Genitori in scena: esperienze di comunità e crescita
di circolovega4
Il progetto La Comunità entra in scena ha consentito ad oltre venti famiglie di fare un percorso di sostegno alla genitorialità, singolarmente e/o in gruppo.
Attraverso un brevissimo questionario sono stati raccolti i pareri dei partecipanti sull’esperienza.
Eccone un esempio: “Riuscire a gestire i momenti di difficoltà con più lucidità e consapevolezza, accettare le nostre fragilità senza farne un dramma e costruire un rapporto familiare basato su una comunicazione consapevole.”
La maggiore consapevolezza è riconosciuta, da quasi il 90% dei genitori, come il principale risultato del percorso fatto.
Uno strumento per migliorare la comprensione delle dinamiche familiari ma anche qualche suggerimento per l’azione: “Una maggiore consapevolezza di noi, delle nostre emozioni e delle “buone pratiche” da mettere in campo per scardinare loop che producono negatività”. L’80% i genitori dichiara infatti che il supporto familiare ha offerto loro utili “consigli per educare”.
Più consapevoli e più attrezzati. Il tempo per stare di più con i figli è ancora un traguardo da raggiungere per circa la metà dei genitori coinvolti ma tutti si dichiarano davvero soddisfatti del percorso fatto.
Un genitore racconta la sua esperienza……
Abito vicino al Centro di Aggregazione del Circolo “Vega” e ho cominciato frequentando un corso di yoga. Poi il centro è diventato un punto di riferimento anche per mio figlio per le attività di socializzazione e di supporto allo studio.
La vicinanza al Circolo si è rivelata una vera opportunità. Non solo offre una varietà di attività interessanti ma è anche un punto di incontro per i residenti. Qui ho avuto occasione di conoscere meglio chi vive nel quartiere e condividere esperienze che contribuiscono alla crescita del senso di comunità.
Il gruppo genitori è una di queste. Quando ho deciso di partecipare alle attività dedicate ai genitori non sapevo esattamente cosa aspettarmi. Quello che ho trovato, però, è stato un ambiente accogliente e stimolante, dove la condivisione è diventata un potente strumento per costruire relazioni non solo tra noi genitori, ma anche con i nostri figli.
Fin dall’inizio, il gruppo ha riscosso molto interesse. Anche se la partecipazione è libera e ci sono stati momenti di alternanza tra i partecipanti, in ogni incontro eravamo quasi sempre tra le 7 e le 8 persone. Alcuni di noi si conoscevano già mentre altri sono arrivati grazie al passaparola.
Inizialmente cercavamo di affrontare temi diversi ad ogni incontro ma ben presto ci siamo resi conto che molti di noi condividevano l’interesse per due questioni in particolare: la scuola e le dinamiche relazionali all’interno delle nostre famiglie. La discussione restava comunque aperta ad accogliere di volta in volta le proposte dei partecipanti.
La conduzione del gruppo era affidata ad Emanuela, una pedagogista esperta e a Maurizio, un educatore del centro di aggregazione. Questa gestione a quattro mani ha reso ogni incontro unico, combinando teoria e pratica pedagogica. Ci siamo incontrati una volta al mese nel tardo pomeriggio, per un paio d’ore, presso il Circolo Vega o in spazi vicini.
Ho apprezzato particolarmente i “compiti a casa” assegnati tra un incontro e l’altro. Queste attività, come scrivere una lettera ai nostri figli o raccontare in forma narrativa un episodio che ci ha colpito, ha permesso di mantenere un legame tra le diverse riunioni e di portare nuove prospettive al gruppo.
Confesso che mi sarebbe piaciuto fare anche più esperienze di tipo laboratoriale durante gli incontri. Piccoli lavori di gruppo o attività in coppia che contribuiscono a sciogliere il ghiaccio e a rendere le discussioni ancora più coinvolgenti.
In ogni caso condividere storie ed emozioni contribuisce ad alleviare la fatica e la frustrazione che a volte proviamo come genitori. Il mutuo aiuto è una bella risorsa. Un esempio? Una delle mamme partecipanti aveva espresso preoccupazione per il figlio; se n’era discusso molto in gruppo e tutti insieme avevamo partecipato con osservazioni e consigli. In uno degli incontri successivi questa mamma ha detto di aver provato a seguire i suggerimenti ricevuti e che la situazione era molto migliorata. Ricordo la soddisfazione di aver contribuito insieme a migliorare una situazione, perché ricevere accoglienza e consigli è altrettanto utile che avere conferma di poter “darne agli altri”.
Alcuni di noi hanno scelto di partecipare a incontri individuali con Emanuela, il che ha ulteriormente arricchito la nostra esperienza. Recentemente anche ho io ho chiesto aiuto per una situazione che riguardava mio figlio. Attraversava un momento difficile nella scuola che frequentava ed era indeciso se cambiare. Non volevo influenzarlo troppo con il mio punto di vista e così la pedagogista del circolo ha organizzato un breve ciclo di incontri con lui per aiutarlo a “chiarirsi” le idee. Al termine di questi incontri mio figlio si è sentito finalmente libero di prendere la sua decisione.
A me la partecipazione alle attività del circolo e al gruppo genitori è servita per sentirmi parte della comunità. Dagli incontri sono emerse idee per coinvolgere altri residenti. Dalle iniziative più “basiche” come gli interventi di pulizia del quartiere, alle attività conviviali, aperitivi, feste ed eventi come quelli dello “sbarazzo” (scambio tra gli abitanti di oggetti e abiti usati). Sono tutte occasioni per incontrarsi, condividere e “fare insieme”. Fare comunità significa mettere a disposizione le proprie risorse, le proprie competenze personali e professionali. Ad esempio io e mio marito abbiamo fornito una consulenza, come restauratori, nell’ambito del progetto di riqualificazione del soffitto del centro di aggregazione che è ospitato in un locale (ex convento quattrocentesco) vincolato dai beni culturali.
Per dirlo in parole semplici si tratta di restituire, come si può, un po’ del bene che si è ricevuto.
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