Itinerario storico del rapporto uomo-animale: ecco perché utilizziamo l’ippoterapia!

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All’interno del progetto COME A CASA, abbiamo inserito un laboratorio di Ippoterapia, grazie alla collaborazione con la onlus “Cavalli delle Fonti”,  che da anni svolge attività di Riabilitazione Equestre, progetti di inclusione sociale e lavorativa, di reinserimento sociale e attività svolte a favore dei bambini con disabilità.

Ma perché inserire un laboratorio di pet therapy all’interno del nostro progetto? Scopriamo le tappe principali del rapporto tra uomo e animale, e come si è evoluto nel corso degli anni.

 

Quando inizia la storia di amicizia fra l’uomo e gli animali?

Il rapporto uomo-animale ha una lunga storia. Fin dall’epoca primitiva esiste un legame tra uomo e animale, scandito da ritmi biologici ma non solo, anche di tipo spirituale. Infatti l’animale era considerato una difesa e un protettore per gli umani, oltre che fonte di cibo e vestiti.

Nella mitologia classica ad esempio, il cane era considerato intermediario tra gli dèi e gli uomini e tra natura e cultura per le sue capacità di convivere con gli umani e mantenere con essi un contatto attraverso gli istinti. Per le sue prerogative di sensibilità era anche protettore degli umani. Questo tipo di rapporto passò anche nella storia segnata dal cristianesimo.

Il vero e proprio impiego dell’animale da compagnia come supporto ad altre forme di terapia, risale ai tempi di Ippocrate, il quale lo consigliava per sintomi legati allo stress e per superare problemi di insonnia che provocava una conseguente mancanza di energia. In epoca più recente, si è sviluppata una concezione etica dell’animale: l’animale è un essere senziente, portatore di diritti e in grado di percepire gioie e dolori. Si assiste quindi al tentativo di creare un rapporto comunicativo con l’animale, in un processo di scambio e di crescita comuni. Il cavallo da sempre ha rivestito un suo ruolo particolare, in quanto era l’unico mezzo di locomozione disponibile all’uomo. Va sottolineato il legame affettivo che si creava tra l’uomo e questo animale. Alcuni grandi generali sono infatti stati sepolti con il loro destriero, con il quale avevano partecipato a battaglie o a lunghe guerre.Nell’Inghilterra dell’epoca elisabettiana, tra il XVI XVII secolo, si credeva che un cane tenuto in grembo avrebbe assorbito la malattia che attanagliava l’individuo.

Nel 1676 Thomas Sydenham nelle Observationes Medicae affermava che la cosa migliore per rendere più energetico il sangue e per fortificare la mente era montare a cavallo ogni giorno, facendo lunghe passeggiate.  Lo stesso Sydenham metteva a disposizione dei propri pazienti i cavalli di sua proprietà.

Georg E. Stahl (1660-1734), medico personale di Maria Teresa d’Austria, suggeriva di praticare assiduamente l’equitazione, affermando che risultava efficacie per l’ipocondria e l’isteria.

Nel 1704 Francis Fuller, nell’opera “De Medicina Gymnastica”, presentava l’equitazione come metodo valido contro l’ipocondria, avendone personalmente tratto benessere.

Nel 1719 Friedrich Hoffmann nelle “Istruzioni approfondite su come una persona può mantenere la sua salute e liberarsi di gravi malattie tramite esercizi fisici”, definiva l’andatura del passo come la più salutare.

 

L’animale come esperienza educativa: le prime fasi della pet therapy! 

Verso la fine del XVIII secolo si diffuse la teoria che considerava la compagnia dell’animale una esperienza educativa soprattutto per i malati di mente. Il primo esperimento d’utilizzo di animali all’interno di una struttura psichiatrica si verificò in Inghilterra, presso lo “York Retreat hospital”, una casa di cura fondata e tenuta da un quacchero, William Tuke, psicologo infantile, molto conosciuto per i suoi metodi di cura molto progressisti per le norme di quell’epoca.

I piccoli pazienti ospiti della casa erano incoraggiati da lui stesso al lavoro artigianale, alla lettura dei libri e alla scrittura; inoltre, erano autorizzati a girare liberamente per il giardino, nel quale si trovavano vari animali, domestici e non, tra cui conigli, gufi e pollame vario. Tuke scrisse che quegli animali non erano là «per il solo piacere della loro compagnia», ma perché il contatto con loro aveva potenziato, nei malati di mente, l’autocontrollo, lo scambio affettivo e «sentimenti benevoli» (Schar, 2003) nonché l’attrattiva verso la società.

Fin dai primi tentativi, Tuke si accorse che i suoi piccoli pazienti traevano beneficio dalle sedute di terapia durante le quali erano presenti gli animali e che mostravano una maggiore disposizione verso comportamenti positivi e maggiore disponibilità verso la terapia (Pagliarani, 2007, p.61).

 

Che cos'è l'ippoterapia: a cosa serve e quali malattia cura

 

A seguire l’Inghilterra fu per prima la Germania, nella quale dopo settanta anni dall’esperimento di Tuke, nel 1867, fu costituita un’istituzione, chiamata “Bethel Hospital di Bielefeld”, nata per curare pazienti effetti da epilessia. Accolse, successivamente, disabili affetti da varie patologie e per tutti (si stima oltre 5 mila persone) la terapia di recupero prevedeva l’ausilio degli animali. Di questa istituzione facevano parte due fattorie con possibilità d’equitazione e un’abbondanza di piccoli animali da compagnia (Ballarini, 1994, 10).

Successivamente, nel 1875 il dottor Chessigne, medico e neurologo francese, cominciò a prescrivere l’ippoterapia a pazienti con problemi neurologici, in aggiunta all’uso di farmaci, in quanto secondo lui era ottima per favorire il recupero dell’autocontrollo e dell’attività muscolare (Pagliarani, 2007, 61).

Negli anni 30 del 1900 nasce l’etologia, grazie agli studi di K. Lorenz, disciplina che si dedica allo studio dei comportamenti degli animali.

Nel 1952 Lis Hartel si classifica seconda nella gara di dressage alle Olimpiadi di Helsinki. Lis Hartel 9 anni prima era stata colpita dalla poliomelite che l’aveva resa invalida quasi completamente. Grazie al cavallo, con forza e tenacia Lis è riuscita a riconquistare a poco a poco la percezione del movimento dell’animale e attraverso questo a risvegliare i muscoli, guadagnando ogni giorno un po’ di forza motoria e psicologica in più.

Grazie alla sua esperienza ha gettato le basi della futura ippoterapia, sottolineando gli effetti positivi che il cavallo suscita al sistema di controllo posturale.

Nel 1953 Boris Levinson, neuropsichiatra infantile, scopre casualmente l’effetto positivo del suo cane su un bambino autistico e inizia le prime ricerche sui benefici dell’animale da compagnia nell’età evolutiva. Gli animali rappresentano secondo Levinson un passaggio obbligato sul sentiero del benessere emozionale, «abbiamo bisogno degli animali per rinforzare la nostra interiorità» (Levinson, 1961, 63). Levinson cominciò a vedere nella relazione tra umani e animali un aspetto importante dell’evoluzione e un fattore decisivo per il proprio benessere interiore, e affermò che dei buoni rapporti con il mondo animale sono indicatori di questo benessere.

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