Come avvicinare tutti quegli studenti e studentesse che in questi lunghi mesi di scuola, a causa del covid, si sono persi per strada? Come accendere nuovamente curiosità, interesse e amore per la conoscenza nei centinaia di adolescenti appiattiti di fronte ad uno schermo e impigrati dal ritmo lento dell’istruzione a domicilio? Queste sono solo alcune delle difficili domande a cui i docenti delle scuole italiane cercano di rispondere quotidianamente, affaticati anch’essi da un rapporto mediato da pc e telefoni.
In questo momento storico così particolare, le attività previste dal progetto PFP. Budget Formativi Personalizzati, a Lecce come in altre dieci città d’Italia, diventano un supporto prezioso per la scuola e le famiglie. Finanziato dal fondo Con i Bambini, Il progetto si propone come metodo educativo, alternativo e complementare a quello scolastico, capace di rafforzare l’attività di recupero proposta dagli Istituti, che spesso valorizza chi è già dotato di mezzi e capacità ma, talvolta, lascia indietro situazioni più marginali e complesse, non per disinteresse o incapacità, ma per mancanza di tempo e strumenti. Un obiettivo ambizioso che si intende raggiungere attraverso una strettissima sinergia tra terzo settore, istituzioni pubbliche e scuole.
Lecce, con l’associazione Camera a Sud aps, è nodo sperimentale di progetto. Grazie alla collaborazione con tre Istituti Superiori, il Presta Columella, il Gallilei Costa Scarambone e di recente anche il De Pace, le attività PFP verranno avviate con la metodologia partecipata, nota come Ricerca – Intervento, condotta grazie all’esperienza della Kip International School. Una metodologia, utilizzata anche nell’ambito della cooperazione internazionale, che attiva interi territori attorno ai progetti formativi personalizzati con budget educativi.
Usato inizialmente in campo pedagogico negli anni quaranta e teorizzato per la prima volta dallo psicologo tedesco Kurt Lewin, il metodo della Ricerca Intervento, si è trasformato nel tempo, assumendo connotazioni di volta in volta diverse, sino ad essere sperimentato come modello per le scuole.
Secondo questo metodo, un gruppo di lavoro svolge una ricerca partecipata su un tema d’interesse comune e coinvolge i diversi attori pertinenti nell’identificazione dei problemi (alunni, docenti, terzo settore) nella discussione sulle soluzioni possibili e nella realizzazione delle strategie operative ritenute migliori. Un intervento che, nelle scuole, ha sia uno scopo educativo (educazione allo sviluppo, al lavoro di gruppo, al senso civico, all’applicazione dell’Agenda 2030 ecc.), che uno scopo inclusivo. Facilitando la partecipazione attiva di tutti gli studenti, ciascuno con le proprie capacità, caratteristiche e difficoltà, a un lavoro collettivo sia in classe che sul territorio, gli alunni diventano protagonisti attivi.
Ogni progetto di ricerca-intervento ha lo scopo di contribuire a risolvere (o gestire) problemi concreti identificati dal Gruppo di Lavoro (ambientali, economici, infrastrutturali, sociali, culturali ecc.) e, contemporaneamente, di migliorare la coesione sociale e la responsabilizzazione degli attori coinvolti per rendere efficaci e sostenibili i risultati desiderati.
Da quando il progetto è stato avviato, nonostante le evidenti difficoltà legate al covid, il dialogo tra docenti e operatori di Camera a Sud non si è mai interrotto. Tra continui contatti digitali e una formazione in presenza realizzata in estate con gli esperti della Kip International School, il gruppo di lavoro ha continuato ad immaginare soluzioni e ipotesi nuove.
Ora finalmente, è previsto l’avvio delle attività laboratoriali con le classi individuate, una nuova fase di apertura e dialogo, dopo questa lunga fase di incertezza, che sarà utile a ri-attivare relazioni educative ed emozionali, in stretta collaborazione con le referenti delle scuole, e a ricucire quella distanza emotiva e fisica che gli adolescenti hanno frapposto tra sé e il mondo.
Tenendo insieme la pratica del fare (fuori dalla scuola) e alcune delle più importanti teorie pedagogiche alle quali si fa riferimento, il progetto PFP si propone come metodo coinvolgente e divertente che collega la scuola al territorio circostante e allena i giovanissimi al saper essere, saper fare e non meno importante al saper stare insieme.
Crocevia, sede dell’associazione Camera a Sud, e centro culturale multidisciplinare, sarà il luogo dove verranno ospitati studenti e studentesse interessati/e dal progetto, per realizzare i laboratori di serigrafia, agricoltura coesiva, falegnameria, escursionismo ed attività di volontariato.
Inserire gli studenti in un contesto attivo e partecipato, estraneo alla scuola ma capace di valorizzare la cultura e lo studio, li coinvolgerà nelle dinamiche stesse dell’associazione, rendendoli protagonisti di un processo dinamico di sviluppo e progettazione, che sarà il vero motore di crescita personale e collettiva, per la riconquista di autonomia, consapevolezza e fiducia in sé stessi e negli altri.