I Mega Partner si raccontano – Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi

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Seguendo il filone delle nostre interviste ai Mega Partner, è giunto il momento di conoscere meglio due dei protagonisti della Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi per il Progetto “Bloom Again” quindi i referenti Stefano Alfano e Pietro Vecchiarelli.

 

D: Stefano ci racconti quali sono stati i benefici ottenuti fino a questo momento?

Alfano: Noi abbiamo partecipato come Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi e per quanto riguarda il nostro settore abbiamo portato il contributo per ciò che concerne la formazione quindi ad esempio l’avviamento alla lettura e le prime letture per bambini attraverso i libri tattili che noi stessi editiamo. Dalla nostra parte il progetto è stato importante perché innanzitutto ha dato visibilità alle pubblicazioni che produciamo e ci ha dato modo di incontrare tante persone che lavorano sul campo a cui abbiamo potuto fornire tutte le informazioni essenziali per aiutare non solo nell’avvio alla lettura (non solo letture didattiche) ma anche per l’insegnamento del braille, come approcciarsi al libro in generale in maniera divertente, creando momenti di condivisione e allegria. In particolar modo il progetto era rivolto agli operatori dei campi estivi; Pietro per esempio è andato sul luogo mentre io ho partecipato solo agli incontri online. In ogni caso ci ha dato l’opportunità di conoscere molte persone e far capire sia la nostra idea di integrazione culturale ma anche e soprattutto il messaggio ludico che ruota attorno ai libri. Ci piace infatti che quest’ultimo aspetto venga portato nei campi estivi perché i bambini devono anche divertirsi e non solo imparare a leggere e scrivere. Abbiamo raccontato tutte le attività che facciamo con i libri ponendo l’accento anche sull’aspetto “giocoso”. Normalmente abbiamo diversi progetti in tutta l’Italia dove andiamo a raccontare di cosa ci occupiamo e in cui facciamo anche laboratori pratici che in questo caso non siamo riusciti a organizzare. Al contrario abbiamo cercato di mostrare in video quelli che sono i nostri workshop, le varie possibilità per lavorare con un libro o come lo si può costruire utilizzando i materiali presenti in casa. Naturalmente non è stato come incontrare le persone dal vivo ma abbiamo comunque offerto spunti per coinvolgere in modo intelligente e far divertire i bambini, ad esempio proprio costruendo libri e vari giochi con ciò che si dispone. Forse la limitazione è stata lo svolgere tutto online ma da un certo punto di vista è stato per noi anche un risultato confrontarci con questa “nuova” realtà, come d’altronde è successo per molte persone che durante il Covid hanno dovuto ingegnarsi con la didattica online ecc.

Alla fine siamo stati soddisfatti di esserci messi alla prova e di essere riusciti ad organizzare con i mezzi a disposizione, nei nostri uffici, una presentazione con tutti i referenti che erano in collegamento; abbiamo mostrare tutto, ci siamo confrontati con questa nuova modalità di insegnamento che senza dubbio è stata utile anche per noi.

 

D: Pietro ha incontrato delle difficoltà durante il primo periodo, vista anche la situazione pandemica che abbiamo vissuto?

Vecchiarelli: L’impegno della Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi all’interno del progetto “Bloom Again” è stato un percorso pensato esclusivamente per aiutare gli operatori dei campi estivi nella costruzione diretta e artigianale di piccole pubblicazioni tattili rivolte prevalentemente alla prima infanzia, da utilizzare come strumenti di svago; ma anche come sussidi didattici per tutti quei ragazzi che avrebbero frequentato i campi estivi durante le iniziative dell’UICI. Lavorando con la tattilità e l’aspetto pratico diretto soprattutto rivolto agli insegnanti e agli operatori la difficoltà è stata trasmettere alcuni concetti di costruzione delle immagini tattili e perdere soprattutto l’immediatezza e il confronto diretto perché il libro, le illustrazioni tattili e i giochi non sono da considerare solo degli aspetti teorici da riportare ma sono soprattutto degli aspetti pratici in cui è presente l’aspetto diretto di umanità, il contatto continuo. Attraverso l’esposizione teorica online qualcosa va perduto ma tutto può essere recuperato nei workshop esperienziali dagli operatori che lavorano sul territorio con i ragazzi o direttamente con i loro insegnanti. Purtroppo questi workshop non sono stati effettuati in tutte e 5 le regioni coinvolte nel progetto: noi infatti l’abbiamo realizzato solo in Sicilia.

