Zenobia: le famiglie del quartiere Navile di Bologna

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Quest’anno sono circa 400 i bambini e le bambine rimasti fuori dalle graduatorie dei nidi a Bologna, nonostante la regione Emilia-Romagna sia una di quelle che in Italia ha sempre dato molta importanza ai servizi per l’infanzia che riguardano la fascia 0-6. È qui che, nel quartiere Navile, nasce lo spazio Zenobia di Bologna, un luogo dove i bambini e le bambine con i loro genitori possono giocare e sperimentare nuove sensazioni.

Dalla stanza della sabbia, ai giochi di luci ed ombre, alla costruttività con materiali naturali, passando per i laboratori musicali e artistici, la psicomotricitàper arrivare fino allo spazio dedicato alla lettura.

Ma chi sono le famiglie che frequentano Zenobia?

Lo spazio Zenobia a Bologna nasce in un quartiere storico dove vivono diverse famiglie bolognesi e tantissime straniere. Un luogo multiculturale che negli anni ha visto il susseguirsi di progetti per favorire l’integrazione e il sostegno di bambini, bambine e genitori. Qui spesso lavoriamo con bambini e bambine che frequentano i servizi scolastici ma non fanno altre attività e vivono in questa sorta di povertà educativa: vanno a scuola, tornano a casa e non si affacciano a nessun’altra opportunità”: spiega Alice Casadio, pedagogista della cooperativa sociale Cadiai, capofila del progetto Zenobia che, in tutta Italia, conta 4 spazi.

E continua: “Le attività di Zenobia, oltre che nel vero e proprio spazio educativo, si svolgono anche nei parchi, nelle piazze e nei luoghi di prossimità, e per questo è molto più facile interfacciarsi con le famiglie: ci vedono, siamo lì, l’accesso è libero, gratuito, senza bisogno di iscrizioni. Immediato. Grazie a questa modalità di incontro più informale andiamo ad intercettare le famiglie che, di fatto, hanno bisogno di un supporto e di orientamento nell’avvicinamento ai servizi. Spesso in Italia non viene riconosciuta l’importanza che il nido può avere per la formazione dei più piccoli e non è raro che i bambini e le bambine vengano mandati al nido e alla scuola dell’infanzia saltuariamente. A volte manca consapevolezza, altre volte questo dipende dal fatto che le mamme non lavorano e restano a casa con i figli e le figlie”.

All’interno dello spazio, ad accogliere genitori, figli e figlie c’è un’equipe multidisciplinare formata da diverse professionalità – pedagogiste, psicologhe, counsellor, atelieristi, mediatrici familiari e culturali – che spesso si approcciano alle famiglie presentandosi solo per nome o con un generico “operatore o operatrice”.

È una scelta voluta che ci permette di conoscere i genitori senza che si sentano giudicati o sottoposti a verifiche – conclude Casadio – Quando i genitori stanno con noi nello spazio capita spesso che si confidino e condividano con noi le fatiche della genitorialità: per loro sono chiacchiere e sfoghi informali ma le nostre risposte sono invece risorse professionali che li possono aiutare a comprendere meglio le dinamiche in atto e trovare le soluzioni migliori per tutto il nucleo familiare”.

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