Cittadinanza Neurodivergente. L’osservazione è essenziale per un’individuazione precoce

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Intervista alla dottoressa Paola Tosca: “Quando gli educatori, adeguatamente formati, valutino l’esistenza di una situazione che possa sembrare particolare, parte un monitoraggio di 6 mesi o se il bambino è molto piccolo, anche per un periodo più lungo”

La dottoressa Paola Tosca è una pediatra consultoriale presso Asl 5, alla Spezia, con una lunga esperienza di bambini con sindrome dello spettro autistico.

La dottoressa Tosca ha iniziato a lavorare alla Spezia 26 anni fa e fin da subito ha svolto un’attività di consulenza presso i nidi di infanzia, oltre a quella di pediatra in ambulatorio. Oggi, fa parte della squadra di professionisti specializzati che ha preso parte al progetto sperimentale “Cittadinanza Neurodivergente”.

Ho aderito a questo progetto – sottolinea- perché l’obiettivo principale è l’individuazione precoce delle neurodivergenze. Prima riusciremo ad individuarle e prima avremo un risultato”.

Cittadinanza Neurodivergente: “L’osservazione è il primo passo per una individuazione precoce”

Se nella precedente intervista abbiamo approfondito il primo step del progetto, ossia l’essenziale attività di formazione degli educatori, oggi, abbiamo chiesto alla dottoressa Tosca di raccontarci qualche cosa di più su un secondo passaggio fondamentale: l’osservazione dei bimbi all’interno degli asili nido o in altri contesti ritenuti idonei, da parte degli educatori precedentemente formati.

Dottoressa Paola Tosca

Quando gli educatori, adeguatamente formati, – spiega la dottoressa Tosca- valutino l’esistenza di una situazione che possa sembrare particolare, parte un monitoraggio di 6 mesi o se il bambino è molto piccolo, anche per un periodo più lungo. Se poi le educatrici ritengano possa esistere una neurodivergenza, il passaggio successivo è l’applicazione di una scheda di osservazione, da ripetersi più volte nel tempo, io consiglio ogni 2 mesi. Ci sono infatti bambini – continua– che a casa sono ipostimolati, poi vanno all’asilo e dopo un anno rifioriscono. Qualora, invece, in base alla scheda, al monitoraggio e non solo, si ritenga che i piccoli possano presentare delle neurodivergenze, il passaggio successivo sarà un incontro con il pediatra di base”.

 

La scheda di Osservazione. Di cosa si tratta?

La scheda di osservazione è quindi un elemento importante all’interno del percorso che mira ad individuare le neurodivergenze in maniera precoce.

Si tratta di una scheda – spiega la pediatra- realizzata dal dottor Franco Giovannoni, Direttore SSD Neuropsichiatria Infantile La Spezia Asl 5 – in occasione di un’altra attività precedentemente realizzata e risalente ad alcuni anni fa. Noi l’abbiamo ripresa e rivalutata assieme con le psicologhe che lavorano in Asl.

 Io suggerisco, di ripetere la somministrazione della scheda ogni due mesi, per valutare se le ipotesi che sono state paventate siano effettivamente corrette. In questa scheda – sottolinea – non è mai nominata la parola autismo. Prima deve essere fatta una diagnosi e di certo, non possiamo con una scheda, parlare di diagnosi. La faranno gli esperti.

Una volta che l’educatrice nutra dei dubbi nei confronti di un bambino, con la scheda di osservazione in mano, assieme al mio supporto o di una mia collega, si decide di andare a parlare con le famiglie e confrontarsi con loro. Quando un bambino va all’asilo le maestre entrano un po’ a far parte della famiglia. All’asilo un bambino rimane circa 8 ore, diventa un rapporto di fiducia. A volte sono le mamme stesse che chiedono come i loro figli si comportino al nido”.

Il passaggio successivo, qualora si ravvisi un’ipotesi di neurodivergenza sarà quello di consigliare di rivolgersi al pediatra di fiducia.

La particolarità del progetto – conclude la dottoressa Tosca– è quella di arrivare ad una diagnosi il prima possibile. Siamo davanti ad un progetto sperimentale. La riuscita non si vedrà domani. Noi ce la metteremo tutta”.

 

 

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