VIAGGIO IN MARE APERTO: SIAMO PRONTI A LASCIARCI CAMBIARE?
di Exodus
Il “Diario di Bordo” dei ragazzi del “Donmilani2: Ragazzi Fuoriserie” – Polo di Viterbo – all’Isola d’Elba
Prendete un gruppo di adolescenti curiosi. Un’isola fantastica da esplorare. Un gruppo di educatori appassionati… e due di barche a vela! È quello che ha fatto il progetto “Donmilani2: Ragazzi Fuoriserie” di Fondazione Exodus, selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il Contrasto della povertà educativa minorile.
La “Cooperativa Gli Aquiloni”, partner del Progetto per il Polo di Viterbo, è partita con un gruppo di 10 ragazzi per un’esperienza indimenticabile sull’isola d’Elba, su due barche a vela messe a disposizione dall’Associazione “I Tetragonauti” (altro partner del progetto).
Sono stati giorni intensi, dove comodità e certezze “casalinghe” hanno lasciato spazio all’avventura e alle emozioni.
Il silenzio, le parole, il rispetto, la collaborazione e il “fare gruppo” sono state le parole chiave di questo viaggio… perché le traversate in mare aperto si possono fare solo quando insieme si mettono più cuori.
Ecco il “Diario di Bordo” di questa avventura scritto dei ragazzi:
#giorno1 – L’avventura comincia…
Come comincia un diario di viaggio? così, come comincia un’avventura… il foglio è bianco e pronto ad accogliere le nostre aspettative, le nostre incertezze, le nostre paure. Eh sì perché quando ci si mette in viaggio la cosa più importante è il desiderio che portiamo con noi, la voglia di fare e vedere cose nuove, ma poi siamo davvero disposti a lasciarci cambiare? Domande, dubbi, desideri li mettiamo nello zaino insieme a vestiti e oggetti che scopriremo essere indispensabili o superflui… è cosi che un gruppo di 10 ragazzi adolescenti o poco più si mette per strada, aspettando che il vento sia favorevole per salpare alla volta dell’isola che c’è… che l’avventura abbia inizio!
#giorno2 – Cambio di rotta… direzione Porto Azzurro
Giornata impegnativa. Colazione sottocoperta e poi via verso il largo! Abbiamo cominciato a navigare cazzando le cime e guidando il timone. Sosta per pranzo tutti insieme allo “Scoglietto” e i più coraggiosi si sono buttati nel mare, tanto limpido quanto gelido. Nel pomeriggio abbiamo ripreso la rotta verso il porto dove avremmo dovuto attraccare per cenare e dormire, ma per il troppo vento c’era il pericolo di passare una nottataccia, quindi, cambio di rotta e ci siamo imbarcati verso Porto Azzurro. Impresa molto impegnativa e faticosa… ma come si dice: chi la dura, la vince! Così abbiamo attraccato, cenato e avuto un momento di riflessione e “Parola” tra di noi, molto intenso. Domani ci aspetta un’altra avventura con altrettante emozioni!
#giorno3 – Punta Calamita e i misteri della vecchia miniera
La giornata è iniziata con qualche difficoltà, dopo intere giornate in barca alcuni di noi avevano bisogno della terraferma e quindi, dopo la colazione… tutti a terra a Porto Azzurro. Tra un gelato e una passeggiata anche un momento di incontro tra di noi, di “Parola”. È stato utile per vivere questa esperienza anche attraverso gli occhi e le sensazioni dei nostri compagni di viaggio e tra un’emozione e l’altra era già finito il tempo di stare con i piedi per terra, si torna in mare!
Partiamo subito con la navigazione, una piccola sosta per pranzare e fare il bagno sopra il relitto di un aereo e subito si prosegue verso “Punta Calamita”. Una volta arrivati e buttata l’ancora siamo scesi su una piccola spiaggia, ci siamo incamminati e, ammirando panorami mozzafiato, siamo arrivati ad una vecchia miniera di ferro.
Questo luogo ci ha lasciati senza parole, era incredibile la sua storia e la sua immensità. L’intera visita alla miniera è stata arricchita dai racconti e dalle storie di Stany, il nostro “Capitano”, che avremmo ascoltato per ore intere senza mai distrarci.
