La testimonianza di Davide

di

Giunti ormai a due terzi del Progetto AD HOC, vogliamo riflettere insieme sui percorsi avviati e costruiti con i partner. Lo facciamo interpellando alcuni dei protagonisti del modello educativo sperimentato.

In particolare, abbiamo chiesto a Davide, educatore del diurno della cooperativa sociale Il Manto, di raccontarci l’esperienza di questi anni. Lo abbiamo fatto con una semplice domanda: che valore ha il progetto “AD HOC”? Ecco quello che ci ha risposto.

La potenza di un progetto di questo tipo per noi educatori è sicuramente la rete; ci ha fatto approfondire i rapporti con realtà vicine alla nostra come l’oratorio di Rebbio e Casa Legami.

Questo progetto è un’opportunità grandissima. Le bambine e i bambini del centro diurno hanno avuto la possibilità di fare esperienze fuori dall’ordinario con una forza generativa che ha a cuore obiettivi quali la prevenzione alla dispersione scolastica e il supporto alla povertà educativa. Le ragazze e i ragazzi che frequentano il centro diurno vivono infatti in situazioni di grave disagio sociale, economico e famigliare e in alcuni casi la frequentazione del centro diurno e la possibilità di partecipare al progetto sono le uniche vie di approfondimento delle proprie capacità trasversali e artistiche e le proprie attitudini.

Oltre a un accompagnamento educativo quotidiano, il progetto ci aiuta a offrire la possibilità di sperimentare attività laboratoriali fuori dall’ordinario, tenute da prestigiosi Maestri Artigiani coinvolti dalla Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, persone che hanno fatto della loro passione un lavoro, e che allargano tanto l’orizzonte di questi giovani.

Tutto questo è prezioso perché accende i desideri personali dei ragazzi: quando un ragazzo vede un adulto che si muove per una motivazione forte, per un interesse vero, non rimane indifferente e viene spinto a rispondere con serietà. Così è stato anche per loro.

Secondo lo spirito di questo progetto, mettendo le mani in pasta, nel “fare che arriva a un sapere” è possibile conoscere in modo ancor più approfondito la realtà e le sue sfaccettature. La particolarità ulteriore è che per i nostri bambini e ragazzi imparare a fare un pezzo unico, creare un manufatto personale, portarlo a casa e sentirlo proprio, oltre a essere formativo è anche estremamente gratificante e educativo.

Per molti ragazzi queste esperienze sono state l’occasione per scoprire delle attitudini che hanno dettato poi una scelta anche nel loro orientamento e nel loro percorso formativo. Un ragazzino, ad esempio, ha scelto il liceo artistico dopo aver partecipato l’anno scorso a un laboratorio di stampa artistica: si è sentito valorizzato e apprezzato nelle sue capacità artistiche e questo è stato di stimolo e guida per la sua scelta.

Inoltre, con questo progetto abbiamo attivato un percorso di cittadinanza attiva che permette ai ragazzi di riscoprire un’esigenza originale che l’ultimo periodo (segnato dalla pandemia, i lockdown, la guerra) ha reso ancora più forte ed evidente: lo stare insieme, aprirsi all’altro, avendo cura e “prendendosi cura”. Questa è un’esperienza educativa enorme, uscire da sé stessi e andare incontro all’altro e sentire che l’altro si mette in relazione.

Il progetto è quindi da una parte un’occasione di rete per gli educatori e di preziose esperienze per i ragazzi, dall’altra permette a questi ultimi di esser più coscienti dei propri talenti e della propria unicità.

Il logo del progetto fa proprio riferimento a questo: ogni persona è come un diamante con mille sfaccettature, l’obiettivo è che ognuno possa scoprirne sempre di più e capire quale di queste tante qualità e attitudini possa meglio riflettere e moltiplicare la sua luce.

Regioni

Argomenti