Disturbo dello spettro autistico: individuarlo nei primi anni di vita è fondamentale

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Prof. Franco Giovannoni, dirigente del servizio di Neuropsichiatria Infantile ASL 5: “Intercettare i bimbi dai 12 ai 24 mesi, potrebbe fornire sviluppi molto positivi”

In Italia, secondo quanto riportato dal Ministero della Salute, si stima che circa 1 minore su 77, ricompreso nella fascia tra i 7 e i 9 anni, presenti un disturbo dello spettro autistico. Individuare fin dai primi anni di vita, i bambini in cui siano riconoscibili indicatori che possano far sospettare la presenza di tale sindrome è fondamentale per poter intervenire in maniera efficace.

In Liguria, nella provincia della Spezia, ha da poco preso il via il progetto “CITTADINANZA NEURODIVERGENTE – reti distrettuali di partecipazione attiva”, tra i cui obiettivi vi è quello di sperimentare e validare un nuovo modello metodologico di individuazione precoce del disturbo dello spettro autistico tra i bambini da 0 fino a 6 anni di età.

L’iniziativa desidera, in particolare, “agganciare” quell’ampia fascia di famiglie che non accede ai servizi territoriali esistenti per la prima infanzia a causa, ad esempio, della propria condizione di povertà educativa o di disagio economico.

Un progetto sperimentale per individuare precocemente il disturbo dello spettro autistico

Il progetto sperimentale, che vede come capofila la Fondazione AUT AUT AUTONOMIA AUTISMO E.T.S., si avvale della partnership di numerosi enti e associazioni: Associazione per lo Sviluppo della Valutazione e l’Analisi delle Politiche Pubbliche, Azienda Sanitaria Locale n.5 “Spezzino”, COCEA cooperativa sociale, Comune della Spezia, Comune di Bolano, Comune di Sarzana Capofila Distretto sociosanitario n. 19, Cooperativa sociale Gulliver, Cooperativa Sociale Mondo Aperto, Coopselios Cooperativa Sociale, Fuori Luogo, I Ragazzi della Luna Cooperativa Sociale, IS.FOR.COOP. Istituto di Formazione Cooperativa ETS, Lindbergh Cooperativa Sociale ed è stato selezionato da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Formazione, contatto, osservazione, eventuale diagnosi precoce e rapida presa in carico sono solo alcune delle parole chiave dell’iniziativa, nella quale gioca un ruolo fondamentale il supporto alle famiglie, anch’esse in cammino in questo percorso.

Abbiamo intervistato il professor Franco Giovannoni, dirigente del servizio di Neuropsichiatria Infantile ASL 5 per conoscere qualche elemento in più sull’ambiziosa iniziativa.

Professore perché intervenire precocemente è così importante?

“Perché quanto prima e più precocemente si interviene, quanto maggiori sono le possibilità evolutive del bambino, la possibilità di cambiare, almeno in parte, la prognosi del disturbo.

Ad oggi, si ritiene, lasciando stare il primo anno di vita, che possiede delle complessità peculiari, che intercettare i bimbi dai 12 ai 24 mesi, cioè nel secondo anno di vita, diciamo orientativamente intorno ai 18 mesi di età, potrebbe fornire sviluppi molto positivi in merito alla riabilitazione e al recupero dei bambini medesimi. Lo sforzo, insomma, vorrebbe essere quello di intercettarli il prima possibile, in maniera tale da poter intervenire in maniera specifica”.

Un’individuazione così precoce, che vantaggi potrebbe portare nella vita futura del bambino?

“Il bambino con autismo è un bimbo chiuso in se stesso. Più si cerca di riaprire questa chiusura, di contrastarla nelle epoche precoci della vita, di aprire quantomeno “porte e finestre”, quanto più le prospettive stesse del bimbo, i suoi interessi, l’immagine della vita che ha, si amplierà”.

Le famiglie sono importanti. Questo progetto sarà dedicato anche a loro?

“Certamente. Sono loro i primi interlocutori, quelli con cui i bambini hanno la loro prima relazione. Si cerca sempre di intervenire, di dare suggerimenti ai genitori, ma anche a quant’altri fanno parte dell’entourage del bambino, ai nidi, alle scuole dell’infanzia, dove i bambini a volte, non dimentichiamo, passano più tempo che non a casa. Per cui si dice che la riabilitazione dell’autismo deve essere a 360 gradi: casa, scuola e tempo libero.

La paura magari di un genitore è quella che il bambino che presenti un disturbo dello spettro autistico non possa essere un adulto felice o autonomo, è così?

“Certo che no! Seguo dei ragazzi autistici che frequentano l’università: ingegneria, economia, legge. Dipende dall’entità del disturbo, da eventuali disturbi associati, ma quello di cui siamo sicuri è che la partita si giochi nei primi sei anni di vita”.

Questo è un progetto sperimentale. Quale dovrebbe essere l’obiettivo, il raggiungimento finale?

“Come già detto un intervento il più precoce possibile e poi vorremmo che questa metodica diventasse la prassi, vorremmo abbassare l’asticella fino alle epoche più precoci della vita, fin dal secondo anno di età”.

 

 

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