Affido Culturale come progetto di inclusione culturale: ricordiamo la Giornata Mondiale del Braille

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Raccontarci non è facile: Affido Culturale è un progetto nazionale selezionato da Con I Bambini per il contrasto alla povertà educativa e si colloca come progetto inclusivo in quanto si propone di dare una possibilità – non solo in termini economici – a tutti i bambini che non hanno accesso alle attività culturali.

Il progetto è rivolto prevalentemente alle famiglie, ai genitori singoli ma rende partecipi anche i nonni o chi aspira a diventare genitore o adora trascorrere del tempo con i bambini, invitandoli a condividere momenti di bellezza e cultura con i più piccini.

In particolare, un genitore, che abitualmente frequenta con i propri figli i luoghi culturali, può vivere tali esperienze con genitori e figli di un’altra famiglia che in genere non vanno a teatro, cinema, museo e così via.

Spesso il motivo di tale mancanza non è dovuto al disinteresse del genitore ma a problemi legati alla povertà educativa.

Per questo, AC è un progetto rivolto allo sviluppo culturale e all’inclusione sociale con il superamento delle varie tipologie di barriere. Tra queste, bisogna sicuramente citare le difficoltà legate alla disabilità, come quella visiva.

Ogni luogo deputato alla cultura dovrebbe sempre prevedere la possibilità di essere accessibile a chiunque e da i vari punti di vista fisici e cognitivi.

Oggi si ribadisce fermamente tale concetto, ricordando anche la Giornata Mondiale del Braille.

Louis Braille e il suo codice

Il 4 gennaio 1809 a Coupvray, un paesino vicino Parigi, nacque Louis Braille.

A tre anni, nell’officina paterna, si infortunò ad un occhio che non ricevette le cure adeguate. L’infezione arrivò ad estendersi anche all’altro occhio, causando la perdita della vista.

All’età di dieci anni, Braille iniziò a frequentare l’Istituto dei Ciechi di Parigi, dove gli fu insegnato il metodo Haüy. Tale sistema consentiva di imparare a leggere, e non scrivere, attraverso il tatto e utilizzando delle lettere stampate a rilievo.

Nel 1821 il capitano dell’Armata francese Barbier decise da far testare il sistema da lui ideato agli allievi dell’Istituto frequentato dal giovane Braille. Tale metodo consentiva ai non vedenti di scrivere e di riprodurre le parole in base ai suoi suoni utilizzando un sistema di dodici punti.

Il giovane Braille intuì il valore innovativo nascosto dietro questo complesso metodo e lo rielaborò, realizzando un sistema molto più semplice.

Infatti, il suo codice alfabetico, rimasto quasi invariato, prevede sei punti posizionati all’interno di un rettangolo ideale e di uno spazio corrispondente a quello del polpastrello del dito indice.

In seguito, il suo sistema è stato esteso al campo della matematica con il codice Nemeth Braille e a quello della musica con il Codice musicale Braille.

Nel 1829 Braille pubblicò “Procedimento per scrivere le parole, la musica e il canto corale per mezzo di punti in rilievo ad uso dei ciechi ed ideato per loro”, per diffondere il suo metodo di scrittura.

Il governo francese approvò tale sistema solo nel 1854, due anni dopo la morte di Braille.

Nel 1858 i rappresentanti della maggioranza dei Paesi Europei, al Congresso Mondiale per i Ciechi, votarono per rendere il Braille il sistema di riferimento per la lettura e la scrittura per i non vedenti di tutto il mondo.

 

Giornata Mondiale Braille

Il 4 gennaio 2019, nella ricorrenza della nascita del suo ideatore, viene celebrata per la prima volta la Giornata Mondiale del Braille, istituita dall’ONU, per ricordare la sua importanza come mezzo di comunicazione che consente la piena realizzazione dei diritti umani per i non vedenti e ipovedenti.

Come viene ricordato nell’articolo 2 della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, il codice Braille è un mezzo di comunicazione per non vedenti. Tale sistema è essenziale perché, come citato negli articoli 21 e 24 del medesimo testo, consente alle persone con tale disabilità di comunicare, esprimere la propria opinione, di accedere alle informazioni, di studiare e formarsi come individui.

Nel 2020, come riportato da Vaticana News, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che nel mondo le persone cieche sono 36 milioni e 216 milioni quelle con disabilità visive da moderate a gravi.

Il metodo braille è indispensabile perché permette loro di istruirsi, gli garantisce la libertà di espressione e di opinione, oltre che l’inclusione sociale.

Il sistema Braille oggi

In occasione della Giornata Mondiale del Braille, la Biblioteca di Foggia “La Magna Capitana”, che ospita il Museo del Braille, ha organizzato in diretta su facebook un dibattito sul tema.

Mario Barbuto, Presidente Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi, è intervenuto ricordando la storia di Braille e dell’importanza del suo codice.

Come ha dichiarato Barbuto «L’alfabeto Braille è giovanissimo perché ha meno di 200 anni. Ha rappresentato per milioni di persone non vedenti di tutto il mondo l’opportunità di uscire dall’ignoranza, dall’analfabetismo e dall’oscurantismo per mettersi in contatto tra di loro e con la conoscenza, la cultura e l’informazione».

Il Presidente prosegue «Un sistema geniale di cui oggi si ricorda la data di nascita del suo inventore perché, in modalità semplice e partendo dallo studio dei sistemi precedenti, permette di utilizzare appieno le facoltà del tatto e in particolare delle dita».

È il linguaggio che somiglia di più a quello dei computer in quanto il codice Braille è composto da otto punti e quello informatico da otto bit.

Tale metodo non è ancora superato ed è tuttora valido.

La sua modernità consiste anche nella straordinaria capacità di essere utilizzato attraverso le nuove tecnologie.

«Oggi è possibile scrivere utilizzando il sistema Braille dal touchscreen del cellulare. Ciò dice quanto sia ancora valido oggi. Un sistema che non è superato e che permette di leggere e scrivere».

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