Gioventù sognata: a Palermo un convegno nazionale contro le disuguaglianze e la povertà educativa minorile
di Base Camp - Presidi Educativi Territoriali
Venerdì 29 novembre 2024 si è tenuto a Palermo, a Palazzo Chiaromonte-Steri e all’Istituto Magistrale Statale “Regina Margherita”, il convegno “Gioventù sognata – Adolescenze contemporanee e disuguaglianze”.
Sono stati presentati i risultati e le buone pratiche dell’esperienza educativa e didattica di Base Camp – Presidi Educativi Territoriali, sostenuto da Enel Cuore, la Onlus del Gruppo Enel, e da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che ha presentato la campagna “Non sono emergenza”. Esponenti del mondo accademico, delle istituzioni e del terzo settore si sono confrontati su adolescenze e disuguaglianze.
I lavori si sono aperti con i saluti istituzionali del professore Massimo Midiri, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Palermo: «L’Università di Palermo è ben lieta di accogliere e supportare tutti quei progetti – come il progetto Base Camp – che hanno a cuore il contrasto alla diseguaglianze sociali ed educative. Ancor più quando si tratta di progetti a livello nazionale come questo in cui vengono coinvolte, oltre alla nostra città, altre realtà urbane dove queste problematiche sono particolarmente significative». «Il Dipartimento SPPEFF è fortemente impegnato, sia da un punto di vista della didattica, della ricerca e della terza missione, nelle tematiche di cui il progetto Base Camp si è fatto promotore» aggiunge il professore Antonino Bianco, direttore del Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche, dell’Esercizio Fisico e della Formazione (SPPEFF) dell’Università degli studi di Palermo: «Rinnovo tutta la nostra disponibilità a continuare la fruttuosa collaborazione che nel corso di questi anni abbiamo costruito con il CESIE ETS per il contrasto e la prevenzione delle problematiche sociali legate all’educazione, alla formazione e alla crescita del capitale umano».
Numerosi gli appelli dal mondo accademico che convergono sulla possibilità di strutturare iniziative come Base Camp alla stregua di veri e propri presidi a servizio delle comunità locali. Gianna Cappello, professoressa presso il Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche, dell’Esercizio Fisico e della Formazione (SPPEFF) dell’Università degli studi di Palermo e responsabile per il CESIE ETS del monitoraggio e della valutazione del progetto, dichiara: «Nel corso di questi tre anni di progetto, attraverso un articolato protocollo di raccolta di dati quali-quantitativi, abbiamo potuto verificare come il progetto Base Camp abbia prodotto una serie di significativi effetti positivi, sia sui beneficiari diretti (studentesse e studenti di scuole collocate in contesti di elevato disagio sociale) e le loro famiglie, sia sulla comunità locale in generale. Se, come ipotizziamo, anche la valutazione d’impatto confermerà questi risultati, l’unica possibilità che essi non si disperdano nel corso del tempo, è garantire che realtà come i Base Camp diventino presidi territoriali permanenti».
Sui risultati anche la professoressa Tiziana Chiappelli dell’ Università degli Studi di Siena afferma: «Il progetto Base Camp ha dimostrato di avere un impatto significativo sia sullɜ giovani partecipanti che sulla comunità nel suo complesso. Ragazzi e ragazze hanno mostrato un progresso nei loro studi, è aumentata la loro fiducia in se stessɜ e sono state sviluppate importanti competenze sociali ed emotive. La presenza di figure adulte di riferimento all’interno del progetto ha svolto un ruolo cruciale nei loro percorsi di crescita. Ma non solo, famiglie e scuole sono state coinvolte attivamente nel progetto e Base Camp è diventato un luogo di incontro e collaborazione tra giovani, famiglie e istituzioni».
