I ragazzi delle storie: atelier teatrale

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L’Atelier “I RAGAZZI DELLE STORIE” si è svolto a Bari nella Casa Speciale presso il Centro Futura della cooperativa sociale Progetto Città nei mesi di Novembre e Dicembre 2019 ed è stato curato dall’esperto Giacomo Dimase.

Vi hanno partecipato 8 ragazzi e ragazze tra gli 11 e 17 anni frequentanti i servizi di Tutoraggio Educativo promossi dall’Assessorato al Welfare del Comune di Bari accompagnati dai loro tutor.

Ragazzi e ragazze hanno approcciato inizialmente il percorso di Atelier timidi e sfacciati allo stesso tempo e con latenti pregiudizi verso un esperienza espressiva quale quella teatrale per loro assolutamente nuova e apparentemente lontana dal loro mondo.

Con i primi esercizi teatrali, proposti in modo giocoso e divertente per acquisire la loro fiducia, catturare la loro attenzione e stimolare la loro curiosità e partecipazione, si sono però sciolte le ritrosie e le diffidenze iniziali e si è subito palesata la disponibilità da parte dei ragazzi e delle ragazze a condividere in modo attivo l’esperienza laboratoriale.

Alla fine del primo incontro, infatti, il gruppo aveva già raggiunto un significativo grado di socializzazione, nonostante le differenti personalità e vissuti, si sentiva già coeso, si divertiva insieme, e ha iniziato a comunicare liberamente i propri gusti, preferenze e segreti.

Negli incontri successivi l’esperienza suggestiva del teatro è entrata appieno nell’animo dei ragazzi. Improvvisando con l’esperto e, successivamente, con l’educatore e i tutor presenti anch’essi attivamente nelle sessioni di lavoro dell’Atelier, i ragazzi hanno dato il via ad interessanti e originali scene di improvvisazione, nonostante fosse per loro un campo di esperienza espressiva sconosciuto.

Ognuno/a è “andato in scena” interpretando ruoli, voci e situazioni di svariato tipo a partire dagli input suggeriti dall’esperto, rappresentando con naturalezza e vivacità attraverso il gioco della finzione molti aspetti e vicende proprie del vissuto quotidiano.

Da sottolineare, a questo proposito, come i testi scaturiti dai e dalle partecipanti nel corso delle improvvisazioni si focalizzati prevalentemente su temi legati a storie di famiglie litigiose, bevute al bar, fumate con gli amici, ecc. che esperto e tutor hanno man mano cercato di trasformare in situazioni narrative diverse, suggerendo la possibilità di variazione e reinterpretazione, conservando il gioco dell’improvvisazione e lasciando che la comunicazione si svolgesse in un clima che favorisse la più totale naturalezza espressiva.

Punto focale dell’atelier, dopo la fase centrata sull’improvvisazione, è stato la proposizione da parte dell’esperto del gruppo di testi-monologhi tratti dalle opere di diversi autori teatrali, affinché i ragazzi e le ragazze potessero leggerli e, possibilmente, impararli a memoria per restituirli, interpretandoli, all’interno del gruppo.

I testi, debitamente selezionati e rivisti dall’esperto, a volte tradotti dall’originale, sono stati assegnati con l’intento di stimolare la curiosità. Drammi, commedie cupe e monologhi comici come “Shopping and Fucking” di Mark Ravenhill, “La chiave dell’ascensore” di Agota Kristof, “Anna Cappello” di Annibale Ruccello, “L’acquario” di Karl Valentin hanno catturato immediatamente l’attenzione, facendo anche da trampolino di lancio per riflessioni sui temi della violenza, del bullismo e dell’emarginazione.

Il gruppo si è diviso in ragazzi e ragazze che già nell’incontro successivo avevano portato a termine il compito dato, altri che si sono sbloccati dopo primi momenti di imbarazzo, altri ancora che, evidentemente non abituati all’incontro con la parola scritta e all’esercizio della lettura, si sono approcciati al testo con qualche impaccio. Significativo del livello di interesse che l’atelier ha creato in alcuni partecipanti, è stato un episodio successo due settimane dopo l’assegnazione dei testi: proprio uno degli allievi che aveva manifestato più difficoltà con la lettura e l’apprendimento mnemonico, per sua iniziativa aveva portato a lezione tutta una serie di oggetti di scena che avrebbe voluto usare nell’interpretazione e che si era impegnato a reperire nel corso della settimana.

Nonostante la differenza dei livelli di partecipazione e di disponibilità a mettersi in gioco attraverso le tecniche teatrali, l’Atelier ha raggiunto in maniera significativa l’obiettivo del coinvolgimento dei e delle partecipanti in una esperienza espressiva per loro del tutto nuova, superando le ritrosie e gli imbarazzi iniziali, raccogliendo un vivo interesse e la voglia di continuare e ripetere l’attività.

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