La Pedagogia del Desiderio cornice metodologica di A-lata con Progetto Axé

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Attraverso il fondamentale contributo del filosofo della pedagogia Paulo Freire e la sua “educazione alla libertà”, approfondendo il pensiero dello psicologo Jean Piaget per ciò che concerne la costruzione della conoscenza nel bambino, e bussando alla porta della psicanalisi, con particolare riferimento all’opera di Jacque Lacan per comprendere la dimensione del desiderio, Projeto Axé ha costruito una sua teoria denominata Pedagogia del Desiderio (PdD).

Questo approccio è stato scoperto e teorizzato dall’educatore, formatore e analista Marcos Antonio Candido Carvalho. Progetto Axé Brasile ne ha la totale paternità e proprietà intellettuale che condivide con Progetto Axé Italia ETS. La PdD affonda le sue radici in un’approfondita analisi teorica del contesto brasiliano e negli anni di esperienza sul campo. 

Di fronte al tragico fenomeno dei “meninos de rua” – bambini/e di strada – Projeto Axé si è chiesto: come riaccendere e stimolare il desiderio e il sogno di migliaia di bambini, adolescenti e giovani che, ormai assuefatti alla vita in strada e alle miserie che questa comporta, dichiarano di non aver più “nulla da perdere”, mostrando così di non riuscire più a concepire un’alternativa e via d’uscita alla loro condizione?

Come accendere una scintilla di cambiamento in questi soggetti, a cui è stata ingiustamente tolta la dimensione del desiderio e del sogno ed imposta loro quella della miseria e dell’accattonaggio, del narcotraffico e della prostituzione?

Come attivare un processo di trasformazione che, se vuole essere un’educazione alla libertà e non una pedagogia imposta e calata dall’alto, deve essere sempre primariamente voluto e deciso dagli educandi stessi?

Il presupposto giuridico e antropologico su cui si basa dunque questo approccio all’educazione è il riconoscimento che ogni educando e educanda è soggetto di diritto, soggetto di conoscenza e soggetto di desiderio. Da ciò ne segue la decostruzione di uno dei luoghi comuni più diffusi e nocivi in campo educativo: il lavoro dell’educatore/educatrice non è istruire attraverso una trasmissione o passaggio di conoscenza, come se l’educazione consistesse nel riempire un contenitore vuoto.

Al contrario, la Pedagogia del Desiderio, riconoscendo il soggetto come possessore di diritto, conoscenza e desiderio, ha l’obiettivo di tirare fuori, stimolare e rafforzare quella dimensione che, più di ogni altra, qualifica la natura del soggetto umano – specialmente se bambino/a, adolescente o giovane – e la sua unicità: la capacità di desiderare e sognare

Come sancito dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Ginevra, 1989), il bambino gode di diritti inalienabili in qualità di essere umano e tra questi la PdD pone l’accento sul diritto alla bellezza, concependo la dimensione dell’arte come via privilegiata per accedere e far esperienza della bellezza, riconoscendo quest’ultima come fondamento indispensabile per qualunque processo educativo. 

Per la PdD, l’educando/a è altresì soggetto di conoscenza perché portatore di sapere, di tradizioni, di esperienze, di cultura. È anche soggetto di Desiderio, dove il Desiderio – una volta rimesso in moto – è quell’energia e potenza in grado di generare trasformazione, consapevolezza, identità e autonomia per diventare artefici – e quindi  protagonisti – del proprio progetto di vita.

In questo senso, la scoperta o riscoperta da parte del ragazzo/a del proprio Desiderio attiva un processo che porta da una situazione iniziale d’inadeguatezza e senso di fallimento, a quella della scoperta delle possibilità e potenzialità di sovvertire la propria condizione di ingiustizia ed esclusione sociale.

La PdD afferma che l’attività di formazione per gli educatori deve essere continua e permanente: non solo un diritto ma anche un dovere e una necessità professionale perché dalle conoscenze e dal bagaglio teorico degli educatori dipende la qualità dei risultati del lavoro con gli educandi. Tutti i soggetti che cooperano nel processo di crescita dell’educando/a devono essere all’interno di un processo di ricerca collettivo, partecipato e continuo.

