I Mega Partner si raccontano – Istituto “D. Chiossone”

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Intervistiamo ora Elena Cocchi, referente del Progetto “Bloom Again” per l’Istituto “David Chiossone” onlus per ciechi e ipovedenti.

D: Quali sono stati i benefici fin ora ottenuti grazie alla partecipazione al progetto? Cosa ci può raccontare?

R: Direi che il Progetto “Bloom Again” è stata un’esperienza arricchente per il nostro gruppo di lavoro e per la Fondazione Chiossone di cui sono medico responsabile degli ambulatori, perché ci ha permesso intanto un confronto con gli altri partner a livello nazionale. È sempre un momento importante quando ci si raffronta con altri centri, con altre realtà sul territorio; ogni regione infatti, rispetto ai servizi per i disabili, spesso funziona in modo diverso. Quindi il coordinarsi e avere un approccio comune per aiutare ragazzi e giovani con disabilità visiva formando un gruppo di operatori che ascoltano approcci multi disciplinari mi è sembrato un beneficio molto utile per tutti, sia per chi ha fatto formazione e ha insegnato, sia per le persone che ne hanno beneficiato.

 

D: Come seconda domanda, vorrei chiederle: ha incontrato difficoltà, anche vista la situazione pandemica?

R: Sì, come in tutti i progetti portati avanti in questi ultimi anni la difficoltà è stata l’impossibilità di lavorare in rete fisicamente, quindi incontrarsi, conoscersi di persona, conoscere le realtà dei vari territori e quindi dover fare tutto online. Per fortuna siamo riusciti a realizzare i campi estivi perché è stato un momento importante però direi che la difficoltà è stata non incontrarci, quindi non collaborare e lavorare in presenza.

 

D: Quali sono stati i punti di forza della strategia progettuale che può segnalare come buona pratica trasferibile?

R: A me è piaciuta molto l’idea di un progetto multi disciplinare e trasversale alla disabilità visiva e non solo. Noi come Istituto Chiossone ci siamo infatti occupati dei bambini con plurihandicap e deficit sensoriale visivo. Devo dire che questa è una buona pratica: creare un metodo che possa poi essere applicato nei vari contesti, non solo con l’educatore a scuola ma anche nel tempo libero, con la famiglia. In sintesi secondo me è proprio la multidisciplinarietà il punto di forza del progetto.

 

D: Un’ultima domanda. Cosa suggerirebbe per migliorare il progetto?

R: Suggerirei più risorse e più tempo. Siamo stati un po’ limitati nel fare le cose più importanti anche perché le ore a disposizione non erano tante. Quindi sarebbe bello poter proseguire, avere un feedback dagli educatori che hanno continuato a seguire i ragazzi; sarebbe opportuno quindi avere “un ritorno”, dopo un po’, per capire se quello che abbiamo insegnato e condiviso è stato utilizzato nella pratica di tutti i giorni.

 

D: A questo punto la ringrazio per averci raccontato un po’ della sua esperienza fatta finora.

 

Incontriamo ora Laura Lucagrossi, operatrice dell’Istituto “David Chiossone” onlus.

D: Di cosa si è occupata in quanto operatrice per il Progetto “Bloom Again”?

R: Come Istituto Chiossone abbiamo ristretto un po’ il campo d’azione sull’intervento rivolto a bambini con un quadro di pluridisabilità: abbiamo trattato questo argomento dal punto di vista dei diversi interventi. Nel mio caso specifico, quello musicoterapico.

 

D: Quali sono state le ricadute sui minori coinvolti negli interventi di progetto?

R: Di fatto, il rapporto diretto con l’utenza l’ho avuto durante i due giorni di soggiorno a Firenze dove c’è stato un lavoro quasi più pedagogico cioè di osservazione diretta partecipe per poi dedicarci con gli operatori un momento di formazione e scambio reciproco, rispetto a ciò che avevano vissuto, oppure ciò che io avevo osservato, nonché di approfondimento musicoterapico. In quel contesto erano molto ben organizzati, infatti ogni momento aveva il suo trattamento, la sua attività; dato che la musicoterapia si basa su principi pedagogici, psicologici e altri strettamente musicali la mia osservazione ha avuto ovviamente come filtro questo tipo di preparazione.

 

D: Quali sono stati invece i benefici riscontrati dalle famiglie dei minori coinvolti?

R: Non ho avuto contatto con le famiglie dei minori ma so che indipendentemente dal mio operato i genitori sono molto contenti di queste esperienze di campo estivo dove i ragazzi vengono coinvolti in diverse attività in modo molto partecipe. Ciò che posso dire in riferimento alla mia esperienza dei campi estivi è che in genere sono sempre molto ben accolti da genitori e ragazzi perché in un ambiente così socializzante, giocoso e liberante hanno modo di esprimere a pieno le loro potenzialità e risorse: questo è quello che ho potuto constatare in quel contesto pur non avendo avuto un contatto diretto con alcun genitore.

 

D: Ha incontrato difficoltà durante la prima annualità anche alla luce della situazione pandemica? E se sì, come sono state risolte?

R: Ovviamente fare formazione online non è come farlo direttamente. Me ne sono proprio resa conto quando a Firenze ho avuto modo di vedere in volto gli educatori, poter interloquire, bloccarmi, calibrarmi, integrare il mio intervento con tutti quelli da loro avanzati. Per me è stata un’esperienza molto arricchente! Online si fa quel che si può e ci sa fa andar bene quello piuttosto che niente. Ho lavorato con 5 gruppi, c’era quello più interattivo, più interessato e invece quello un pochino meno partecipe; diciamo che non tutti erano disponibili a intervenire, in alcuni casi c’era più un uditorio passivo e in altri invece decisamente più interattivo. Alcuni gruppi sembravano più sensibili all’argomento con tante domande già pronte.

Peraltro in uno dei gruppi ho ritrovato anche una mia compagna del corso quadriennale di musicoterapia di Assisi e abbiamo quindi potuto approfondire: è stato anche quello un bel momento, ritrovarsi ed essere sulla stessa lunghezza d’onda.

 

D: Cosa suggerirebbe per migliorare gli interventi messi in atto?

R: Per quando si potrà, credo sia importante far sì che questi momenti di formazione, informazione e scambio di esperienze, siano realizzati in presenza perché è molto bello così! Con ciò è stata un’azione coraggiosa, molto ben organizzata e assolutamente fattibile quindi a parte quanto ho detto prima, direi che tutto ha funzionato a meraviglia.

 

D: Ci vuol raccontare un episodio significativo che ha caratterizzato le attività territoriali delle prime fasi?

R: Per quanto riguarda la formazione, ho avuto un bellissimo scambio con la regione Sicilia. Mi hanno descritto le attività che svolgono nei campi estivi, anche quella musicoterapica e mostrato per quanto possibile online il luogo dove si trovavano: ho avvertito tanta energia e tanta positività! Poi è stato veramente indimenticabile il momento di contatto diretto a Firenze perché trasudava entusiasmo e felicità, sia da parte dei ragazzi che dalle giovani organizzatrici dell’Unione e le educatrici. Un’atmosfera molto bella che mi ha ricordato tanto i campi estivi della mia gioventù: così carichi di entusiasmo e creatività. È stata davvero una bella esperienza e ho fatto degli ottimi incontri che non dimenticherò!

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