La collaborazione con Fondazione Con il Sud, Consiglio: “Se non ci fosse Giffoni bisognerebbe inventarlo”

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«Se non ci fosse Giffoni, bisognerebbe inventarlo. È un partner cruciale per la Fondazione con il Sud: è un’alleanza strategica perché il Festival si fonda sul cambiamento attraverso i giovani. Ha un impatto positivo sulla comunità». Si consolida e amplifica il legame tra Fondazione con Il Sud e il Giffoni Film Festival. Lo dice il presidente Stefano Consiglio presente presso la Multimedia Valley.

Una partnership collegata a “Sedici Modi di Dire Ciao”, il progetto speciale ideato e realizzato dall’Ente Autonomo Giffoni Experience, che da oltre 50 anni lavora con e per i ragazzi di tutto il mondo. L’iniziativa è stata selezionata dall’impresa sociale Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Cinque le regioni scelte, oltre 500 figure della comunità educante e più di 5mila ragazzi coinvolti nei lab che, per quattro anni, creano un solido percorso educativo capace di collegare Campania (Eboli e Giffoni Valle Piana), Calabria (Cittanova), Basilicata (Terranova di Pollino), Sardegna (Nuoro) e Veneto (San Donà di Piave), dando vita alla costituzione in ogni territorio di un cultural hub.

«Giffoni è profondamente espressione del Sud, di un meridione che riesce a proiettarsi nelmondo.  Dimostra che è possibile infondere la speranza, realizzare cose, creare occupazione, prospettive nelle aree interne», sottolinea Stefano Consiglio e lo fa in occasione della presentazione del documentario “Il Tesoro del Sud – Viaggio nel paese che cambia” di Alessandro Marinelli, prodotto da Fondazione Con il Sud in collaborazione con Visioni Lab.

Storie di resilienza e di riscatto di comunità di persone decise a portare avanti la propria visione orientata al cambiamento.

Il documentario racconta quel pezzo di Sud, emarginato, a cui non si presta attenzione. Sono gli innovatori sociali, che di fronte ai tanti problemi provano a risolverli, a cambiare le comunità, a migliorare, solitamente in competizione con chi sostiene che la realtà non può essere migliorata, contro i rancorosi, che si lamentano, inconsapevolmente alleati di chi non vuole cambiare niente. Il documentario racconta storie bellissime che sono una cura contro la depressione sociale che impera. Noi proviamo a costruire una nuova narrazione. Il film è l’essenza di quello che prova a fare Fondazione con il Sud: essere al fianco di chi prova a migliorare il nostro territorio, a ripristinare aree abbandonate, di chi gestisce beni confiscati, di chi è al fianco degli ultimi», continua Stefano Consiglio, dialogando con i Giffoner.

Obiettivo cardine è il contrasto allo spopolamento. Una sfida complessa, che intercetta trend demografici in decrescita e che richiede un’alleanza, secondo il presidente Consiglio: «Il documentario è emozionate, la prima volta che l’ho guardato ho pianto. Abbiamo evidenziato quanto sia importante lavorare insieme: mondo del terzo settore, fondazioni, no profit, pubbliche amministrazioni, università. Tutti coinvolti per creare nuova cultura».

«Il tesoro del Sud sono i nostri giovani, che vanno trattenuti se vogliono rimanere qui. Chi desidera andare via è giusto che lo faccia, perché la libertà alla mobilità è un diritto umano. Molti, però, vanno via perché qui non trovano occasioni.  Ci sono ragazzi chiusi nelle loro stanze, a giocare alla playstation in comunità virtuali. “È cruciale tirare fuori i talenti – insiste Consiglio durante la Masterclass Impact su “L’Audiovisivo al servizio del contrasto alla povertà culturale” che ha fatto seguito alla proiezione del docufilm – A volte c’è un paradosso, ci sono idee da poter sviluppare al sud e opportunità che non si colgono, perché non ci sono più ragazzi che vivono questi luoghi. I giovani devono ritrovare il proprio protagonismo. A Giffoni si respira energia».

Storie utopiche che diventano realtà. Esperienze di resistenza culturale: «Spesso quando non si vuole fare qualcosa si dice che non è possibile, invece è pigrizia. Oggi a Giffoni è fondamentale lanciare un messaggio e dimostrare ai ragazzi che è possibile farcela», afferma il regista Alessandro Marinelli.

Sette storytelling, selezionati su 30 iniziali, rappresentative del possibile cambiamento: lotta alla criminalità organizzata, lavoro, giovani, speranza e futuro, riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata.

«Il cinema documentario – aggiunge il regista – lavora con la materia prima della realtà. Queste storie, fuori dai luoghi comuni, ci hanno dato nuovo linfa. L’utopia può diventare realtà. Storie di cittadini comuni, non di eroi, che hanno fatto rete, comunità, partendo da valori solidaristici condivisi e giungendo a dare forma a un nuovo paradigma economico, in cui l’etica diventa sostenibile e produce sviluppo per tutto il territorio. Questo è il filo conduttore del documentario ambientato tra Calabria, Puglia, Campania e Sicilia. Al centro l’azione propositiva di un gruppo, che diventa contagiosa e influenza le comunità e i territori, generando nuove opportunità di cambiamento».

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