Devono riconoscere la formazione come un diritto fondamentale e indispensabile per il loro lavoro e la loro professionalità, non una concessione o un’attività accessoria. L’approfondimento teorico, e la costante analisi e riflessione sulla pratica, devono essere sempre un fondamento e prerequisito dell’azione educativa, rimanendo però aperti all’esperienza, in un ascolto capace di indurre la pratica stessa a far ritorno alla teoria per modificarla, correggerla e arricchirla continuamente.

La formazione è uno spazio indispensabile di confronto e di dialogo critico, nel quale i diversi soggetti educativi hanno non solo la possibilità di accrescere e sviluppare le proprie capacità e competenze ma contestualmente di fortificare il sentimento di comunità ed appartenenza ad un progetto pedagogico comune e condiviso. Un intervento educativo che ambisce ad attivare processi trasformativi deve quindi prevedere non solo attività rivolte ai ragazzi ma anche continui momenti formativi rivolti a educatori, insegnanti e famiglie. Infatti, solo con un’azione comune e corale è possibile contrastare il fenomeno della povertà educativa.

La teorizzazione della Pedagogia del Desiderio ha così potuto strutturare una prassi pedagogica che Projeto Axé ha chiamato Arteducazione, un’unica parola, perché “l’arte stessa è educazione”, come non si stancava di ripetere Cesare de Florio la Rocca. Questa pratica educativa si fonda sul principio che è impossibile educare senza ricorrere alla dimensione dell’arte, della bellezza, dell’estetica. Se un soggetto ha perso la capacità di desiderare, il bello è quella dimensione capace di risvegliarlo. L’arte produce bellezza e la bellezza risveglia il desiderio.  

È dunque l’arte la potenza che genera trasformazione. Projeto Axé si è reso conto che nessuno strumento, nessuna forza, nessuna esperienza è così capace di entusiasmare quanto le manifestazioni artistiche. L’arte suscita nel soggetto una duplice esplosione: esso si scopre al contempo capace di ammirare e di fruire della bellezza ma anche di esserne potenziale artefice, diventando, attraverso la sperimentazione dei linguaggi artistici, produttore in prima persona dell’opera d’arte.

La Pedagogia del Desiderio nel progetto A-lata

All’interno del progetto A-lata, dunque, il ruolo di Axé è quello di offrire la cornice teorica di riferimento per la costruzione e il consolidamento della Comunità Educante. La teoria costituisce la lente attraverso la quale ognuno vede il mondo e, nell’ottica di avviare processi collettivi di assunzione di responsabilità educativa, Axé è convinta che sia necessario creare visioni, principi e linguaggi comuni che raccolgano la pluralità e la indirizzino verso un orizzonte condiviso.

La direzione condivisa, tuttavia, non viene imposta o predefinita dall’approccio di Axé, ma viene piuttosto elaborata congiuntamente attraverso momenti formativi di dialogo e confronto, valorizzando le pratiche e gli approcci dei soggetti coinvolti e attivi sul territorio, in un movimento di contaminazione reciproca e permanente. Si vuole stimolare la creazione di una comunità che non schiaccia il singolo soggetto ed impone una certa visione, ma una comunità aperta che si riconosca nella volontà di crescere insieme e di attuare un’educazione che lotti contro le diseguaglianze ed iniquità della società. 

Pietralata è un territorio vivo, attivo, ricco di anime e di realtà associative che operano in diversi ambiti, ma è allo stesso tempo un quartiere in cui vi è molta esclusione sociale e disagio socio-economico. Il progetto A-lata vuole mettere a sistema tutte le iniziative del quartiere, partendo dalla centralità della scuola, proprio per contrastare i fenomeni di esclusione e disuguaglianza sociale e intende farlo cercando di far emergere i desideri dei soggetti che lo vivono.