Base Camp si pone quindi come un modello di successo replicabile. «Il progetto Base Camp, nella sua seconda edizione, si conferma un’iniziativa di grande successo nel contrastare la povertà educativa e promuovere l’inclusione sociale. Grazie alla sua continuità, il progetto è riuscito a garantire benefici duraturi allɜ giovani partecipanti, migliorandone il rendimento scolastico e la fiducia in se stessɜ. I dati raccolti evidenziano un impatto positivo significativo, dimostrando come Base Camp sia un modello replicabile e vincente. Investire in iniziative come questa significa investire nel futuro del Paese e creare un contesto più equo e inclusivo per tuttɜ». Questa la riflessione del professore Giuseppe Burgio dell’ Università di Enna – Kore sugli impatti e benefici generati dall’esperienza Base Camp. Anche secondo il professore Alessandro Tolomelli, Università degli Studi di Bologna, «La collaborazione tra diverse realtà è fondamentale per offrire alle giovani generazioni un’educazione completa e adeguata alle sfide del mondo contemporaneo. L’educazione va oltre la scuola: esperienze extrascolastiche e coinvolgimento attivo di giovani e adolescenti sono elementi chiave per una crescita sana e completa. Investire su di loro è un investimento nel futuro. Base Camp rappresenta un esempio concreto di come un progetto pilota possa trasformarsi in un servizio educativo stabile e di fondamentale importanza per la crescita dellɜ giovani e per il futuro della società».
Il professore Marco Pitzalis, dell’ Università degli studi di Cagliari, evidenzia come Base Camp rappresenti «un esempio concreto di come sia possibile superare le logiche tradizionali della scuola e costruire un modello educativo più aperto e inclusivo» e afferma «l’esperienza di questo progetto dimostra che le riforme scolastiche devono necessariamente accompagnarsi a un profondo cambiamento culturale».
Pierangelo Barone, professore dell’ Università degli Studi di Milano-Bicocca, in qualità di accademico e ricercatore, sottolinea l’importanza di progetti come Base Camp per affrontare le sfide legate alle trasformazioni urbane che influenzano la vita degli adolescenti: «Il fenomeno delle trasformazioni urbane sta profondamente influenzando la vita di adolescenti e giovani. Progetti come Base Camp offrono una risposta innovativa a queste sfide, dimostrando l’importanza di un’educazione che sia al passo con i tempi».
«Personalizzare le attività educative e didattiche non vuol dire affatto – come alcunɜ sostengono ’andare troppo incontro allǝ studentǝ‘, o ’abbassare’ la famigerata ’asticella’» sottolinea Michelangelo Pecoraro, Associazione culturale Laudes, «vuol dire, invece, l’esatto opposto. È un lavoro tosto, faticoso. Lo è per chi studia, e lo è per chi insegna e per chi educa. E non si tratta nemmeno di una ’pedagogia dei talenti’ che si concentri esclusivamente sulle capacità e sulle conoscenze già presenti nella persona con cui si studia. È invece, e deve essere, un modo per consentire alla persona di aprirsi al mondo con maggiore fiducia e consapevolezza di sé. Si tratta, in pratica, di provocare ciascuna persona in modo sempre più mirato, sempre più esatto. Provocare è un verbo che di questi tempi viene visto con sospetto. Ma se guardiamo alla sua etimologia, possiamo riflettere su quanto questa parola sia in sintonia con il nostro lavoro: provocare vuol dire chiamare, stimolare, eccitare, sfidare. Quello che facciamo è cercare di comprendere, incontro dopo incontro, appuntamento dopo appuntamento, ora dopo ora, quali siano le ’zone di sviluppo prossimali’ per la persona che abbiamo di fronte. Attraverso il gioco, il dialogo amichevole e metacognitivo con con lǝ giovane o adolescente che siede al nostro fianco proviamo a capire insieme su quali ambiti e competenze ci interessa lavorare e perché, quali difficoltà vogliamo provare a superare subito e su quali, magari, vogliamo prenderci un po’ più di tempo per fare le cose con calma e seguire il naturale ritmo di apprendimento di ciascunǝ. Si tratta, per parafrasare il celebre verso di Danilo Dolci, di ’sognarci insieme’ e di provare a seguire e perseguire i nostri sogni».