È ora di ripartite, tutti pronti ad aprire le vele e tra una virata e l’altra, seguendo il vento, siamo arrivati a Margidore. La giornata stava finendo e non abbiamo perso l’occasione di passare un momento a guardare le stelle, insieme.
E se abbiamo imparato che la barca a vela ci insegna la calma, ci insegna a sapere aspettare, non ci resta che aspettare con tanta voglia di scoprire una nuova giornata. Buonanotte Elba!
#giorno4 – Il silenzio, le parole, gli abbracci… emozioni
E’ mattina, tira vento e le vele si aprono per affrontare le onde, si naviga bene tra il silenzio del mare e i comandi del Capitano. Per la prima volta attracchiamo nel cantiere navale per raggiungere “la Mammoletta”, la Casa di Exodus di Elba. Abbiamo pranzato insieme e condiviso un momento di riflessione , con i ragazzi. Le emozioni iniziano a farsi sentire, chi con ansia, chi con paura ha provato a raccontare un po’ la propria vita mettendo a nudo le proprie fragilità e facendo uscire lacrime o riuscendo ad essere più libero dentro.
Ogni racconto ha lasciato in noi insegnamenti e ricordi che di certo non si dimenticano con poco. Torniamo in barca e, facendo i primi saluti, ci rendiamo conto che la settimana è volata e c’è voglia di restare ancora qua. Si fa sera, chi di turno prepara la cena, poi tutti sul “Maria Teresa”. Un altro cerchio era pronto ad ascoltare le nostre parole che una dopo l’altra sono uscite leggere e piene di emozioni. Qualche abbraccio è stato la casa di lacrime e libertà, per andare a dormire felici e più leggeri.
#giorno5 – Vorrei questi giorni non finissero mai
Ormai sono un po’ di giorni che stiamo “fermi” all’isola d’Elba e devo dire che piano piano mi sto ambientando e abituando a certe regole che prima di partire non pensavo io riuscissi a rispettare. Sto vivendo un’avventura davvero fantastica, perché sto scoprendo i miei lati fragili che finora avevo sempre ignorato o cercato di nascondere, forse perché mostrarmi vulnerabile davanti agli altri mi ha sempre dato un po’ di vergogna soprattutto con i miei genitori e mia sorella.
Con loro non parlo mai dei miei problemi, invece, dopo questa esperienza sento proprio il bisogno di parlargli di alcuni miei disagi, che porto, diciamo, da sempre. Mi sento un’altra persona: più matura e responsabile.
Ho capito cosa significa lavoro di gruppo ma soprattutto ho capito che cos’è il rispetto e, se ci penso, mi viene da piangere perché mi vengono in mente tutte le volte che ho trattato male la mia famiglia per cose fondamentalmente inutili, soprattutto perché loro mi hanno sempre dato il mondo. Da una parte infatti non vedo l’ora di ritornare per dirgli grazie di tutto ciò che fanno per me e chiedergli soprattutto scusa, ma d’altra parte vorrei che questi giorni non finissero mai.
#giorno6 – Ascoltare, tornare, testimoniare
Ultimo giorno di navigazione. Tornare a casa è sempre bello, riabbracciare la famiglia e gli amici. Ritornare alla quotidianità. Ma una volta arrivati quello che ognuno di noi è chiamato a fare è testimoniare, raccontare questa esperienza in tutte le sue sfaccettature.
Allora voglio dirvi che in questi giorni vissuti su una barca in precarietà mi sono ricordata di come mi fa stare bene, a prendermi cura della persona che mi sta accanto. Mi fa stare bene essere gentile e amare, “chiedere scusa, permesso e grazie”. Comunicare, condividere le difficoltà le paure e le fragilità mi fa sentire più leggera e sospirare. Ascoltare le parole di chi mi è vicino e sentirle anche mie.
Ascoltare il silenzio fuori e il silenzio che mi parla dentro. E ora qui seduta sulla prua della barca con il vento che spinge le vele abbraccio la vita, questa vita! È questo quello che voglio e devo condividere, affinché non venga perso in mare, in modo tale che anche chi non c’era capisca cosa ho sentito, imparato, visto e come sono io!
Allora avanti tutta, cazza la randa, lasca il fiocco, c’è qualcuno a casa che mi aspetta!
Progetto “Donmilani2: Ragazzi Fuoriserie” – Polo Viterbo
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