L’attenzione al desiderio è un elemento chiave dell’approccio di Axé, come evidenziato in precedenza, anche in termini di critica all’approccio dei bisogni. Quest’ultimo infatti rimanda ad una dimensione di necessità che pone troppo spesso il portatore del bisogno in una condizione di subalternità rispetto a colui che soddisfa il bisogno stesso.

Inoltre, soprattutto quando si parla di educazione di bambine/i, adolescenti e giovani, Axé afferma con forza l’importanza di uscire dal piano della soddisfazione del bisogno per entrare in quello dei sogni e desideri, perseguendo la visione di un’educazione liberatrice che stimoli i soggetti a divenire adulti che vivono in armonia con sé stessi e con il mondo. Per Axé, percorsi di costruzione di comunità possono essere avviati solo attraverso processi formativi continui e permanenti, in cui ogni soggetto – bambino, adolescente, adulto – si pone in un’ottica di ricerca collettiva. 

Seguendo l’approccio della Pedagogia del Desiderio, la Carta di Intenti che ci si propone di elaborare con la collaborazione di tutte le agenzie educative del territorio al termine del progetto vuole essere un documento i cui i principi siano frutto di una riflessione approfondita, i cui linguaggi siano condivisi e i cui obiettivi vengano definiti attraverso il dialogo e il confronto. La stipula di una Carta di Intenti, inoltre, non è la conclusione del processo quanto piuttosto ne è una tappa: i processi di mantenimento e di arricchimento della comunità educante sono costanti e vengono animati dalle relazioni tra gli stessi soggetti che ne fanno parte e le trasformazioni della società. 

 

 

Progetto Axé Italia

Progetto Axé Italia ETS è nata nel 2004 con la finalità primaria di sostenere l’organizzazione Projeto Axé – Centro di Difesa e Protezione per bambini e adolescenti, fondata nel 1990 a Salvador (Bahia, Brasile) dall’avvocato ed educatore italiano Cesare de Florio La Rocca e dallo psicologo brasiliano Marcos Antonio Candido Carvalho e riconosciuta a livello internazionale per la sua opera nella difesa dei diritti dei bambini e degli adolescenti e nella formazione continua e permanente di operatori sociali e educatori. Oltre all’azione diretta in Brasile con giovani di età compresa tra i 6 e i 25 anni, Projeto Axé contribuisce alla costruzione di nuove metodologie ed approcci educativi.

Projeto Axé svolge da 34 anni un’analisi continua della pratica educativa quotidiana – basata sull’idea che, se da un lato è la teoria a guidare la prassi, dall’altro è l’analisi di quest’ultima a mostrare le lacune della teoria stessa e l’opportunità di una sua modifica – che l’ha portato a sviluppare una sua metodologia innovativa attraverso la quale ha accolto più di 32.000 bambini, adolescenti e giovani tra i quali più dell’85% non è tornato alle condizioni di partenza.

Uno dei segreti di questi risultati è il ricorso ad alti standard di competenza e professionalità tra i suoi lavoratori, atti ad evitare l’affidarsi all’improvvisazione e alle sole buone intenzioni. Cesare de Florio La Rocca aveva in mente, per usare le sue parole, di offrire “la migliore educazione per i più poveri”, non volendosi accontentare di un’offerta formativa puramente assistenziale e paternalistica. Sono i soggetti più vulnerabili e bisognosi, nati poveri di privilegi e ricchi di ingiustizie e privazioni, ad aver diritto e necessità di un intervento competente e qualificato capace di restituire loro dignità umana.

Da molti anni ormai Progetto Axé Italia ETS lavora anche nel contesto italiano con la finalità di attivare processi di contrasto alla povertà educativa attraverso l’approccio della Pedagogia del Desiderio. Questo lavoro viene portato avanti nella piena consapevolezza dell’importanza della sua esperienza trentennale – tanto a livello pratico quanto teorico – ma anche conscia di quanto le metodologie e le pratiche non si trasferiscano meccanicamente da un luogo all’altro ma si debbano reinventare conoscendo e ascoltando le specificità di ogni territorio e contesto.

 

 

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