Cittadinanza Neurodivergente. Al via un nuovo progetto educativo dedicato ai bambini e alle famiglie
di fondazioneautaut
Alice Cappellini, educatrice, coordinatrice pedagogica e psicologa: “Questo progetto sperimentale è un’opportunità, molto valida per le famiglie, per noi educatori e per i bambini stessi”
Il progetto “Cittadinanza Neurodivergente – reti distrettuali di partecipazione attiva” coinvolge diverse cooperative e diverse istituzioni specializzate nel settore educativo che, unite tra loro, in stretta collaborazione con il dipartimento di Neuropsichiatria Infantile dell’Asl 5, si attivano per la messa in opera di una innovativa e sperimentale proposta educativa rivolta ai bambini della fascia 0-3 anni, attualmente non iscritti ad alcun servizio integrativo per l’infanzia, tra loro sono presenti anche le cooperative COCEA e LINDBERGH.
La principale finalità di questo percorso sperimentale è quella di offrire ai minori, identificati dagli specialisti sociosanitari, opportunità educative stimolanti volte a contribuire a promuovere abilità socio relazionali e abilità cognitive semplici.
Cittadinanza Neurodivergente. Al via un nuovo progetto educativo dedicato alle famiglie
Proprio all’interno del progetto “Cittadinanza Neurodivergente”, ospitato nel Centro per le Famiglie, ha da poco preso vita un progetto educativo rivolto a piccoli gruppi di bambini e alle loro famiglie, che offrirà loro la possibilità di fare esperienze diverse, dirette e stimolanti nei vari campi di interesse, con opportunità di crescita importanti e propedeutiche allo sviluppo di una maggiore autonomia, una più consapevole percezione di sé, degli altri e dell’ambiente circostante e ad una maggiore apertura nella sfera socio relazionale.
Il progetto ha già preso il via con un primo gruppo di 6 bambini affiancati dai propri familiari, ad oggi tutte mamme e si svolge con una cadenza di tre giorni alla settimana: il martedì, mercoledì e giovedì, dalle 9.00 alle 12.00.
Per conoscere qualche cosa di più su questa bella iniziativa, abbiamo intervistato Alice Capellini, educatrice, coordinatrice pedagogica e psicologa, referente COCEA, cooperativa sociale che gestisce i servizi educativi rivolti all’infanzia, per il progetto cittadinanza neurodivergente, insieme alla cooperativa LINDBERG.
Dottoressa Capellini in cosa consiste questo progetto accolto all’interno del Centro per le famiglie?
“Questo progetto sperimentale è diretto a quei bambini e a quelle bambine, individuati dal dipartimento di Neuropsichiatria Infantile e attualmente non iscritti ad alcun servizio educativo per l’infanzia. L’iniziativa ha come finalità quella di offrire loro una stimolazione completa dal punto di vista cognitivo e socio-relazionale, all’interno di un contesto educante formato da due educatrici preparate e formate”.
Qual è l’obiettivo dell’iniziativa?
“Lo scopo è quello di dare a questi bambini stimolazioni differenti e opportunità analoghe a quelle che avrebbero se frequentassero un servizio per l’Infanzia. I bambini coinvolti in questo progetto si trovano, infatti, inseriti in un contesto educativo più ristretto, articolato in piccoli gruppi di 5 o 6 bambini, dove si lavora contemporaneamente sulla relazione adulto di riferimento – bambino e sul bambino stesso. Si offrono, quindi, al minore momento di routine e proposte educative che permettono loro di avvicinarsi piano piano ai servizi per l’Infanzia del nostro territorio e a comunità educanti più articolate, il tutto nel pieno rispetto del singolo e della sua personalità”.
Perché i familiari sono anch’essi al centro dell’iniziativa?
“I familiari sono all’interno del servizio e hanno la possibilità di osservare il proprio figlio in un contesto educante e socio relazionale di pari, utilizzare strumenti diversi e stimolanti, e confrontarsi con altri adulti, siano essi altri genitori o educatori stessi. Nel tempo, si sta creando, così, una rete di relazioni significative in cui ogni adulto ed ogni bambino coinvolto si sente parte di una comunità ricca ed inclusiva. È bello vedere le mamme che parlano e si confrontano tra loro. Parlo di mamme perché attualmente soprattutto loro sono presenti, ma è aperto ad un accompagnatore adulto membro della famiglia (mamma, papà, nonno etc..)”.
Qual è il valore aggiunto di questo progetto? Perché secondo lei è importante?
“Questo è un progetto sperimentale, quindi tutto in divenire, tutto in costruzione. Un’opportunità, a mio parere, molto positiva e molto valida per le famiglie, per noi educatori e per i bambini stessi. Essendo sperimentale il tutto non viene svolto in un contesto rigido ma inclusivo e a misura del singolo partecipante. Piano piano, nel pieno rispetto dell’individualità e delle peculiarità di ciascuno, ogni bambino viene inserito in momenti di routine che non fanno altro che sviluppare in loro un maggiore senso di sicurezza e appartenenza”.
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