa” . Pagine vibranti, a tratti severe, tanti e tanti esempi sono portati da Don Lorenzo per far comprendere alla professoressa che una scuola che livella tutti gli studenti senza considerare la loro storia, la loro provenienza, i loro punti di partenza, è una scuola ingiusta. “Se si perde loro (i ragazzi più difficili) la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.

Strumento di questa discriminazione sono i voti. E infatti nella scuola di Barbiana non esistono voti. Non esistono bocciature. I ragazzi sono rispettati nella loro diversità, a tutti è chiesto il massimo impegno, ma non per tutti è della stessa misura. I percorsi di crescita non sono uguali, c’è chi cammina piano e chi veloce, dipende dal fiato e dall’equipaggiamento, ognuno ha tempi e modi di apprendimento propri e la valutazione dei progressi va fatta rispettando queste condizioni e caratteristiche di base. La scuola di Don Lorenzo è attenta alle disuguaglianze e impegnata a creare condizioni di equità.

Con questi ingredienti, dunque, abbiamo provato ad imbastire le nostre esperienze. A volte ci siamo riusciti tanto, a volte poco, altre volte ancora niente. Per fortuna l’educazione non è una scienza esatta!

Il progetto “Donmilani2: Ragazzi Fuoriserie” ha preso varie forme, a seconda dei differenti territori, delle richieste delle scuole e delle caratteristiche individuali dei ragazzi e dei gruppi classe».

Fondazione Exodus – pubblicato su “VITA non profit “

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