I ragazzi di AD HOC a lezione di teatro, per imparare il rispetto per sé e per gli altri

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Tre fragili colonne reggono il tetto del mondo: sono tre bambini i protagonisti dello spettacolo, le colonne che dall’inizio della scena, da sole sostengono l’intero cielo.

 

Si apre così lo spettacolo teatrale che ha visto per la prima volta lo scorso mercoledì 1° giugno dopo le restrizioni della pandemia, i genitori del Progetto AD HOC tutti insieme in una gran festa, dove hanno potuto conoscersi o incontrarsi di nuovo a Como con gli educatori di “Una Casa per Crescere” di Cometa.

 

“C’è bisogno di aiutarsi, tre bambini non possono bastare per tenere su l’intera volta celeste! Come nella trama dello spettacolo anche nella preparazione dello stesso c’era bisogno di tutti, che ognuno mettesse la sua parte così che in una somma di piccole cose si finisse per farne una cosa grande”. Racconta Sergio, educatore del Centro Diurno.

 

Il Laboratorio teatrale di Cometa nasce dalla passione di alcuni educatori, come Sergio e Maria, e si amplia come proposta educativa e ricreativa ai bambini del centro diurno. Lo spettacolo è stato motivo di coinvolgimento di tante anime di Cometa come anche clownerie e danza, e un gruppo di piccoli creativi per la scenografia, in tutto più di trenta tra ragazzi e bambini.

 

“Solo testimoniando una positività in ciò che facciamo, noi educatori innanzitutto, potremo indirizzare e appassionare i bambini a un luogo e a una vitalità che li accompagnino nel loro percorso di crescita. Per questo è stato naturale per noi creare un laboratorio di teatro, perché il nostro metodo è quello di partire da noi, da ciò che amiamo per trasmetterlo a loro, in tutto quello che facciamo”.

 

La recitazione è uno strumento molto potente: può offrire ai ragazzi la possibilità di sperimentare con sé stessi, di entrare in un personaggio, di dare voce e corpo a una storia, di mettersi nei panni di altri e vedere come stanno indosso a loro. Per quelli che più faticano a esprimersi e a esprimere le proprie emozioni è un campo di prova e un aiuto importante.

 

Ogni anno vengono individuati da una parte i bambini più disponibili e adeguati, dall’altra quelli che più evidenziano il bisogno di un lavoro su di sé di questo tipo. A volte sono loro i primi a chiederlo. Sergio conferma: “spesso dopo avere visto gli spettacoli vengono loro a chiederci di poter fare la stessa esperienza dei loro compagni. Li vedono contenti, a volte anche più sicuri, cambiati, se ne rendono conto e allora desiderano partecipare”.

 

Questo laboratorio è anche un esercizio di costanza e pazienza. Le prove sono tante durante l’anno per la preparazione dei vari spettacoli. Non è banale volerne fare parte e continuare fino alla fine, perché spesso alcune attività possono risultare monotone, ma questa “noia”, come dice Davide, “li aiuta a comprendere la necessità del rispetto dell’opera e degli altri compagni di lavoro. Bisogna aspettare la propria parte e se qualcuno non si prepara a casa, fa perdere tempo al gruppo. I ragazzi acquisiscono quindi coscienza della dignità e del rispetto che devono avere per il proprio lavoro e per quello degli altri”.

Come dice C., un bimbo di prima media: “da soli non si va da nessuna parte e insieme si fa meglio ed è molto più bello!”.

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