 

D: Stefano, quali sono secondo lei i punti di forza del progetto?

Alfano: A mio avviso, il punto di forza è soprattutto l’idea di mettere in rete tante istituzioni e realtà culturali che lavorano intorno alla didattica speciale e al mondo della cecità, della disabilità e dell’educazione. L’aspetto che a me e Pietro è piaciuto di più è stato quel desiderio di fare rete; anche se i gruppi di lavoro hanno lavorato separatamente e noi abbiamo proposto il nostro piccolo corso di formazione che abbiamo realizzato indipendentemente dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti o da altre realtà, prima ci siamo confrontati con tutti gli altri partner per decidere insieme come dividersi gli argomenti, quali strategie adottare ad esempio per comunicare al meglio. Ritrovarsi quindi con altre realtà che lavorano in campi simili è stato un momento importante. Senza dubbio, il punto di forza come ho detto è fare rete nella fase preparatoria e anche arrivare nei territori. Penso che il tutto abbia funzionato e ora, in modalità online sia più semplice da replicare. Ormai essendosi creata una rete di persone che ci seguono, che ci hanno conosciuto, più estesa di prima, si prospetta la possibilità di altri interventi e sviluppi.

Noi restiamo sempre dei grandi fautori del contatto soprattutto perché lavoriamo con il tattile ma l’online ha offerto l’occasione di sperimentare quei mezzi che esistevano ma che non eravamo forzati a usare.

 

D: Cosa suggerirebbe Pietro per migliorare il progetto?

Vecchiarelli: Il progetto ha coinvolto tantissime realtà: quelle locali, i Centri di Consulenza Tiflodidattica, le sedi territoriali UICI, gli esperti e come confermato anche dagli utenti abbiamo provato direttamente che la grafica tattile può essere una grande risorsa anche in contesti più difficili, non solo dove esiste una minorazione visiva o dove ci sono altre forme di disabilità come l’autismo, ritardi cognitivi ecc. ma anche dove c’è emarginazione sociale e povertà educativa. Quindi per migliorare il progetto, noi pensiamo che questo strumento debba essere portato all’interno di tutte le realtà territoriali quindi anche all’interno delle biblioteche, musei e oratori ad esempio: in questo modo quindi il nostro messaggio andrebbe anche al di fuori delle nostre realtà istituzionali o educative per creare rete. Continuare a svolgere questo lavoro è importante e deve riprendere anche dopo la fine del progetto. La difficoltà potrebbe essere proseguire a proporre questo tipo messaggio.

 

D: Pietro, c’è un episodio significativo che ci vuole raccontare?

Vecchiarelli: Un episodio significativo in realtà non c’è stato. Aver partecipato al campo estivo è stata di fatto, per me, un’esperienza personale e professionale enorme. Ho potuto vedere un luogo perfettamente attrezzato e accessibile per i ragazzi, incontrare operatori coinvolti, determinati, professionalmente partecipanti e al contempo c’erano famiglie rilassate, si provava piacere nello stare insieme, nel mangiare insieme. Ricordo in particolare la festa finale a cui hanno partecipato anche il Presidente Nazionale UICI e la Vice Presidente Nazionale UICI: si viveva un grande entusiasmo nonostante si trattasse di un campo estivo per bambini e ragazzi pluridisabili. È stata per me un’avventura formativa molto significativa, forte e costruttiva. Penso quindi che questi momenti siano importanti anche per noi operatori che talvolta siamo dietro le quinte. Noi che lavoriamo per un centro di produzione a Roma non viviamo infatti la realtà diretta come invece fanno gli operatori e insegnanti a contatto coi ragazzi. Quindi accorgersi, alla fine del campo, che gli operatori erano ancora incuriositi dai libri, da tutte le attività create in questi anni come Federazione in giro per l’Italia e toccare con mano direttamente l’attenzione che c’è sul nostro lavoro è stata un’esperienza più che positiva per me! È stato veramente particolare vedere quegli operatori così bravi, umanamente attenti anche con le famiglie, i fratelli. Tutto molto bello…

 

D: Grazie per averci raccontato le vostre attività, le vostre sensazioni e complimenti per il vostro operato!

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