«La giornata “Gioventù sognata” ha svelato i risultati del modello educativo e didattico sperimentato in seno al progetto Base Camp, con la certezza della sua efficacia e replicabilità in altri contesti, e ha voluto aprire la riflessione sul tema delle adolescenze e delle disuguaglianze con il contributo di esponenti del mondo accademico, rappresentanti delle istituzioni e del terzo settore, consapevoli di quanto sia fondamentale la loro alleanza per programmare e rendere operativi gli interventi per non lasciare nessunǝ giovane indietro». Con queste parole Tiziana Giordano, coordinatrice del dipartimento di cooperazione locale del CESIE ETS, si pronuncia sul successo del convegno come momento di dialogo, confronto e ascolto reciproco.
«In passato, il terzo settore riceveva scarsa attenzione da parte delle istituzioni. Oggi, grazie al loro impegno, abbiamo finalmente il riconoscimento e il supporto necessari per portare avanti il nostro lavoro» dichiara Vito La Fata, presidente del CESIE ETS. «Vorrei esprimere la mia più sincera gratitudine alle istituzioni, all’università, alle scuole e alla città di Palermo. Il loro supporto è stato fondamentale per il successo del progetto Base Camp, un’iniziativa che mira a contrastare la povertà educativa minorile» e continua: «Un ringraziamento speciale va all’Impresa sociale Con i Bambini, guidata dal presidente Marco Rossi Doria, e alla Fondazione Enel Cuore, rappresentata oggi dal consigliere delegato Filippo Nicolò Rodriquez. Queste due organizzazioni sono state veri e propri partner in questo progetto, non limitandosi a fornire finanziamenti ma offrendo un supporto costante e prezioso. Grazie alla loro guida e al loro entusiasmo, siamo riusciti a raggiungere risultati che sembravano impensabili solo pochi anni fa». «Quando l’Impresa Sociale Con i Bambini ed Enel Cuore si siedono al tavolo della progettazione partecipata insieme al partenariato, alle scuole e soprattutto al terzo settore hanno in animo di fare operazioni ambiziose, complesse, difficili» rammenta Marco Rossi Doria, presidente Impresa Sociale Con i Bambini. «Non pensiamo e non possiamo più pensare di essere semplici erogatori di risorse ma dobbiamo pensarci in termini di partner di progetto, di persone che lavorano insieme con finalità generali per superare le disuguaglianze del Paese» e continua: «Nella cura che è stata data a Base Camp ci sono molti elementi che sono fondamentali nella direzione di cantiere di innovazione socio-educativa verso cui è fondamentale muoversi, che vanno dallo stare in un altro modo a scuola, allo stare in un altro modo fuori scuola, a curare i connettivi tra scuola e fuori scuola, all’uso delle tecnologie, al piacere della creatività legata al rafforzamento delle competenze non solo alfabetiche ma scientifiche, la cura delle relazioni, la cura delle relazioni tra il tessuto comunitario di quartiere, la famiglia, la scuola dove i ragazzi e le ragazze possono sentirsi a casa, non in un presidio protetto, distante, lontano e separato da tutto il resto, ma all’interno della pluralità dei luoghi della vita».
