UN CENTRO LUDICO EDUCATIVO PER BORBONA E GLI ALTRI COMUNI DEL CRATERE DEL SISMA

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Dal sito web www.legacooplazio.it, l’intervista a Pietro Noce, Responsabile del progetto “C.L.E.B. – Centro Ludico Educativo Borbona”

Un centro ludico educativo per la comunità di Borbona e per tutte quelle nell’Alta Valle del Velino che sono state colpite dal sisma del Centro Italia nel 2016. Aprirà in uno spazio pubblico fornito in concessione dal Comune e sarà gestito dalla cooperativa Altri Colori, in qualità di ente responsabile del progetto, insieme a Odissea e Ars Labor, in collaborazione con i Comuni di Borbona e Cittareale e con il monitoraggio della cooperativa Eticae e dell’Università Bicocca di Milano. Selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e cofinanziato dalla Regione Lazio, sarà inaugurato il 20 maggio alle 17 in Via Po Troiani 8 a Borbona. “Quando il progetto terminerà, sia questo spazio polifunzionale che il ludoBus della cooperativa Odissea resteranno a disposizione del Comune di Borbona e della cittadinanza di tutto il territorio dell’Alto Velino. Raggiungiamo quindi un traguardo che in realtà è solo un inizio!” afferma in una nota Pietro Noce, presidente della cooperativa Altri Colori, associata a Legacoop Lazio, e direttore del progetto C.L.E.B.

Pietro, perché l’inaugurazione di questo centro sarà importante per Borbona? Lo hai definito un territorio “delicato e fragile”: quali sono i problemi di questa comunità e in particolare dei minori che vi abitano?

Sì, è importante per il Comune ma non solo: direi per tutto il territorio dell’Alto Velino dove ci sono nove Comuni che hanno subito gli effetti del sisma del 2016 e che, oltre a ciò, presentano anche problematiche relative all’isolamento. Quest’ultimo è dovuto al fatto che si trovano in montagna ma anche alla quasi totale assenza di collegamenti, se non fosse per la Salaria perennemente ingolfata. A penalizzare Borbona, in particolare, è stata l’assenza di una scuola: tutti i minori che vi abitano ogni mattina prendono lo scuolabus per andare nelle Marche, il che significa fare 50 minuti di viaggio all’andata e 50 al ritorno. La mancanza di questo presidio educativo fondamentale crea molti problemi. I ragazzi non hanno possibilità di vedersi nel pomeriggio, fare attività insieme, e quindi non si crea la comunità.

Le comunità nell’area del sisma sono state tutte messe a dura prova.

Sono molto disgregate. Difficile metterle insieme di nuovo perché non hanno punti di riferimento, non hanno più quei luoghi dove si incontravano. Tutti devono andare altrove per fare qualsiasi cosa e non c’è quasi nulla in paese. Ci sono problematiche nell’accesso ai servizi di prossimità. Quindi aprire un presidio educativo come C.L.E.B. è molto importante in un Comune come Borbona. Fa la differenza per tutta l’area attorno. Infatti il centro che apre ai residenti di Borbona è aperto poi alle attività e allo scambio con le altre comunità locali. Il progetto, poi, prevede anche un ludoBus che funzionerà da prolungamento delle attività del centro ludico. Entrambi i servizi rimarranno anche dopo la chiusura del progetto che è fissata per l’agosto 2023.

Gioco, animazione ludica, ma anche prestito e riciclo di giocattoli: qual è il valore di questa iniziativa?

L’animazione, il gioco, è un mezzo strepitoso e fondamentale per creare comunità. Attraverso il gioco i ragazzi riescono a mettersi insieme, a migliorare l’apprendimento, ma soprattutto creano legami e relazioni, divertendosi. Il gioco fa crescere e crea comunità. E non solo: attraverso il gioco cerchiamo anche di veicolare contenuti educativi come la sostenibilità ambientale e la riduzione dello spreco.

E’ dal 2016 che siete presenti nell’area

Il progetto nasce anni fa da un percorso importante fatto nell’Alto Velino. Una settimana dopo il sisma del 2016, abbiamo iniziato a lavorare sul territorio con attività di animazione territoriale e con il nostro ludoBus. Abbiamo visto che l’attività ludica era un ottimo strumento, un veicolo per agganciare la comunità, farla stare insieme e far manifestare i bisogni delle persone anche dopo diversi anni. Quando ci sono queste tragedie, nei primi anni c’è una rincorsa a chi dona ma poi con il passare del tempo tutto ciò va sempre a diminuire. Dopo tanti anni il territorio ha ancora bisogno di attività. Ora ne stanno nascendo tante e hanno una efficacia e efficienza invidiabile.

Come è nata l’idea del progetto?

