Il Progetto Zenobia a Bologna: il racconto delle nostre operatrici

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Il progetto Zenobia è attivo già da due anni nella città di Bologna, tra sfide quotidiane e piccole soddisfazioni le nostre operatrici Alice e Perrine, ci raccontano qualcosa di più sul loro lavoro.  

In cosa consiste il lavoro di Zenobia a Bologna?  

La città di Bologna ha sempre prestato particolare attenzione verso la fascia d’età compresa tra 0-6 anni, ci sono tantissimi servizi per la primissima infanzia, tra cui nidi, scuole d’infanzia e ludoteche. In questa città il lavoro di Zenobia consiste prevalentemente nell’intercettare le famiglie che, per svariate ragioni, faticano ad accedere ai servizi presenti sul territorio, costruendo con e per loro un percorso che permetta un progressivo avvicinamento e una maggiore un’apertura verso queste realtà. Talvolta le famiglie non riescono a comprenderne a pieno il senso e l’importanza, o magari la frequenza è saltuaria. Altre volte ancora c’è una mancanza di consapevolezza circa l’importanza che il nido può avere per i bambini e per le bambine. In altri casi il problema risiede invece nel fatto che le madri non lavorano, non essendo consapevoli delle possibilità di crescita e di empowerment che questo offre, o ancora, per ragioni culturali, rimangono a casa con i bambini.  

Quali fattori hanno determinato la scelta di collocare lo spazio Zenobia in un quartiere piuttosto che in un altro?  

La scelta di dove posizionare lo spazio Zenobia è stata accurata, in particolare questo si trova nel quartiere Navile, che nasce come quartiere povero e periferico con una grossa influenza di famiglie straniere. In questo quartiere è stato fatto un lavoro sul tessuto importantissimo rispetto ad altri quartieri apparentemente più ricchi dove non è stato fatto nulla. Abbiamo scelto di posizionare Zenobia qui perché va a intercettare quelle famiglie che fanno fatica a trovare alternative anche se le hanno. Negli anni sono stati fatti tantissimi progetti per l’integrazione, per i bambini e per l’infanzia trasversalmente, a sostegno della genitorialità. 

Quali figure professionali sono presenti all’interno dello spazio Zenobia?  

Siamo un’equipe multidisciplinare e questa è stata una scelta precisa: tante professionalità che si spacciano non come “psicologa” o “pedagogista”, ma come “operatrice” volutamente. Quindi il genitore non conosce con il nostro ruolo esatto, ma ci conosce come Alice, Angela, Valentina e si approccia a noi in questo modo. I momenti formali sono davvero pochi, come la serata con la pedagogista o chiacchierata con la psicologa. 

Che tipo di attività vengono proposte?  

All’interno dello spazio tutto è curato nei minimi dettagli e frutto di attente riflessioni: si parte dal presupposto che bambini e bambine abbiano esigenze e bisogni diversi anche nel muoversi all’interno dello spazio e di fare esperienze con i materiali. Quelli naturali sono la base di tutto. Siamo partiti in uno spazio che già esisteva come spazio per l’infanzia del quartiere, che rispondeva a uno spazio tradizionale di ludoteche fatto di accumulo di giochi di società e materiali di plastica. Come primo lavoro abbiamo svolto un lavoro di sottrazione: tornare alla base, per ripartire con pochi ma mirati oggetti, dedicati ai più piccoli. Centri e zone di interesse specifici per la prima infanzia, abbiamo cercato di allestire degli spazi che possono avere diverse funzioni anche nell’approccio con i bambini, che siano piccole isole di esperienze. 

Quale approccio cercate di utilizzare con bambine e bambini che frequentano gli spazi?  

