L’educazione parte dai genitori: perché costituire un comitato?

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Per un bambino il genitore è il primo esempio di vita da cui apprende le modalità con cui orientarsi e muoversi nel mondo. Uno degli obiettivi che il progetto Brancaccio 3.0 si è prefissato è proprio quello di rendere la famiglia, e quindi i genitori, consapevoli dell’importanza del loro ruolo, dell’influenza che ogni comportamento ha nel futuro dei propri figli e delle proprie figlie.

Consapevoli di questo, nell’ambito del progetto si è pensato di lavorare alla costituzione di un comitato genitori che, grazie a uno spazio di confronto, renda la famiglia attore educativo consapevole.

Perché costituire un comitato dedicato ai genitori? In un contesto disagiato quale può essere considerato il quartiere Brancaccio, coinvolgere e rendere partecipi i cittadini significa restituire un senso di appartenenza alla comunità e riconoscere l’importanza della loro partecipazione attiva. L’obiettivo è di rendere ogni persona, ogni famiglia, portavoce dei problemi del territorio con la possibilità di offrire soluzioni e di permettere ai genitori di riappropriarsi del loro ruolo di agenzia educativa, proponendo soluzioni utili per il benessere dei minori.

Verso la costituzione del Comitato Genitori

Vivere il quartiere significa sentirsi addosso la responsabilità del suo futuro e di chi lo abita: è questo l’esempio che si intende dare ai giovani, instillando in loro un senso di comunità e appartenenza a partire dalla famiglia. Ecco perché la presenza del Comitato, in un quartiere soggetto a forte povertà educativa, rappresenta una grande azione nell’ambito del sostegno alla genitorialità: offrire una presenza sul territorio, lavorare sull’importanza del confronto, verso la ricerca di soluzioni che possano essere un beneficio per tutti e tutte.

Grazie alla collaborazione dei referenti del Centro di Accoglienza Padre Nostro e dell’associazione Apriti Cuore, nonché degli altri partner, si sono già svolti due incontri in cui si è spiegato il progetto Brancaccio 3.0, le idee da cui nasce la costituzione del Comitato, e il ruolo dei genitori: protagonisti attivi della comunità educante. In un gioco di autopresentazione, sono già emerse criticità, senso di impotenza e difficoltà che quotidianamente coloro che hanno responsabilità educative vivono e che si ripercuotono sui minori.

È stato utile soffermarsi sul significato di “comunità educante” attraverso un brainstorming in cui è stata data la possibilità ai genitori di riflettere sul concetto e sull’importanza della presenza del Comitato. Ma soprattutto si è data prova di ciò che il Comitato intende essere per loro: un sostegno, un momento di confronto e crescita, ma anche uno spazio in cui esporre problematiche personali che, se analizzate, riguardano la maggior parte delle famiglie. Si è per questo parlato di “comunicazione genitori-figli”, riflettendo sull’importanza di instaurare un dialogo positivo e dinamiche sane, insistendo sul valore delle buone pratiche in famiglia.

Progettare nuove soluzioni: un invito ai genitori

Obiettivo dei primi due incontri è stato quello di presentare ai cittadini e alle cittadine l’idea del Comitato come uno spazio rassicurante e proattivo, in cui progettare nuove soluzioni rispetto le difficoltà presenti all’interno del quartiere Brancaccio.

In particolare, una delle mamme partecipanti ha scritto in una lettera: «Posso dire che il quartiere in questi ultimi anni è cambiato. Grazie a Don Pino Puglisi e al Centro di accoglienza Padre Nostro e le persone che ci lavorano si usufruiscono di tante strutture e aiuti». Una testimonianza che raccoglie il senso del lavoro che il Centro porta avanti da anni e che intende continuare anche con il progetto e i partner che stanno arricchendo maggiormente il percorso.

In attesa del terzo incontro, l’invito è coinvolgere sempre più genitori nel percorso verso la costituzione del Comitato, anche attraverso il coinvolgimento delle scuole del quartiere, per far sì che diventi uno spazio reale, condiviso, attivo e stabile anche nel futuro, per analizzare problematiche, ma soprattutto per trovare soluzioni insieme. L’augurio, infatti, è che diventi un punto di riferimento per i genitori anche dopo la conclusione del progetto Brancaccio 3.0.

Come vorrei Brancaccio?

Durante un’attività organizzata nell’ambito del Grest estivo “La luce del sorriso” (al Centro polivalente sportivo Padre Pino Puglisi e Padre Massimiliano Kolbe), è stato chiesto ai bambini e alle bambine di rappresentare tramite un disegno come vedono il loro quartiere e come lo vorrebbero: raccontare il punto di vista dei più piccoli significa riconoscere in loro un ruolo fondamentale nella comunità e renderli voce narrante del loro vissuto, con la volontà di inviduare nel loro racconto le difficoltà e trovare il modo di aiutarli a superarle.

 

 

 

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