“Sei disposto a cambiare?” – Quando l’aiuto ai genitori diventa una leva per la rinascita familiare
di circolovega4
Un bambino che non rispetta le regole, una mamma che si sente in colpa, un papà che non sa come gestire un figlio “iperattivo”. Storie diverse ma con un comune denominatore: la fatica di essere genitori nell’era di mille stimoli e zero punti di riferimento. È qui che entra in gioco un servizio di consulenza educativa frequentato da famiglie di diversa estrazione sociale e culturale.
Il passaparola che “salva la vita”
A raccontarci questa realtà è la pedagogista che, con un approccio diretto e concreto, incontra genitori spesso arrivati su consiglio di amici, del passaparola di chi ne ha fatto esperienza. «Mi ha salvato la vita», dicono in tanti, perché scoprire un nuovo modo di relazionarsi con i figli può davvero cambiare le dinamiche di casa. L’obiettivo? Far riflettere papà e mamme su quanto l’educazione sia un processo culturale, un “imprinting” che si riceve e, spesso inconsapevolmente, si trasmette di generazione in generazione.
La prima domanda: “Sei disposto al cambiamento?”
Al primo incontro, la domanda-chiave che spiazza e affascina è sempre la stessa: “Sei disposto a cambiare?”. Perché se i figli manifestano un disagio o un comportamento “difficile”, bisogna agire sulle cause che spesso stanno nei modelli educativi e nelle abitudini di vita. Solo i genitori davvero motivati riescono ad avviare un percorso di trasformazione. Chi si sente troppo spaventato o non è ancora pronto, può succedere che abbandoni. Ma, per chi resta, può bastare anche un breve ciclo di incontri per smuovere situazioni apparentemente bloccate. E magari nel tempo ci si ritrova per un pit stop che consente di “ricaricarsi”.
La stanza degli incontri e non solo
Si parte con i colloqui in un ambiente accogliente. Si ripercorre la storia familiare. Anche quando si tratta di figli adolescenti, si ritorna alla nascita, dalla gestazione al parto, alle prime fasi della crescita – allattamento e svezzamento – si ricostruiscono gli anni dell’infanzia, per capire se e come certe tensioni affondino le radici in vicende passate. Quando è utile l’osservazione, nel caso dei più piccoli, può spostarsi nei contesti di vita dei bambini (ad esempio al parco in compagnia dei genitori). Nel caso di ragazzi più grandi il lavoro con i genitori può trasferirsi ad interventi che coinvolgono direttamente i figli.
Dall’aiuto individuale al gruppo di genitori
Dalla consulenza personale può nascere un gruppo di mamme e papà che si ritrova mensilmente per confrontarsi, scambiarsi esperienze e consigli. I gruppi si costituiscono su base volontaria e hanno durata variabile nel tempo.
Per chi conduce gli incontri individuali e i gruppi il motto è “Essere con più che essere per”. Nessuna imposizione, ma un dialogo libero, in cui si valorizzano i punti di forza e si cerca di “sistemare” quelli di caduta.
Il risultato? Spesso, trovare uno spazio di confronto sincero rappresenta la scintilla che innesca il cambiamento. Quel “Sì, sono disposto” che forse fa paura all’inizio ma alla lunga può riscrivere le regole della famiglia e regalare una serenità nuova.
La comunità entra in scena
I percorsi di sostegno alla genitorialità offrono alle persone che vivono difficoltà personali l’occasione di passare dalla condizione di “destinatario” di un intervento di aiuto a quella di testimone attivo di un cambiamento che può essere condiviso e che diventa riproducibile.
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