Il Cgm di Roma su A Scuola per Mare: «Progetto prezioso, collaborazione utile»

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La barca con i pensieri e gli obiettivi dei ragazzi

«La mia è una valutazione molto positiva, si tratta di uno strumento prezioso di lavoro perché poche volte mi è capitato di lavorare con un progetto in cui è previsto un distacco così significativo dal contesto ambientale in cui si trova il ragazzo». Simona Sprovieri – funzionario dell’Ufficio di servizio sociale del Dipartimento di giustizia minorile di Roma – tira le somme dei tre anni di collaborazione con A Scuola per Mare, il progetto contro la dispersione scolastica e la povertà educativa che ha come capofila l’associazione I Tetragonauti e che è cofinanziato da impresa sociale Con i Bambini. Il Cgm di Roma è uno dei soggetti partner del progetto e in virtù di questa collaborazione tre giovani, tutti sottoposti alla misura della messa alla prova, hanno partecipato a uno dei moduli basati sull’esperienza della navigazione (100 o 85 giorni) a bordo della Lady Lauren.
«La durata dell’esperienza e il contesto barca sono un valore aggiunto straordinario – continua Sprovieri – proprio per le caratteristiche del progetto i nostri operatori hanno proposto quest’ultimo ad alcuni dei ragazzi con le situazioni più complesse e credo ne sia valsa la pena perché in tutti i casi affrontati abbiamo colto quanto l’esperienza in mare abbia lasciato il segno. Convincere i ragazzi a salire? Tutto dipende da come il progetto viene loro presentato, se l’educatore che hanno di fronte ci crede, tutto diventa più facile. Certo, non è stato un percorso semplice, c’è stato un lungo e approfondito lavoro nella fase di pre navigazione che abbiamo svolto con l’educatore di riferimento e, una volta a bordo, non sono mancate situazioni di crisi, talvolta anche pesanti. Posso dire però che queste ultime sono state affrontate con competenza dagli operatori a bordo che hanno di dimostrato di possedere gli strumenti per assistere e gestire le difficoltà dei ragazzi».
La barca e l’esperienza della vita in comune in un contesto isolato sono quasi sempre un moltiplicatore delle emozioni, pesa il distacco con gli affetti di casa: «Un certo tipo di difficoltà sono la regola – dice Sprovieri – la nostra attività, a sostegno degli educatori a bordo, è costante e deve ovviamente fare riferimento anche alla famiglia e al Tribunale».
Non tutti i ragazzi che salgono sulla Lady riescono a completare la navigazione, rispetto a questa eventualità è utile però una valutazione che non resti in superficie: «Non credo sia corretto parlare di “fallimento” quando un ragazzo decide di scendere – continua Sprovieri – quando è capitato abbiamo sempre percepito una positiva discontinuità rispetto al pre, nessuno è sbarcato mai uguale a come era salito, in tutti è maturata la consapevolezza di poter scegliere il proprio futuro, di potersi misurare con traiettorie che prima nessuno di loro aveva mai neppure avuto la possibilità di considerare».
L’Ufficio di servizio sociale è chiamato a gestire grandi numeri ma per ognuno dei giovani in carico predispone un progetto individualizzato: «La collaborazione con A Scuola per Mare è stata valida anche nella fase del post navigazione – dice Sprovieri – i ragazzi hanno sviluppato a bordo legami importanti, relazioni non formali con gli educatori e non a caso tali sono rimaste anche una volta rientrati a casa».
La barca a vela, la scoperta del mare e della bellezza della natura sono esperienze di grande potenziale educativo: «In barca si impara a vivere in gruppo: la necessità di dividere lo spazio con qualcuno che non si è scelto, l’importanza di osservare regole precise – continua Sprovieri – e poi c’è l’esperienza del mare in una modalità che i nostri ragazzi non hanno quasi mai avuto la possibilità di sperimentare prima, il mare è bellezza ma anche in qualche caso pericolo e la gestione di queste situazioni aiuta a sviluppare autonomia e responsabilità».
Ti chiamo tra poco. Sono in riunione

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