Il progetto C.L.E.B nasce dall’esperienza di Altri Colori sul territorio dal 2016 in poi. In questi anni, abbiamo fatto tante attività e abbiamo conosciuto diverse realtà locali tra le quali anche delle cooperative. Uscito il bando di Con i bambini nel 2019, abbiamo deciso di partecipare insieme per creare questo tipo di presidio sul territorio, cercando di lavorare per le comunità locali e concentrandoci in particolare su due Comuni: Borbona e Cittareale. Tutto ciò ha un legame molto forte con l’esperienza fatta con Legacoop di CoopAid, task force intercooperativa nata per sostenere i territori colpiti dal sisma. La nostra cooperativa insieme ad altre realtà ha aderito al progetto e, tramite Legacoopsociali Lazio e la ong IsraAid, abbiamo fatto un percorso bellissimo e interessante di formazione sul supporto psicologico nelle zone colpite da calamità naturali. Così abbiamo continuato a lavorare sul territorio facendo animazione. Tutto questo lavoro ha creato una rete di stakeholder locali che hanno cominciato a implementare altre attività tra le quali anche questo progetto.

All’interno del progetto sono coinvolti altri soggetti cooperativi: quali e che tipo di ruolo avranno?

Le altre cooperative coinvolte insieme ad Altri Colori sono state la Odissea di Borbona e la Ars Labor di Amatrice. Queste tre realtà ora gestiscono il progetto con il contributo della cooperativa Eticae di Frosinone che cura il monitoraggio e la Bicocca di Milano. Sono stati coinvolti, poi, anche tanti professionisti e operatori. Il progetto oltre al ludoBus e al centro ludico educativo prevedeva altri tipi di supporto: quello genitoriale per le famiglie curato da una psicologa e quello formativo per l’implementazione delle competenze sia delle équipe coinvolte nelle attività sia delle insegnanti della scuola di Cittareale, un plesso rimasto nel territorio che cerchiamo di valorizzare in tutti i modi.

Come è stato accolto il ludoBus dalle famiglie e dai minori e come si integra nel progetto del Centro educativo?

Il ludoBus, acquistato dalla cooperativa Odissea, resterà sul territorio anche dopo la fine del progetto. E’ un furgone dalla veste grafica accattivante, pieno di giochi e attrezzature ludiche, che gira e va in ogni territorio e porta gioco e animazione ludica tra tutta la comunità. Partecipano sia i minori che gli adulti. Sono tutti giochi in legno auto-costruiti e artigianali che provengono dal passato. Altre sono rielaborazioni di giochi di utilizzo comune con i quali la comunità può giocare liberamente, scegliendo tempi e modalità. Le comunità hanno accolto benissimo questo tipo di attività. E’ dal 2016 che ci lavoriamo e ormai è diventato uno strumento di uso comune in tutti i paesi dell’Alto Velino.

Per Altri Colori questa è l’ennesima sfida in una zona colpita da un sisma.

Sì, è vero, con il nostro ludoBus ormai da tanti anni ci siamo specializzati anche nell’attività ludica nelle zone di crisi. Abbiamo cominciato con il terremoto dell’Aquila, poi con quello dell’Emilia e in seguito anche con quello del Centro Italia. Dopo il sisma del 2016, abbiamo lavorato nella scuola donata dal Trentino Alto Adige che è stata la prima nata ad Amatrice. Da quel momento in poi, abbiamo fatto esperienza nelle tendopoli. Ricordo una famiglia che un mese dopo il terremoto ha festeggiato il battesimo del proprio piccolo appena nato e abbiamo partecipato con loro alla festa lì. Abbiamo condiviso con loro gioie e tristezze e in un mare di problemi fare una cosa del genere è stato un gesto simbolico della comunità che ancora, nonostante tutto, tiene duro e rimane viva. Dopo quel giorno, abbiamo sempre continuato a lavorare in collaborazione con la comunità montana del Velino, con i Comuni e poi con il progetto CoopAid, in collaborazione con IsraAid, ci siamo specializzati sempre di più su quei territori. Abbiamo fatto anche altre attività di educazione ambientale o valorizzazione delle tradizioni culturali con gli anziani, ma anche tanti altri progetti.

Quale ritieni che debba essere l’azione prioritaria da mettere in campo per le comunità che vivono nell’area del sisma?

A fianco alla ricostruzione della case, dei luoghi, delle strutture, va fatta una ricostruzione delle comunità che oggi sono disgregate. Difficilissimo metterle insieme, sia per una mancanza di punti di riferimento e sia per uno spaesamento e un frazionamento del territorio che complica anche la vita di tutti i giorni. C’è chi va a fare la spesa ad Ascoli perché non ci sono supermercati o centri commerciali di un certo tipo in loco. Insomma, è un territorio forse un po’ complicato e quindi le comunità hanno bisogno di vivere insieme e riprogettare la loro vita in modo partecipato.

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