“Scrivo per imparare qualcosa che non so”: il Progetto CEET a Mussomeli
di arciaps
“Scrivo per imparare qualcosa che non so”, queste le parole di Calvino che risultano essere le più appropriate se pensiamo a tutto quello che abbiamo imparato durante questa prima annualità di Rete CEET e per il quale sentiamo l’urgenza di scrivere per testimoniarlo, impararlo ancora e continuare a riviverlo!
Offrire opportunità e servizi a giovani, giovanissimi e bambini è come scrivere la lista dei regali da fare a Natale: essere felici mentre e perché si fa felice qualcun altro.
Ecco, Rete CEET presso Strauss APS, a Mussomeli in Sicilia, è stata l’occasione per collezionare pacchi e pacchettini e fare regali, a tutti. A Mussomeli, con Rete CEET, è stato e continua ad essere ogni giorno Natale, ci si scambia doni vicendevolmente, noi regaliamo opportunità, in cambio riceviamo sorrisi e occhi finalmente vivi, di nuovo!
Abbiamo sempre lavorato a stretto contatto con la comunità locale, provando e riuscendo ad essere un presidio educativo successivo e necessario al lavoro delle istituzioni scolastiche locali. La nostra stessa natura ci porta a offrire perennemente dei servizi ludico-ricreativo-educativi a un target che va dai 7 ai 30 anni, eppure con Rete CEET abbiamo riscoperto e avuto la certezza di apportare il valore aggiunto ad una regola che aveva bisogno di una marcia in più. Così è stato e così continua ad essere. Un periodo dove tutto sembrava obbedire alla legge del distanziamento, noi abbiamo fatto sì che il distanziamento ci fosse, certamente, ma che fosse fisico e non sociale, diventando per le famiglie della realtà locale il corrimano della scala delle difficoltà. E mentre tutti provavano ad essere resilienti, facendo abuso della parola stessa, quasi come se ad usarla si avesse l’elisir di lunga vita, noi abbiamo preferito essere perseveranti nel fare e così offerto una gamma di opportunità che ha permesso alle famiglie di non sentirsi sole e ai bambini e ragazzi di sentirsi accolti e accompagnati durante una crescita che seppur non interrotta ha rischiato e rischia tuttora di frammentarsi.
E di fronte a terreni ancora vergini e fertili, le menti e le anime dei nostri beneficiari, ci siamo rimboccati le maniche per evitare che restassero privi di semina! E con aratro e zappa, abbiamo iniziato a rimestare le zolle perché quella povertà alla quale il covid ci aveva costretti fosse finalmente estirpata lasciando spazio a chicchi di creatività e speranza. Attraverso infatti i laboratori di alfabetizzazione emotiva e la magia degli scatti fotografici, i bambini e i ragazzi hanno voluto farci vedere il mondo esterno attraverso le loro emozioni, maturando la consapevolezza di essere, che era rimasta per mesi sopita dietro uno schermo che aveva fatto della distanza la didattica per eccellenza.
E dato che la crescita educativa delle nostre generazioni non è solo responsabilità delle istituzioni scolastiche, ci siamo sentiti ancora una volta e di più chiamati al compito di far parte a pieno titolo di questa comunità educante che deve accompagnare e sostenere le famiglie sempre, anche lontano dai banchi, offrendo ai giovani cittadini quegli spazi sicuri, il circolo nel nostro caso, dove sentirsi liberi di essere ed esprimersi perché le comunità locali possano vantare cittadini attivi e consapevoli, specchio e motore di una società che non solo risponda ai loro bisogni ma crei gli spazi perché se ne possano sempre soddisfare di nuovi. Per questo motivo abbiamo voluto offrire attraverso le attività di Rete CEET anche dei laboratori di lingua, dei veri e propri tandem, che facessero dell’inclusione il primo e imprescindibile diritto all’istruzione. I nostri beneficiati italiani si sono offerti infatti di diventare dei veri e propri lettori di lingua italiana per tutti i beneficiari stranieri che di contro hanno dato lezioni di inglese, francese, spagnolo e tedesco! Una comunità piena, differente, inclusiva all’interno della quale l’unica cosa che si ha in comune è essere diversi, appunto.
Non sempre è stato facile, non sempre è stato semplice uscire dal groviglio di negatività che la paura di essere positivi al covid ha generato…ma si sa, per godere appieno della sorpresa non è forse vero che quel buio e quell’ignoto una volta aperti gli occhi vengono ripagati dalla meraviglia?
E la meraviglia per noi è stata la perfetta combinazione tra qualità dell’offerta e quantità dei beneficiari raggiunti, 270 per questa prima annualità, testimoniando in questo modo quanta necessità di essere prese per mano avessero le famiglie della nostra comunità locale che, come molte altre in Italia, è stata a causa del Covid colpita dall’acuirsi di una disparità sociale e da disuguaglianze educative che possono essere sanate e superate solo quando la comunità educante di una realtà locale non solo si mette al servizio della stessa , ma i servizi li crea, li garantisce e li implementa.
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