2 aprile: Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo

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Pablo, il cartone animato in onda su Rai YoYo che parla di autismo ai bambini.

Nel 2007 l’ONU ha istituito la ricorrenza per richiamare l’attenzione di tutti sui diritti delle persone nello spettro autistico. Secondo i dati più recenti, in Italia 1 bambino su 77 (tra i 7 e i 9 anni) presenta un disturbo classificabile nello spettro autistico. 

Negli ultimi anni anche il lessico comune, quello da Bar o da social network, ha iniziato a prendere confidenza con la definizione di “spettro autistico”. Il termine Autismo fu coniato dallo psichiatra Eugen Bleuler nel 1916 per descrivere i sintomi più negativi della schizofrenia: il ritiro sociale, l’impossibilità di dimostrare di provare piacere e la mancanza di attenzione o curiosità verso oggetti del contesto. 

Il termine Autismo nel suo significato letterale vuol dire “stare soli con se stessi”. Non è un caso che il dott. Bleuler fece ricorso al greco. Greco, Tedesco e Giapponese hanno un lessico generativo, creano forme inaspettate per ampliare i confini della conoscenza e fornendo un nome preciso a qualcosa che preciso -ancora- non è.  Da quando esiste il mondo, nominare qualcosa è la prima cosa da fare per condividere con gli altri ciò che vediamo, immaginiamo, proviamo. 

Un nuovo termine costringe a vedere le cose necessariamente in modo diverso. E nel tempo si è passati da Autismo a Spettro Autistico.
Funziona più o meno come per i colori primari. Non serve essere pittori, basta aver cambiato almeno una volta nella vita le cartucce alla stampante: tutti sappiamo che con tre colori possiamo arrivare ad un’infinita possibilità di sfumature. 

Se sostituiamo i tre colori primari con tre elementi che caratterizzando ogni individuo (interazione sociale, comunicazione e interessi) possiamo affermare che a seconda della presenza di questi elementi il quadro e i bisogni individuali cambiano. Ogni bambino nello spettro autistico può essere considerato come un’opera unica e irripetibile che, a seconda del contesto in cui vive e di alcune caratteristiche personali, potrà esprimere dei bisogni speciali. Lo sforzo è fare assieme un salto culturale non da poco per iniziare a parlare di persone con disturbi e non di persone disturbate, di malattie e non di malati. Questo salto consente di concentrarci sulle terapie e sui trattamenti, sull’ambiente di vita e la qualità dei servizi, di spostarci sul piano del Fare e non del Compatire. 

Solitamente le diagnosi vengono fatte tra i 2 e i 4 anni quando si iniziano a notare delle alterazioni nello sviluppo sociale, del linguaggio e di interazione con il contesto. Come evidenziato nel precedente contributo del blog: i servizi zerosei sono un laboratorio di relazioni da cui si dirama il benessere di tutta la comunità. Occorre garantire servizi inclusivi e questo è un compito che spetta alla Politica e ai ruoli tecnici. Altrettanto importante è promuovere una cultura inclusiva, anche tra i piccolissimi, è questo è un compito di tutti. Si può e si deve parlare di autismo anche ai bambini per fornire loro un lessico nuovo.

Consentire anche a loro di dare un nome a qualcosa di poco chiaro vedere cose che altrimenti resterebbero invisibili.
In questi giorni a casa, ancora per poco per fortuna, consigliamo di iniziare a guardare alcuni contributi della RAI. In occasione della giornata di oggi verrà trasmesso iil corto animato “Lo specchio di Lorenzo”, ma sono tante le cose che la RAI negli ultimi tempi sta facendo per promuovere una cultura inclusiva. C’è la serie di Lampadino e Caramella, un cartoon rivoluzionario perché è realizzato per poter essere visto da bambini con deficit sensoriali e non, c’è Pablo che trasforma in disegni i suoi pensieri e racconta il “mondo tutto suo”.
Iniziamo a far diventare nostri i mondi degli altri. 

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