L’approccio che vogliamo portare avanti è la libertà del bambino di sperimentare come vuole. Prendiamo la stanza della sabbia, uno tra gli spazi più vissuti dai bambini e anche apprezzati dai genitori. L’unica regola è quella di non portare la sabbia e gli oggetti fuori dalla stanza della sabbia. È normale che la sabbia sia per terra e vogliamo fare sì che i bambini giochino come vogliono: proviamo ad accompagnare i genitori a osservare e apprezzare il gioco libero, senza dare sempre istruzioni. Ad esempio: il cucchiaio non per forza deve essere utilizzato per preparare la tazza di caffè ma può diventare molto altro. Il gioco è autonomo e deve seguire le inclinazioni del bambino, i genitori assistono, talvolta partecipano, ma non sono loro a guidare, soprattutto nella stanza della sabbia. 

Chi sono i principali beneficiari e beneficiarie delle attività?  

Sono due i principali beneficiari del lavoro dell’equipe, i bambini e le bambine e i genitori: il tema è proprio che il bambino ha il diritto di essere un bambino e di avere accanto a sé persone che riconoscano questo suo diritto e che lo facciano emergere (perché, se l’adulto non lo riconosce, il bambino non potrà mai esercitarlo).  Ha diritto alla bellezza, a luoghi adatti a lui e a conoscere molte realtà. Il tema che va di pari passo è il tema del genitore, che deve vedere e imparare a riconoscere le sue potenzialità. Molti, tuttavia, non ne sono in grado, e qui interveniamo noi, che a partire dall’immagine dei loro bambini e bambine, che cerchiamo di aiutarli a vedere all’interno dei nostri spazi, cerchiamo di dar loro gli strumenti necessari per farlo anche autonomamente, nella quotidianità.  

Qual è l’obiettivo rispetto ai genitori?  

Il ruolo delle operatrici all’interno del centro consiste anche nell’accompagnare il genitore a prendere consapevolezza riguardo al proprio bambino o alla propria bambina. I bambini non restano mai da soli. Tendenzialmente, quando vediamo che il genitore non è direttamente coinvolto nel gioco con il bambino, (es: bambino fa le costruzioni e la mamma si siede e prende il cellulare), ci sediamo accanto alla mamma per capire chi è il suo bambino, cosa sta facendo, quanti anni ha – cerchiamo di coinvolgerla nel discorso su suo figlio e di riportare l’attenzione sulla sua figura all’interno dello spazio di riferimento – per cercare di realizzare l’obiettivo effettivo di agevolare il gioco insieme al bambino e di ritrovare una dimensione in cui lo spazio diventa un momento in cui ci si dedica alla relazione genitore-figlio. 

Come si struttura il rapporto tra operatrici e genitori che frequentano lo spazio?  

Quando i genitori stanno qui nello spazio si aprono molto, è proprio da questi momenti che escono fuori i circle time migliori, riguardo temi legati alla maternità e alla crescita dei figli. Ci sono poi momenti in cui dovrebbero venire a chiederci un appuntamento, ed è difficile, chi lo fa sono quelle donne che hanno degli strumenti e delle consapevolezze diverse e quindi sanno che possono venire e chiedere all’esperto. I genitori hanno poi necessità e bisogno di trovare spazi in cui confrontarsi non soltanto con noi, che siamo operatori in questo ambito, ma anche con gli altri genitori che fanno parte di questo spazio. Soprattutto durante l’inverno, le mamme si mettono a fare delle forme di scambi e confronti. Si cerca di condividere delle esperienze per ridare valore a delle azioni, modificarle e adeguarle al proprio vissuto. 

Il Progetto Zenobia

Il progetto “Zenobia”, selezionato dà CON I BAMBINI nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, nasce per prevenire e contrastare la povertà educativa nei bambini e nelle bambine in fascia 0-6 anni, integrando funzione pedagogica e intervento sociale per avvicinare e favorire la partecipazione stabile delle famiglie al sistema dei servizi per la prima infanzia.  

All’interno del progetto abbiamo infatti scelto 4 territori dove intervenire realizzando questi spazi dedicati ai più piccoli: Cosenza, Piombino, Bologna e Cardito (Na).  

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