«In Italia, il fenomeno del cosiddetto sticky floor è molto diffuso: per molte famiglie, uscire dalla povertà richiede generazioni intere, almeno 5 generazioni, almeno 100 anni» sottolinea Filippo Nicolò Rodriguez, consigliere delegato Enel Cuore Onlus. «Insieme a CESIE ETS e agli altri partner di Base Camp crediamo fortemente che l’educazione sia la chiave per rompere questo circolo vizioso e lavoriamo per contrastare la povertà a 360 gradi. La povertà educativa è infatti strettamente legata a quella economica, ed è proprio attraverso un percorso formativo di qualità che si possono offrire a giovani e adolescenti le competenze e le opportunità necessarie per costruire un futuro migliore. Il progetto Base Camp va oltre il semplice sostegno allo studio, promuovendo iniziative culturali all’interno delle scuole e coinvolgendo attivamente le comunità locali e le famiglie. Il nostro obiettivo è quello di offrire non solo modelli educativi innovativi, ma anche prospettive concrete per il futuro, aiutando giovani e adolescenti a superare gli ostacoli e realizzare il loro potenziale».
Da una prospettiva istituzionale Fabrizio Ferrandelli, assessore all’Innovazione digitale con delega alle Politiche giovanili (tra le altre) del Comune di Palermo – oltre a portare i saluti del sindaco professore Roberto Lagalla – pone l’accento sull’importanza di un approccio all’ascolto da parte delle istituzioni e delle comunità educanti: «Le dinamiche giovanili non possono essere comprese e affrontate solo come manifestazioni di disordine o malessere generazionale, ma richiedono un’analisi più profonda delle situazioni socio-culturali. Accade spesso nel trattare temi attuali legati in particolare al territorio – come ad esempio quello della movida, il più delle volte tacciata come mala movida – che ci si preoccupa esclusivamente degli effetti senza invece indagarne le cause. Un momento di incontro come il convegno di oggi è invece un’importante occasione di ascolto, dove le istituzioni, insieme al terzo settore e alle organizzazioni accademiche possiamo valutare diverse strade da percorrere per incontrare i bisogni, le istanze e i desideri delle giovani generazioni, con attenzione anche alle fragilità genitoriali, troppo spesso lasciate sole nei processi educativi». «L’esperienza diretta con progetti sul campo come Base Camp ha evidenziato l’importanza di un approccio educativo che tenga conto dei contesti di vita e dei bisogni specifici di giovani e adolescenti» dichiara Maria Rita Mancaniello, professoressa dell’ Università degli Studi di Siena. «Come pedagogista, ho compreso la necessità di un costante dialogo tra teoria e pratica, superando i limiti della ricerca accademica. È importante che la scuola operi un cambiamento di prospettiva, diventando parte di un sistema più ampio in cui la conoscenza si costruisce attraverso la collaborazione. Solo così potremo rispondere alle esigenze dellɜ giovani e prepararlɜ alle complessità della società contemporanea».
A proposito di Base Camp
Base Camp – Presidi Educativi Territoriali è un progetto educativo e didattico innovativo dedicato al contrasto delle diseguaglianze e della povertà educativa tra i giovani di età compresa tra 12 e 17 anni.
Nato dall’esperienza maturata tra il 2019 e il 2021 dalle organizzazioni Laudes, Parsec, Dedalus e CESIE ETS con Base Camp for Future Education, il progetto consolida la rete storica dei partner, rafforza i presidi Base Camp attivati a Palermo, Napoli e Roma e ne inaugura uno nuovo a Catanzaro, coordinato dal Centro Calabrese di Solidarietà.
Base Camp – Presidi Educativi Territoriali è un progetto sostenuto da Enel Cuore e da Impresa sociale Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Il consorzio Base Camp è composto da: CESIE ETS (soggetto responsabile), IMS Regina Margherita (sede Base Camp Palermo), Centro Calabrese di Solidarietà, IIS Petrucci – Ferraris – Maresca (sede Base Camp Catanzaro), Cooperativa sociale Dedalus, ICS R. Bonghi (sede Base Camp Napoli), Cooperativa sociale Parsec, Liceo Classico e Linguistico Aristofane(sede Base Camp Roma), Associazione Laudes, MED – Associazione Italiana per l’Educazione ai Media e alla Comunicazione, Fondazione Nazionale Vito Fazio-Allmayer, Comune di Palermo, Comune di Catanzaro, Comune di Napoli, Comune di Roma.