Fuori dalla confort zone inizia la rivoluzione dell’autoimprenditorialità: a Sedici Modi di Dire Ciao nascono idee e progetti d’impresa
di giffoniexperience
La rivoluzione dell’autoimprenditorialità è cominciata da tempo. È un fenomeno che attraversa tutta la società, non solo le imprese. Ma il vero cambiamento consiste nel non lasciare il nostro sviluppo nelle mani di nessuno come veniva fatto un tempo. Quel tempo in cui i percorsi di carriera erano prestabiliti e ci si poteva lasciar trasportare dalla corrente. La seconda giornata del campus di Sedici Modi di Dire Ciao – Andata e Ritorno Calabria inizia da qui, dalla possibilità di realizzare se stessi partendo dalla potenza delle proprie idee. L’iniziativa, selezionata dall’impresa sociale Con i Bambini per il contrasto della povertà educativa minorile, interamente partecipato da Fondazione con il Sud, coinvolgerà fino al 2 dicembre oltre 100 ragazzi provenienti da Campania, Calabria, Basilicata, Veneto e Sardegna.
Conoscere noi stessi, sviluppare una grande sensibilità nei confronti degli altri, avere il coraggio di utilizzare il nostro capitale relazionale per creare valore: ecco che cosa significa avere un atteggiamento auto imprenditoriale. A raccontare ai ragazzi le opportunità di questo mondo è stata Maria Paugelli del team Progetti Speciali di Giffoni.
“Lavorare su un percorso di sviluppo che parte dai nostri talenti – ha detto – rappresenta una crescita non solo per noi, ma anche per chi ci circondano. Pensare a se stessi in maniera imprenditoriale significa riconoscere le nostre qualità, dare valore alle conoscenze e competenze. Ma non solo, coltivare passioni, esperienze e desideri. Conoscere e valorizzare nostri asset, ai quali si aggiunge il più importante, ovvero il network di persone con le quali siamo in contatto. Ogni persona detiene un potenziale che è importante riconoscere e saper mettere a frutto. Molto spesso abbiamo moltissime risorse che non utilizziamo a pieno”.
E ancora fondamentale è l’empatia: “saper riconoscere i desideri e i bisogni di altre persone, connetterci con gli altri è di fondamentale importanza per cogliere nuove occasioni – ha continuato Paugelli – D’altra parte essere degli imprenditori non vuole dire fare le cose da soli. Ma portare un contributo alla vita degli altri”.
Nessuna grande idea avrebbe mai visto la luce senza una buona dose di coraggio: “Non farsi fermare dalla paura di esporsi, di provare, di dire quello che pensiamo, di raccontare la nostra storia. Qualsiasi piccolo o grande progetto che funziona si intreccia con il nostro percorso personale. A volte è utile uscire dalla nostra zona di comfort è provare a rompere gli schemi”.
Poi la sfida ai ragazzi: ideare e scrivere un proprio business plan. Nasce così “Malos a Ghirare“, l’intuizione che risponde all’esigenza di una mancanza di trasporti di facile accesso per le persone che abitano nei paesi dell’entroterra sardo, soprattutto nelle ore notturne e in occasioni straordinarie in cui non sono presenti servizi pubblici. E ancora “Digital Freedom” che dà la possibilità ai digital worker di affittare appartamenti compresi di wi-fi in paesi e piccole città e “Fast Healty Food” una catena di ristoranti salutari e vegani, pensati per offrire prodotti a un basso costo ma di alta qualità.
Spazio poi ai Movie Days, le giornate di cinema per ragazzi organizzate da Giffoni. Veniamo catapultati nel 1933 con QUANDO HITLER RUBÒ IL CONIGLIO ROSA di Caroline Link. Anna, nove anni, vive in Germania in una delle epoche più travagliate del Paese. Ma la bambina è troppo occupata con i compiti e gli amici per notare il volto di Adolf Hitler che brilla sui manifesti affissi in tutta Berlino. E non ha mai nemmeno prestato molta attenzione al fatto di essere ebrea. Pensa sia solo qualcosa che ha ereditato dai suoi genitori, come il colore dei capelli. Un giorno, è costretta a fare i conti con la realtà. Suo padre è inspiegabilmente scomparso. Poco dopo, lei e suo fratello, Max, vengono portati fuori dalla Germania dalla madre per ritrovarsi con il padre in Svizzera. Anna e la sua famiglia intraprendono un’avventura che si estende oltre i confini di molti Paesi. Sono profughi e Anna scoprirà presto che servono speciali abilità per stare sempre un passo avanti ai nazisti.
La giornata si è chiusa con LAVORIAMO SULLE EMOZIONI, il lab condotto dalla dottoressa Giulia Troisi in collaborazione con il centro socio-sanitario San Nicola di Giffoni Valle Piana che prova a spiegare ai ragazzi come riconoscere e gestire i propri sentimenti.
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