Le storie di Comunità in crescita: strumenti di inclusività

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Inclusività

I giovani che arrivano dall’Afghanistan si trovano ad avere una possibilità di rivalsa nei confronti della vita. Comunità in crescita vuole accompagnarli in questo cammino aiutandoli con tutti gli strumenti possibili e, tra questi, la tecnologia offre un supporto fondamentale. 

Per i ragazzi che hanno sempre vissuto in Italia possedere un cellulare, un tablet o un computer è un aspetto normale della quotidianità; ma per le ragazze di cui vi racconteremo la storia – Kalina e Samira – questi strumenti hanno rappresentato il mezzo attraverso cui raggiungere l’indipendenza e l’emancipazione necessarie a una crescita psichica ed affettiva. 

 

Il mondo a portata di tablet

Quando arriva in Italia due anni fa, Kalina ha dodici anni ed è in fuga con la famiglia dal regime talebano. Fin da subito Comunità in crescita si è presa cura di loro, fornendogli tutte le risorse necessarie all’integrazione: attraverso la rete di volontariato territoriale, i nostri operatori hanno accompagnato la ragazza e i suoi famigliari nei primi passi di avvicinamento al territorio, di relazioni di buon vicinato e di supporto all’apprendimento dell’italiano. 

Kalina guarda al futuro con occhi pieni di speranza: è in una fase delicatissima della vita, da bambina sta ormai diventando una giovane ragazza e sta scoprendo le possibilità che il mondo le offre. E lo fa anche attraverso l’uso di un tablet che le permette di svolgere appieno le attività scolastiche e di partecipare alle uscite didattiche. 

Oggi, a quattordici anni, Kalina ha una rete di legami sociali con i suoi coetanei e con il mondo. Anche la famiglia la vede cambiata, più determinata nelle sue scelte, sempre pronta a proporre qualcosa di nuovo ai suoi cari, a volte quasi travolti dalla sua energia positiva e dal suo grande entusiasmo.

Noi saremo accanto a lei in ogni passo verso la realizzazione del suo sogno: diventare medico e aiutare il suo popolo a guarire dalle ferite che la guerra continua a causare.

 

Un computer per connettersi agli altri

Samira arriva in Italia a diciotto anni grazie all’operazione Aquila Omnia condotta nell’agosto del 2021 dal Ministero della Difesa italiano per permettere la fuga della popolazione afghana dai Talebani. In Afghanistan, il padre di Samira lavorava come autista per l’ambasciata italiana e questo aveva reso l’uomo e la sua famiglia un bersaglio del regime talebano che aveva cominciato a considerarli collaborazionisti del governo italiano e di quello statunitense. Tutta la famiglia dunque viene portata via in fretta e se inizialmente viene affidata al Centro di Accoglienza Straordinaria in Liguria, in seguito se ne incarica il Sistema di Accoglienza e Integrazione, e la famiglia deve cambiare città. 

In mezzo a tutti questi cambiamenti, Samira non si perde d’animo e cerca con determinazione di trovare punti d’incontro tra la sua cultura e quella italiana così da poter instaurare relazioni sociali con i suoi coetanei. Le difficoltà sono tante, prima fra tutte la mancanza di mezzi adeguati alle richieste scolastiche nei lavori di gruppi, da cui la ragazza si isola spinta dalla vergogna di non avere gli stessi strumenti dei suoi compagni.  

Grazie all’incontro con Comunità in crescita, Samira ha ricevuto un computer che è stato per lei una svolta sia da un punto di vista scolastico che sociale: così infatti ha potuto svolgere le attività scolastiche e collaborare con i compagni, creando legami affettivi con alcune ragazze. 

In una realtà sempre più integrata con la tecnologia, per una ragazza come Samira possedere un computer ha significato avere accesso alla cultura e poter instaurare legami con gli altri; le ha permesso, insomma, di orientarsi con fiducia nel mondo. 

 

Ringraziamo gli operatori di Fondazione Pangea Onlus per averci condiviso queste storie di forza e determinazione.

 

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